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Guerra in Ucraina, i russi si ritirano da Kherson: l'annuncio di Shoigu - VIDEO

La posizione russa a ovest del Dnipro era fragile da settimane, oggi iniziano le operazioni di ritiro. Distrutti i ponti per rallentare l'avanzata ucraina

09 Novembre 2022

Dopo una campagna di quasi cinque mesi, gli ucraini potrebbero essere a un passo dalla riconquista della città di Kherson. Unico capoluogo regionale ucraino occupato dai russi nella campagna del 2022 (caduto quasi immediatamente nei primi giorni di guerra), era stata a lungo oggetto di contrattacchi ucraini, e di una feroce campagna di bombardamenti che l'aveva resa un vero e proprio inferno logistico. Gli esperti ventilavano l'ipotesi già da settimane, ma il ministro della difesa Shoigu conferma: "Procedete con il ritiro sulla riva est del Dnipro e prendete qualsiasi misura necessaria a garantire il trasferimento sicuro di uomini e mezzi"

La ritirata russa: "Kherson impossibile da rifornire, per noi le vite dei militari russi sono una priorità"

Kherson: una città di meno di trecentomila anime divenuta forse l'obiettivo simbolico più importante della guerra. Per gli ucraini, la riconquista è una priorità: è l'unico capoluogo di oblast (regione) che i russi sono riusciti a conquistare nel corso della cosiddetta operazione speciale. Per i russi, allo stesso modo, è stata la conquista più prestigiosa, da difendere a ogni costo.

Tuttavia, la situazione geografica di Kherson non favorisce Mosca. La città si trova a Ovest del Dnipro, fiume grande circa come il Mississippi che delimita il cosiddetto Donbass, che rende rifornire la guarnigione della città una vera impresa. Soprattutto da quando gli ucraini martoriano con ogni mezzo le rotte di rifornimento: ferrovie, ponti, autostrade e battelli sono stati bersagliati sistematicamente dai lanciarazzi HIMARS in dotazione agli ucraini, rendendo la città pressoché isolata. Il generale russo Suronikov conferma: "Kherson impossibile da rifornire"

Fino ad ora, gli sforzi controffensivi ucraini ottenuto risultati parziali: nonostante il vantaggio strategico (chiaramente favorevole a Kiev), il Cremlino ha dispiegato nell'area tra i 20 e i 40mila soldati, tra cui le migliori brigate rimaste in dotazione all'esercito russo, come i VDV (paracadutisti) e gli Spetznatz. Dunque, avanzate molto lente e pagate con parecchio sangue.

Il ministro della difesa Shoigu deve avere deciso che lo sforzo nel difendere Kherson non pagava, cosa che in realtà molti analisti affermavano già da tempo. I russi sembravano intenzionati a difendere la città soprattutto per la sua importanza simbolica, più che per un autentico vantaggio militare. Da qui, il sorprendente ordine di ritirata: una operazione titanica che coinvolgerà un numero altissimo di soldati. L'elevato numero di fortificazioni campi minati darà probabilmente ai russi il tempo di ritirarsi in pace: ma certamente è un brutto sintomo il fatto che i rinforzi generati dalla mobilitazione parziale (80.000 coscritti) non siano stati sufficienti a salvare la situazione.

Intanto, Kiev morde i calcagni all'orso in ritirata: hanno già occupato Snihurivka e si apprestano, probabilmente, a catturare più nemici ed equipaggiamento possibile. Un enorme successo di immagine per Kiev, ma che si tradurrà in una situazione sul campo ancora più difficile: infatti i 20-40mila del "Gruppo Kherson" saranno ora rischierati nel Donbass, e non più inchiodati inutilmente nella posizione passiva di Kherson. 

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