22 Dicembre 2025
Israele sta preparando una militarizzazione permanente a Gaza. Una notizia già annunciata, ma che è sempre più concretizzata nei fatti. Dal giorno della "tregua" mediata dagli Stati Uniti, Israele ha costruito 13 nuovi avamposti militari nella Striscia e ne ha ingranditi 48 già esistenti. Inoltre, Tel Aviv ha continuato la demolizione sistematica delle proprietà palestinesi a est della "Linea Gialla". Di fatto, Israele controlla ora circa il 50% dell'enclave, compresi territori che nel piano di pace non c'erano.
L’esercito israeliano starebbe gettando le basi per una militarizzazione permanente della Striscia di Gaza, nonostante il cessate il fuoco in vigore. A documentarlo sono nuove immagini satellitari analizzate da Forensic Architecture, centro di ricerca indipendente con sede a Londra, che mostrano una profonda e sistematica trasformazione del territorio palestinese sotto controllo militare israeliano.
Secondo il rapporto, Israele sta consolidando il controllo su circa il 50% della Striscia, attraverso la demolizione continua di infrastrutture civili e la costruzione di nuove postazioni militari. Dall’entrata in vigore della "tregua" del 10 ottobre, l’esercito ha realizzato almeno 13 nuovi avamposti all’interno di Gaza e ne mantiene complessivamente 48 a est della cosiddetta "Linea Gialla", il perimetro da cui le forze israeliane avrebbero dovuto ritirarsi in base agli accordi.
Le immagini satellitari mostrano un’espansione degli avamposti esistenti, il rafforzamento delle loro infrastrutture e la creazione di una rete di strade militari che collega le postazioni interne a basi, strade e insediamenti israeliani esterni alla Striscia. Un’integrazione logistica che, secondo gli analisti, indica una pianificazione di lungo periodo incompatibile con una presenza temporanea.
La distruzione del tessuto urbano non si è fermata con il cessate il fuoco: almeno 1500 edifici sono stati rasi al suolo negli ultimi due mesi. A Jabalia, nel nord di Gaza, un’area densamente popolata di tende per sfollati è stata demolita e sostituita da una strada militare e da un nuovo avamposto. Nel sud, a Khan Yunis, prosegue la costruzione di una nuova arteria che collega il corridoio militare di Magen Oz ad altre zone controllate da Israele, ridisegnando di fatto la geografia della Striscia.
Per Mouin Rabbani, analista ed ex funzionario Onu, Israele sta seguendo una strategia ben nota: “Creare basi sul terreno in modo incrementale e renderli permanenti quando la pressione internazionale si attenua”. L’obiettivo, secondo Rabbani, sarebbe quello di partizionare Gaza, rafforzare zone cuscinetto e facilitare, nel lungo periodo, lo spostamento forzato della popolazione palestinese.
Queste mosse avvengono mentre Israele ha già violato il cessate il fuoco di Gaza oltre 700 volte, causando quasi 400 morti in due mesi, e mentre espande la propria presenza militare anche in Siria e nel Libano meridionale. Un quadro che, secondo diversi analisti, segnala una tendenza strutturale verso occupazioni militari durature, più che temporanee.
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