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Senaldi (The Prism): "Urban Project vuole trasmettere il profondo messaggio di consapevolezza interiore di The Prism"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Marco Senaldi, curatore di The Prism: "Stefano Simontacchi, in arte The Prism, si colloca nella dimensione del tutto originale dello spiritualismo"

16 Novembre 2024

Marco Senaldi, curatore di The Prism, in occasione dell'inaugurazione di Urban Project a Milano è stato intervistato da Il Giornale d'Italia.

Siamo qui all'inaugurazione del progetto Urban Project. Come è nata la collaborazione con The Prism?

"La collaborazione con The Prism è nata circa un anno fa, quando ho conosciuto Stefano Simontacchi che stava affrontando Project Revelation che è stata la sua prima uscita pubblica come artista, però anche come personaggio del tutto particolare perché come avete capito è un artista che si colloca davvero in una dimensione del tutto originale, che è questa dimensione dello spiritualismo. Poi parlando con lui io mi sono reso conto di una cosa a cui non avevo mai pensato come curatore, come teorico dell'arte, ossia che in realtà gran parte dell'arte del Novecento, e facciamo pure grandi nomi come Beuys, come James Byars, lo stesso Warhol che tutti si dimenticano che è un fervente cattolico, ha sempre avuto un enorme dimensione spirituale."

Quali sono state le principali sfide per realizzare questo progetto?

"Questo progetto in particolare, cioè l'Urban Project che stasera noi possiamo ammirare nella stupenda Piazza San Fedele, alle spalle del magnifico Alessandro Manzoni, è una sfida in sé perché all'estero c'è più l'abitudine di affidare grandi LED Wall pubblicitari, per esempio nel caso di Times Square a New York, ad artisti, in Italia la cosa molto più rara. Quindi la sfida consiste un po' nel far passare il vero messaggio di The Prism, che non è solo un messaggio puramente estetico, ma un profondo messaggio di consapevolezza interiore, che tutti virtualmente i passanti, tutti i milanesi, tutte le persone passeranno di qui nei prossimi giorni hanno la possibilità di affrontare, un momento di meditazione, un momento di pausa nella vita frenetica delle nostre città, delle nostre megalopoli urbane."

Lei è stato anche curatore della Mostra di Brescia. Cosa può dirci a riguardo e quali sono i feedback?

"Inoltre abbiamo anche affrontato quest'altra sfida. Devo dire che è una sfida dietro l'altra perché a maggio eravamo a New York al Consolato d'Italia, a fine ottobre c'è stata questa mostra al MO.CA di Brescia, in questo palazzo Martinengo Colleoni, un palazzo bellissimo sta in centro alla città che l'anno scorso tra l'altro era capitale della cultura, quindi adesso è una città in cui la cultura ha un enorme rispetto e sempre più importanza. Lì il contesto è completamente diverso, abbiamo giocato a contrasti, per cui queste sale affrescate settecentesche, devo dire ammirevoli, del palazzo si sono prestate come una quinta meravigliosa per le opere astratte e fortemente ipnotiche di The Prism, alcune le vediamo anche qui, sono luminose, sono lightbox e quindi sono opere che praticamente colpiscono l'occhio, ma in un certo senso reagiscono su questo sfondo che invece richiama la memoria. È stato un momento bellissimo, la mostra è piaciuta tantissimo, ha sorpreso la città. Rimarrà aperta fino al 20 novembre e già abbiamo avuto dei riscontri estremamente positivi. È piaciuta veramente."

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