21 Maggio 2025
Anche l'Ue si sveglia su quanto sta accadendo a Gaza e dice sì a revisione di accordi di associazione con Israele. La revisione implica una valutazione del rispetto dei diritti umani e dei principi democratici da parte dello Stato ebraico, visto che questi costituiscono un "elemento essenziale" dell'intesa. La proposta di revisione è stata avanzata dai Paesi Bassi e sostenuta da 17 Stati membri, tra cui Francia, Spagna, Irlanda, Belgio e Svezia. Tuttavia, Italia e Germania hanno votato contro. Se la revisione dovesse concludersi con l’accertamento di violazioni gravi e persistenti dell’articolo 2, l’Ue potrebbe sospendere parzialmente o interamente l’accordo. La decisione, comunque, spetterà alla Commissione europea.
L'Ue comincia a battere un colpo dopo quasi due anni dall'inizio del genocidio a Gaza, e dice sì alla revisione degli accordi di associazione con Israele. Così l'alto rappresentante Ue Kaja Kallas al termine del consiglio Esteri-Difesa: "La situazione a Gaza è catastrofica. Gli aiuti devono arrivare subito senza ostruzioni. La pressione è necessaria per cambiare la situazione. C'è una forte maggioranza a condurre una revisione del rispetto dell'articolo 2 dell'accordo di associazione con Israele e ora la lanceremo".
Adesso la parola passa alla Commissione, dopo che due Paesi come Italia e Germania hanno deciso di votare contro, tenendo sostanzialmente la loro linea su Gaza. Il gruppo dei 27 non è riuscito a trovare l’unanimità sull’imposizione di sanzioni nei confronti dei coloni israeliani violenti. "Abbiamo avuto una discussione ma purtroppo sono state bloccate da uno Stato membro", ha detto Kallas. Lo Stato membro contrario potrebbe essere l’Ungheria.
In precedenza, il premier britannico Keith Starmer aveva bollato la guerra a Gaza come "del tutto sproporzionata", ribadendo che la comunità internazionale non può "permettere che la popolazione di Gaza muoia di fame", congelando un accordo di libero scambio post Brexit con Israele annunciando sanzioni alle frange più radicali dei coloni della Cisgiordania. "Se il governo britannico è disposto a danneggiare la propria economia, è una sua decisione", è stata la replica del Ministero degli Esteri israeliano.
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