30 Gennaio 2024
Le promesse del primo ministro francese Gabriel Attal non sono riuscite a placare la protesta degli agricoltori in Francia, che stanno marciando con i loro trattori anche sotto la Tour Eiffel. Nel mirino dei coltivatori ci sono le politiche agricole dell'UE, l'erosione dei redditi e l'aumento dei costi delle materie prime.
Attualmente, diversi cortei di trattori stanno bloccando le autostrade dirette a Parigi e altri nodi stradali di grande traffico nel Paese. La mobilitazione, protrattasi per nove giorni, mira a mettere "sotto assedio" la capitale francese nella lotta con l'esecutivo su diverse rivendicazioni giudicate cruciali dagli operatori del settore. Gli agricoltori francesi denunciano una significativa diminuzione del reddito, attribuita all'incremento dei prezzi dei fertilizzanti, dell'energia e di altri fattori di produzione. Secondo i manifestanti, la crisi sta rendendo l'attività agricola insostenibile per molti piccoli coltivatori.
Tra le richieste formulate, figura anche lo snellimento della burocrazia che regola il settore, massicciamente sovvenzionato ma penalizzato dalle importazioni alimentari provenienti da Paesi in cui i produttori agricoli affrontano costi più contenuti e minori vincoli. "Non intendiamo rovinare la vita dei francesi", afferma Arnaud Rousseau, presidente del sindacato agricolo Fnsea e uno dei leader delle proteste. "Il nostro obiettivo è esercitare pressione sul governo affinché trovi rapidamente soluzioni per uscire dalla crisi".
In risposta alle proteste, il governo ha annunciato il dispiegamento di 15.000 agenti di polizia, prevalentemente nella regione di Parigi, al fine di prevenire eventuali tentativi dei manifestanti di accedere alla capitale e di proteggere gli aeroporti e l'hub delle forniture alimentari, il mercato di Rungis.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia