19 Luglio 2020
L’osservazione delle scelte di politica economica e le dichiarazioni di vari esponenti del governo, o di esponenti dei partiti che sostengono il governo, prospettano un futuro populista e “venezuelano” con un marcato senso di sfiducia nel mercato, nelle imprese e nell’iniziativa dei privati.
Alla base di tutto c’è una colossale inversione del rapporto tra stato, partiti politici e cittadini che rappresenta da sempre il “terzo segreto di Fatima” della politica italiana.
Lo stato è in realtà la collettività dei cittadini che regola i rapporti tra le persone attraverso le leggi, garantisce l’ordine pubblico e il rispetto delle leggi e opera una funzione redistributiva della ricchezza attraverso la tassazione garantendo servizi essenziali come la sanità e l’istruzione.
Questa funzione viene esercitata attraverso una rappresentanza politica definita dalla costituzione che attraverso l’elezione definisce i rappresentanti della popolazione delegati alla difesa di queste funzioni essenziali.
Si presuppone che questi rappresentanti agiscano nell’interesse di chi li ha votati, ma così in Italia non è da molti anni. Appena eletti i rappresentanti del popolo esprimono primariamente l’interesse a essere rieletti o a mantenere Il loro potere personale, cercando consenso di breve e manipolando il potere legislativo ed economico di cui dispongono per l’esclusivo interesse della loro parte politica e personale.
Il rapporto tra cittadini ed eletti diventa quindi una specie di voto di scambio con conseguenze drammatiche sul futuro della nostra comunità.
IL VOTO 2018 E LE SUE IMPLICAZIONI
In Italia da molto tempo ormai c’è una assoluta inversione dei fini e dei mezzi di questo rapporto. I partiti politici si interpongono tra lo stato e i cittadini e utilizzano per i loro propri fini elettorali le risorse dello stato, pur nella evidenza che tali risorse non sono dei partiti ma dello stato e dei cittadini. Ovviamente la “scusa” è che lo fanno per il bene della popolazione che li ha eletti ma l’evidenza è assolutamente opposta. Il voto 2018 che ha premiato 5 Stelle e Lega, entrambi populisti e privi di competenze specifiche, per poi confluire in un governo che esprime oltre ai 5 Stelle la parte statalista e anti impresa del PD, ha già evidenziato questa inversione e porterà conseguenze molto pesanti sul futuro del paese. Purtroppo, il peggiore voto e il peggiore parlamento, nel peggiore momento (Covid) della nostra storia.
Alcuni esempi
Questi esempi alla fine riconducono sempre a una visione univoca del mondo o meglio a un’ideologia. La convinzione di essere i migliori (legittima ci mancherebbe) rende quasi necessaria la ricerca del consenso per affermare la propria visione del mondo, anche se questa ricerca del consenso fosse costosa per chi sostiene lo stato, cioè i cittadini contribuenti. C’è quasi una giustificazione etica nel distruggere risorse pubbliche.
Ugualmente manca completamente la consapevolezza che l’intera macchina dello stato dipende dalle tasse versate dai privati, e che in periodi difficili e complessi come questo la difesa della base imponibile, e cioè la capacità dei privati di creare ricchezza, è fondamentale per la sopravvivenza stessa dello stato
Infine, esiste un evidente e pesantissimo bias anti impresa e anti privato. Per vasti strati della politica oggi le imprese e i privati sono nemici, evasori fiscali a prescindere, come se si volessero sottrarre al principio di sottomissione al superiore interesse pubblico, rappresentato dal… partito. Quindi vanno puniti, controllati, sospettati. Non invece aiutati, incentivati e liberati. La capacità di selezione dei rischi e la distruzione creativa tipica del capitalismo di mercato è punita. Meglio non prendere rischi di sorta e scaricare l’onere del declino inesorabile che ne segue sui … futuri contribuenti che come noto non votano. Chiederci perché da noi non esiste venture capital o innovazione è pleonastico. Perché mai dovrei rischiare, se esiste un’altra possibilità e cioè accodarsi alle mille provvidenza delle “stato” e gestire monopoli a basso rischio? La consapevolezza che la vita stessa dello stato dipende dalle tasse versate dai privati produttivi viene accuratamente nascosta. Per riferimento il 40% dell’IRPEF versata dal 5% dei contribuenti e dal 1,5% della popolazione italiana. L’azione del governo è cercare di scoraggiare in tutti i modi questi contribuenti a produrre ricchezza e base imponibile.
La prima repubblica aveva come modus operandi l’intermediazione anche economica delle risorse statali ed è stata spazzata via con azione giudiziaria. La seconda invece prosegue nello stesso canovaccio senza tangenti (o con meno tangenti) di certo, ma perpetuando la stessa logica di conservazione del potere attraverso intermediazione del denaro dei contribuenti, indipendentemente dalle implicazioni sul futuro del paese.
IL FUTURO CHE VERRA’
Il futuro che verrà sarà inesorabilmente diverso e, ahimè, potrà prendere anche derive quasi estreme viste le premesse. Il Covid ha aumentato del 40% circa il rapporto debito/Pil che arriverà al 170%. Quindi quale che sia l’esito dei negoziati sul recovery fund, l’Italia dal 2021 non avrà più possibilità di indebitarsi liberamente. Dovrà sottostare a pesanti condizionalità e dal mio punto di vista è bene che sia cosi, per interrompere il ciclo indebitamento per comprare il consenso che ho descritto sopra. Chiunque conosca i mercati sa benissimo che la pretesa di non avere condizionalità con la moneta comune (che è imprescindibile) e con un siffatto debito è pura demagogia populista. La Germania, e probabilmente anche gli USA, hanno deciso che vogliono salvare l’Italia, per convenienza e per motivi geopolitici. Quindi sosterranno il nostro debito, ma non sosterranno ad evidenza lo scambio scellerato tra debito e potere dei partiti. Da qui la condizionalità.
