10 Novembre 2020
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri su eventuali ulteriori misure per l'emergenza Covid-19 - Fonte: LaPresse
Continuano le polemiche sull’operato del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e sul lockdown in vigore in alcune regioni italiane da settimana scorsa. Un documento, datato 29 marzo e inviato al Premier e al Ministro della Salute Speranza da parte di un gruppo di ricercatori, proponeva un sistema di contenimento del virus, che avrebbe evitato le misure messe in atto nelle ultime settimane.
Secondo quanto si evince dal documento, come riporta il Giornale.it, il piano sarebbe molto più efficace del lockdown. Si chiama Case Finding and Mobile Tracing, e si basa, sostanzialmente, sui modelli utilizzati in Asia da Cina, Singapore, Corea del Sud e Taiwan. Il modello avrebbe permesso di arrestare il diffondersi dell’epidemia in 20 giorni, focalizzandosi su test rapidi a tappeto e l’utilizzo di avanzate tecnologie in grado di tracciare le reti di contatti dei positivi. Il sistema avrebbe dovuto servirsi dei cellulari, individuando dunque i soggetti con cui si era venuti a contatto.
Il documento è stato pubblicato in esclusiva da Lettera150, un think tank che riunisce 250 studiosi, di diverse discipline, tra cui si annoverano Antonio Bianconi, Augusto Marcelli, Gaetano Campi, Andrea Perali, Giampietro Ravagnan e Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell'università di Padova.
Lo stesso Crisanti è considerato l’ideatore del piano utilizzato dalla Regione Veneto nel corso della prima ondata della pandemia, un sistema che balzò agli onori della cronaca per la sua efficacia. Proprio per questo motivo, Crisanti era stato poi contattato da Conte per ideare un sistema in grado di prevenire la diffusione del contagio, in modo da evitare l’arrivo di un secondo round. Crisanti aveva proposto che si aumentassero gli sforzi in modo da arrivare a realizzare 400mila tamponi al giorno, cifra ritenuta in grado di annullare il ritorno dei numeri a cui siamo oggi siamo costretti ad assistere. Come temuto, il piano Crisanti è rimasto nel cassetto, e quando il virus è tornato a mordere, l’Italia è stata di fatto colta nuovamente di sorpresa.
Si parla già di come le misure implementate con l’ultimo Dpcm siano insufficienti, e che a breve potremmo essere costretti ad assistere a un lockdown su scala nazionale. Il sistema di tracciamento è saltato e le terapie intensive si stanno dimostrando ancora insufficienti. L'approccio italiano, quello del lockdown stop and go, aveva già mostrato i suoi limiti in primavera. "In Italia a 28 giorni dall’inizio ancora non appare ancora la fase di arresto e sembra lontano il giorno in cui si saranno zero nuovi contagi", scrivevano il 29 marzo i firmatari del documento. Come sottolineato da Crisanti, "le misure di contenimento sono inutili senza un piano organico per dotare l'Italia di un sistema che mantenga basso il numero dei contagi". E la chiave, superata la soglia dei 10-12mila casi in cui la tracciabilità è ancora possibile, resta l'isolamento rigido dei contagiati.
Rimane il fatto che, in questa fase della pandemia, il sistema del tracciamento salta, dal momento che i test a tappeto non si riescono più a fare in maniera efficace. A questo punto, l’unica possibilità è quella di ridurre i contagiati dai contesti familiari, essendo proprio le famiglie il luogo in cui si diffonde per eccellenza il contagio.
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