20 Ottobre 2025
È stato arrestato ad Abu Dhabi il boss della mafia albanese Altin Sinomati, ritenuto il mandante dell’omicidio di Selavdi Shehaj, detto Passerotto, freddato nel 2020 a Torvaianica. Il suo nome era emerso tra le piste investigative seguite dopo l’attentato alla casa del giornalista Sigfrido Ranucci, poiché Shehaj aveva una delle sue basi operative proprio vicino all’abitazione del conduttore di Report.
Selavdi Shehaj aveva una delle sue basi operative non lontane dall’abitazione di Sigfrido Ranucci, dove è stato compiuto l’attentato giovedì scorso.
Le indagini, condotte congiuntamente dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, dalla Squadra Mobile della Questura di Roma e dallo Sco della Polizia di Stato, hanno consentito di acquisire “un granitico quadro di accusa sul conto di Sinomati – spiega una nota – per aver ordinato l’eliminazione di Shehaj a Raul Esteban Calderon (già condannato all’ergastolo per l’omicidio del capo ultras della Lazio, ‘Diabolik’, Fabrizio Piscitelli ndr), facendogli materialmente recapitare la somma contante di 150.000 euro quale compenso per l’avvenuta esecuzione”.
Per quel delitto sono già stati condannati in primo grado, dalla Corte d’Assise di Frosinone, alla pena dell’ergastolo Calderon, come esecutore materiale, e Giuseppe Molisso, in concorso. Sinomati, invece, è imputato in un altro procedimento penale perché ritenuto parte di uno dei principali canali di approvvigionamento di cocaina dell’organizzazione criminale attiva su Roma, diretta proprio da Molisso e da Leandro Bennato. La rete fu smantellata il 18 marzo 2025 dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma.
Durante l’operazione – successiva all’arresto di Calderon per l’omicidio di Shehaj – Sinomati era riuscito a sottrarsi alla cattura. Temendo di essere raggiunto da un mandato della Procura di Roma, aveva spostato la sua base negli Emirati Arabi Uniti, dove è stato infine individuato e arrestato dalla Polizia locale.
Un arresto che arriva in un momento cruciale, mentre gli inquirenti stanno ancora cercando di fare piena luce sull’attentato avvenuto nei giorni scorsi sotto la casa di Sigfrido Ranucci, volto storico di Report.
Il giornalista, intervenendo ad Agorà su Rai3, ha commentato: “Il segnale che è stato mandato è che sicuramente non c’era l’intento di uccidere, era un ordigno rudimentale, chi lo ha fatto sapeva come farlo, perché c’era un chilo di esplosivo dentro e infatti il botto è stato enorme e i danni notevoli. Però il segnale che viene dato è ‘Io so come ti muovi, so quali sono le tue abitudini e posso colpirti da un momento all’altro, a te e alla tua famiglia’. Io volo molto più basso penso che sia stato qualcuno della criminalità organizzata, non so se c’è un mandante esterno, non credo assolutamente come qualcuno ha scritto evocando contesti o collegamenti politici. La politica ha altri mezzi se vuole farti fuori, basta molto meno”.
E ha aggiunto: “Adesso aspettiamo e vediamo che cosa troveranno gli investigatori – aggiunge – Si sono concentrati sul materiale esecutore dell’ordigno e credo che sia la cosa più intelligente perché poi da lì puoi risalire”.
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