01 Agosto 2022
Sergio Romano, diplomatico, storico e pubblicista italiano, parla all'Ispi, l'Istituto per gli studi di politica internazionale del ruolo della Nato nella guerra tra Russia e Ucraina:
"E' finita la guerra fredda e gli Stati Uniti hanno avuto l'impressione di averla vinta. Anzi si sono convinti di averla vinta, e il vincitore ha sempre la percezione di avere più diritti di quanti ne abbia lo sconfitto. E allora cosa è accaduto? E' accaduto che dopo qualche tentativo di dialogo all'epoca del vecchio Bush, soprattutto il primo, ma anche durante il secondo con il vertice di Pratica di Mare nel 2002 se non sbaglio, il dialogo con la Russia lo avevano tentato. Poi ad un certo punto ha prevalso, nell'élite politica e diplomatica militare degli Stati Uniti, la convinzione che c'era un mondo che si era liberato della Russia, ciascuno di quei Paesi ex-satelliti aveva bisogno di essere aiutato per sviluppare la propria economia, per sviluppare il proprio Stato, per modernizzarlo e allora si sono detti "aiutiamoli e inseriamoli nel quadro di un'alleanza", che è egemonizzata dagli Usa, la Nato.
Allora hanno accolto uno dopo l'altro tutti i Paesi fino alle vecchie frontiere dell'Unione Sovietica, sono andati oltre le frontiere di questa, con i paesi del Baltico e se ci fossero riusciti nel 2008 avrebbero fatto lo stesso con la Georgia e l'Ucraina. Ora la Nato è considerata un'alleanza. Certo lo è ma è sui generis, non come quelle del passato. Le alleanza ottocentesche erano promesse reciproche: ci aiuteremo se abbiamo lo stesso nemico e soprattutto diamoci una mano anche in altre cose. La Nato è un'alleanza politica e militare in cui esiste un esercito permanente integrato, esiste un comando militare che lavora h24 con un comandante supremo che è in realtà un capo di stato maggiore, di tutti i Paesi che ne fanno parte, ma è sempre americano. Questo capo di stato maggiore fa esattamente quello che fanno tutti quelli che stanno al suo livello: preparano alla prossima guerra. Per farlo bisogna innanzitutto sapere con chi farla. E allora bisogna che ci sia il nemico, e guarda caso l'establishment militare americano non rinuncia a quel nemico. Non ha intenzione di rinunciarci. Allora si mette nei panni di un Paese che vede avanzare verso le proprie frontiere un'alleanza politica militare il cui scopo è preparare alla guerra.
Perché dovremmo continuare a dire che la Nato è un'organizzazione pacifica in cui si studia il mondo, si fanno studi, non mi sembra che si possa dire. Mi sembra anche ipocrita cercare di farlo credere. E io capisco le reazioni della Russia, perché probabilmente se fossi al loro posto avrei esattamente le stesse reazioni. Quando si negoziò la riunificazione della Germania, Gorbaciov e l'allora presidente degli usa, che era ancora Reagan in quella fase, poi divenne Bush, fu chiesto il parere dell'Unione Sovietica e lui disse "sì fatelo pure però impegnatevi a non creare basi militari della Nato nella Germania orientale.
In altre parole voleva un confine militare tra le due germanie anche dopo l'unificazione. E che cosa hanno fatto? Ne hanno tenuto conto dell'impegno solo verbale? Lo stesso ambasciatore Usa ne parla nelle sue memorie. Ma tutti dicono "volevamo stabilizzare la regione", bravi, l'avete destabilizzata, non stabilizzata. A questo punto non sono sorpreso dalle reazioni della Russia e questo mi da fastidio perché perché conosco il Paese e so che ha uno straordinario bisogno di modernizzazione. E' un Paese con potenzialità economiche che non sono mai state veramente sfruttate perché hanno sempre prevalso altri concetti, altre ideologie. Insomma, è un Paese che può e deve modernizzarsi. Questo non si può fare senza l'aiuto dell'Occidente perché le tecnologie, le ideologie della modernità vendono tutte dall'Occidente. Sa di averne bisogno, agli inizi della sua prima presidenza, Putin era chiaramente un modernizzatore. Ad un certo punto ha smesso di esserlo. Da sola non può farlo. E io non conosco altri due blocchi economici che abbiano una tale complementarietà. La Russia è ricca di materie prime, non solo di petrolio, di cui noi possiamo fare buon uso, ma ha bisogno di tecnologie e progetti di modernità, e questo non accade.
Non solo non accade, ma la sanzioniamo e così facendo finiamo per punire le industrie europee che esportano con la Russia e che hanno con la Russia un rapporto economico positivo. Quindi è veramente come pestarci tutti e due i piedi contemporaneamente. Non mi sembra giusto".
Di Sergio Romano
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