12 Novembre 2025
Dopo più di vent’anni di assenza, l’esercito statunitense torna a Panama. Il Pentagono ha infatti riavviato un programma di addestramento nella giungla, riportando truppe regolari e marines nel corso intensivo di tre settimane conosciuto come “Green Hell”, "l’Inferno Verde”, per le condizioni estreme in cui si svolgeva durante l’epoca del Vietnam.
Il programma, ospitato presso la Base Aeronaval Cristóbal Colón – l’ex Fort Sherman – è stato riattivato all’inizio del 2025. Per ora coinvolge un numero limitato di militari, ma secondo fonti della Difesa americana è destinato ad ampliarsi nel corso del prossimo anno, fino a ospitare interi plotoni di una quarantina di soldati.
Un funzionario del Pentagono ha precisato che l’iniziativa "non sarebbe collegata a operazioni imminenti", comprese quelle in Venezuela, nonostante le tempistiche indichino altro. Il presidente americano Trump ha riottenuto la carica presidenziale promettendo di non coinvolgere il paese in ulteriori guerre - "I’m not going to start wars, I’m going to stop wars"- ma le sue intenzioni, accompagnate dai fatti, sembrano molto diverse.
La decisione di Washington di tornare a investire in addestramenti di guerra nella giungla è significativa. Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, l’interesse per l’America Latina è tornato centrale nella politica estera statunitense. Il presidente ha più volte dichiarato di voler “riprendere il controllo” del Canale di Panama e ha accusato il Venezuela di essere una via di transito per i traffici di droga diretti verso gli Stati Uniti. “Allenarsi in uno dei luoghi più duri del mondo significa creare una forza più letale ed efficace”, ha dichiarato un ufficiale del Pentagono, sottolineando come il terreno panamense rappresenti una palestra ideale per testare resistenza fisica e coordinazione tattica. L’ex funzionario del Dipartimento della Difesa Alex Plitsas, oggi analista del Atlantic Council, ha definito il progetto “parte di un più ampio rafforzamento dei legami di sicurezza con Panama”, e non un preludio ad azioni militari dirette nella regione. Tuttavia, ha riconosciuto che si tratta di “un chiaro segnale politico: Washington sta riaffermando la sua presenza nel continente”.
Durante la guerra del Vietnam, il Fort Sherman Jungle Warfare Center era considerato uno dei migliori centri al mondo per la preparazione dei militari statunitensi. I soldati si allenavano a sopravvivere in un ambiente estremo, tra vegetazione impenetrabile, fauna pericolosa e condizioni climatiche estenuanti. Dopo la chiusura del centro nel 1999, a seguito dell’accordo che restituì a Panama la sovranità sul Canale, gli Stati Uniti spostarono il focus verso la guerra al terrorismo in Medio Oriente, relegando l’addestramento nella giungla a strutture minori alle Hawaii e a Okinawa.
Oggi, con l’apertura del nuovo Combined Jungle Operations Training Course, Panama torna a essere un punto strategico. Nel programma pilota del 2025 hanno già partecipato 46 militari, tra cui marines, un soldato dell’esercito e membri delle forze panamensi – tra Aeronavale, Polizia nazionale e Guardia di frontiera.
Negli ultimi mesi, gli Stati Uniti hanno aumentato la propria presenza militare nella regione, dispiegando oltre 10.000 soldati e la portaerei USS Gerald R. Ford, la più grande del mondo. Un segnale che, secondo molti analisti, rappresenta una forma di pressione verso il presidente venezuelano Nicolás Maduro.
Per Steve Ganyard, colonnello dei Marines in congedo e analista per ABC News, la scelta di Panama risponde a un’esigenza logistica e strategica insieme: “La giungla dell’America Centrale offre difficoltà uniche, e Panama è molto più accessibile rispetto a Okinawa. Ma questo addestramento manda anche un messaggio: gli Stati Uniti sono tornati nel cortile di casa, e non intendono lasciarlo incustodito.”
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