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Donato (curatrice): "Le architetture delle case che noi viviamo ci rispecchiano, noi apparteniamo a loro e loro appartengono a noi"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Benedetta Donato, curatrice della mostra a Gallerie d'Italia Napoli dedicata al progetto fotografico "Due cuori e una capanna" di Daniele Ratti

11 Giugno 2025

Il Giornale d'Italia ha intervistato Benedetta Donato, curatrice della mostra a Gallerie d'Italia Napoli dedicata al progetto fotografico "Due cuori e una capanna" di Daniele Ratti.

L'esposizione, che potrà essere visitata dal 12 giugno al 14 settembre 2025, si compone di una selezione di 42 fotografie, per un viaggio intimo e suggestivo tra architetture straordinarie e storie d’amore custodite nei luoghi in cui sono nate e cresciute. Dimore celebri e angoli nascosti si fanno scenario e testimone di relazioni profonde, che la fotografia rende vive e tangibili, in un delicato equilibrio tra spazio abitato e vissuto emotivo.

Le due anime dell'artista

"C'era questa volontà in qualche modo di unire quelle che sono le due anime dell'artista Daniele Ratti, architetto di formazione e fotografo per scelta, quasi una scelta romantica, a mio avviso.

Ratti ha deciso di unire queste sue peculiarità, questi suoi interessi e ha voluto andare oltre la parte progettuale dell'architettura o, meglio, sottolineare come le architetture delle case che noi viviamo in qualche modo ci rispecchiano: noi apparteniamo a loro e loro appartengono a noi, fanno parte della nostra storia.

Di queste fotografie noi ne abbiamo scelte 42. Il lavoro chiaramente si compone di una selezione molto più ampia".

Case e storie

"Abbiamo voluto dare risalto a quelle case e a quelle storie, dal nostro punto di vista, più significativi quindi attingendo dal mondo della letteratura - pensiamo alla casa di José Saramago - attingendo dall'architettura - abbiamo appunto alle mie spalle casa Miralles Tagliabue, duo di architetti internazionali importantissimi - e ancora Cortàzar e Mimmo Iodice, fotografo fra l'altro napoletano riconosciuto a livello internazionale.

Attraverso ognuna di queste testimonianze, in alcuni casi proprio rilasciata dai diretti interessati, in altri casi solamente dalle abitazioni che potevano parlare per loro, si è tentato di creare questo racconto, questo raccordo. In qualche modo anche gli oggetti, le mura possono realmente parlare di chi le vive e di chi le abita".

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