24 Novembre 2025
Una mostra a Brescia, nel cortile del Centro per le Nuove Culture, ha lasciato a bocca aperta l'intera città. Un mare di strisce bianche di tessuto, ben 20 mila, sono apparse nel giardino, ognuna riportante un nome di un bambino ucciso a Gaza durante il genocidio portato avanti da Israele.
Ventimila strisce bianche di tessuto, ventimila nomi. Farah, Noura, Hamed, Yousef: nomi che appartenevano a bambini e bambine di Gaza che non ci sono più. A ricordarli è l’installazione “Un nome un bambino, un nome una bambina”, allestita a Brescia nel cortile del Mo.Ca – Centro per le Nuove Culture. L’opera, colpisce al primo sguardo: un mare bianco che restituisce visibilità a chi, nei numeri della guerra, rischia di scomparire.
Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite operante nella Striscia, in 24 mesi di bombardamenti israeliani 64 mila bambini sono stati uccisi o mutilati, inclusi almeno 1000 neonati. Ventimila sono i minori uccisi, uno ogni ora. La mostra nasce dalla volontà di educatrici ed educatori dei nidi e delle scuole d’infanzia di Brescia e provincia, che per settimane hanno coinvolto famiglie, docenti, cittadinanza. Su ogni striscia è stato scritto il nome e l’età di una piccola vittima: 500 metri quadri di tessuto appesi come un grande memoriale civile.
All’iniziativa hanno aderito 39 servizi per l’infanzia pubblici e privati, sostenuti dal collettivo “La scuola per la Palestina”. "Ogni giorno ci prendiamo cura dei diritti dei bambini", hanno spiegato gli educatori, "e con questa installazione vogliamo prenderci cura anche del ricordo di chi non c’è più". Ogni striscia diventa così un atto di resistenza alla disumanizzazione del genocidio.
La mostra, aperta l’11 novembre, ha chiuso domenica 23, contestualmente a una Marcia per la Pace da Largo Formentone, gli interventi di due madri palestinesi e di operatori umanitari, momenti musicali e spazi dedicati al gioco e ai disegni dei bambini di Gaza.
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