31 Dicembre 2025
Milano, 31 dic. (askanews) - La vita digitale sta diventando una forma di ipnosi collettiva e dai social media, nati come strumento di valorizzazione delle persone, oggi passano spesso messaggi manipolatori e tossici, orientati a obiettivi politici ed economici. Il giornalista Federico Mello ha scritto un libro per denunciare questa situazione, ormai sempre più sotto gli occhi di tutti: "Arretriamo nel futuro", pubblicato da Edizioni Bit, che tratta della drammatica "merdificazione" dei media. Ma cosa significa questo termine?
"Indica un concetto ben preciso - ha spiegato Mello ad askanews - che riguarda soprattutto le piattaforme digitali. Inizialmente offrono un servizio interessante, utile, un servizio che mette l'utente al centro. Poi a mano a mano, una volta che hanno conquistato quasi il monopolio, come è successo a molte piattaforme, ecco che pian piano peggiorano il servizio fino a che l'utente e l'interesse dell'utente arriva totalmente in secondo piano. Il nesso da capire è che la dinamica della merdificazione avviene in un periodo in cui fondamentalmente non c'è concorrenza".
Tra influencer che trasformano la vita in uno spot e algoritmi che decidono della nostra esistenza e diffondono ansia e paura, sempre di più le piattaforme digitali sono agenti di un capitalismo estremo che travolge le persone stesse che le alimentano. "Il problema delle piattaforme - ha aggiunto il giornalista - è esattamente il loro modello di business, che non è solo orientato al profitto, ci può stare il profitto. Il problema è quando un campo della vita sociale così strategico come quello dell'editoria, quello dell'informazione, quello della comunicazione tra persone è finalizzato unicamente al profitto, cioè al profitto viene sottomessa qualsiasi altra valutazione".
Mello cita Mark Fisher, Umberto Eco, Gilles Deleuze, Michael Hardt e parla di grandi illusioni, di incantesimi di Zuckerberg, della "tiktokizzazione di tutto": uno scenario lucido e drammatico. "Il 92 % dei video che vediamo su Instagram - ha detto ancora l'autore - provengono da profili che noi non seguiamo, quindi è totalmente l'algoritmo a decidere cosa vediamo e cosa no. Ci bombardano di contenuti tossici che possono catturare la nostra attenzione, compulsivi, perché su quelli poi fatturano più pubblicità o perseguono i loro fini politici e propagandistici. Ecco, è un grandissimo problema contemporaneo".
L'imporsi dell'intelligenza artificiale appare, in questo scenario, uno strumento potenzialmente in grado di replicare all'infinito la dinamica del controllo. Ma il libro propone anche una possibile via, in un certo senso da una prospettiva gramsciana, per vedere una luce in tutto questo buio. L'orizzonte - ha concluso Federico Mello - è ragionare sul lungo periodo su una prospettiva di media con finalità pubbliche, un'idea di servizio pubblico e non private e manipolativi come sono adesso".
E anche se oggi l'alternativa appare impossibile, l'obiettivo è lavorare per creare dei modelli diversi, che possano rendersi disponibili quando la dinamica del potere che oggi domina la Rete (e quindi il mondo) entrerà in crisi.
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