Tra l’altro nel 2021, che finora ha sostenuto con acquisti molto ampi le nostre emissioni di debito, inizierà ad applicare di nuovo la Capital key vale a dire l’acquisto di debito italiano solo in proporzione alla quota italiana (17%). Ciò significa che gli acquisti fatti nel 2020 impediranno azioni massive nel 2021 sul debito italiano con evidenti e immediate conseguenze sullo spread.
Qualsiasi partito che si illude che ciò non accada sbaglia e i prossimi 12-18 mesi saranno facile dimostrazione. Spero che la dimostrazione non avvenga con l’ennesima crisi dello spread. Ma temo invece che sarà così. Coma paese non abbiamo molta capacità di affrontare in tempo i problemi, gestiamo piuttosto la crisi. In ogni caso una delle due affermazioni deve essere vera. O il governo (quello di oggi o quello di domani) inizia seriamente a riformare l’economia, la giustizia e ridurre la spesa improduttiva e a perseguire una politica di crescita e sviluppo quasi forzato, oppure la crisi di debito arriverà. Tertium non datur. Se i partiti non lo capiscono saranno spazzati via tanto quanto è successo ai partiti della prima repubblica. Sembrano peraltro non capirlo per nulla, ed è facile prevedere un ridimensionamento a 1/3 circa rispetto al 2018 dei 5 Stelle e quindi la sostanziale irrilevanza.
Quanto al PD l’esito dipende da quale PD avremo. Orlando/Bettini/Franceschini a cui si aggiunge il nuovo responsabile economia Felice, oppure all’opposto Gori/Nannicini/Bonaccini. La questione di quale PD è irrisolta da 10 anni e il fenomeno Renzi (al di là degli errori commessi) dimostra come il PD strutturalmente non abbandoni posizioni stataliste.
Lega e Fratelli d’Italia avranno facile gioco nell’evidenziare errori e incongruenze evidenti. Ma non portano avanti politiche riformiste e pro sviluppo di alcun tipo.
Si aprirà uno spazio politico molto ampio che potrà essere occupato o da Lega e Fratelli d’Italia o da un nuovo partito/movimento europeista, riformista, a favore dello sviluppo e delle imprese e con un chiaro obiettivo di combattere evasione fiscale. Non si vede ad oggi questo spazio, anche se è mia convinzione che dopo il fallimento del voto 2018 una larga parte dell’elettorato percepisca in modo chiaro la necessità di trovare competenza e visione e non solo populismo contro un finto nemico (l’Europa, gli immigrati, le imprese, le banche, la casta...) in un contesto assai problematico come quello in cui ci troviamo.
Voglio pensare che il voto 2018 sia stata una protesta, e che dopo 3 o 4 anni di esperienza ci si renda conto che bisogna governare nell’interesse dei cittadini e che la protesta… non ha pagato, anzi è stata molto costosa.
Un primo e importantissimo test sarà il referendum sulla riduzione dei parlamentari promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi. La legge fortemente voluta dai 5 Stelle è l’ennesimo esempio di populismo a danno dei cittadini e a difesa dei privilegi dei 5 Stelle stessi. Se la riduzione dei parlamentari passasse e non fosse invece respinta dal voto NO, sarebbe praticamente impossibile votare prima del semestre bianco per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica a gennaio 2022, perpetuando per altri 18 mesi questo parlamento con cospicua rappresentanza dei 5 Stelle, visto che è a tutti chiaro che nel prossimo parlamento i 5 Stelle in parlamento saranno un quarto o anche meno rispetto a oggi. Ma al di là delle motivazioni contingenti di parte, la riduzione dei parlamentari spacciata per un risparmio (risibile e quasi irrilevante sul bilancio dello stato) porta enormi problemi in termini di rappresentanza territoriale e allontana ulteriormente il rapporto cittadino parlamentare perpetuando i problemi sopra descritti. Nel populismo generale solo la fondazione Einaudi ha avuto il merito e il coraggio di chiedere il referendum, che oggi nessun partito appoggia. I sondaggi parlano di una cospicua maggioranza contro il referendum e a favore della riduzione dei parlamentari. In realtà votare NO al referendum e non confermare la legge di riduzione dei parlamentari sarebbe una clamorosa occasione per un primo segnale di risveglio dopo il 2018 e per chiarire che la sbornia populista e incompetente dei 5 Stelle .... sta passando. Speriamo che il NO vinca, o come minimo che la percentuale di NO sia elevata nonostante TUTTI o quasi i partiti siano per il sì.
Indipendentemente da chi sarà premiato dalle elezioni, i vincoli del debito e l’”imperativo categorico” dello sviluppo saranno entrambi molto evidenti. Non abbiamo scelta (pena il drammatico default) e credo che i nostri partner geopolitici non ci lascino molto spazio di manovra come contropartita per l’aiuto che ci offrono.
Da 40 anni viviamo in questa bolla irreale di indebitamento crescente. La speranza e l’auspicio è che possiamo trovare una stagione di governo di “illuminati”, genuinamente poco interessati alla perpetuazione del proprio potere nel tempo, consapevoli dei vincoli e capaci di affrontare un difficilissimo percorso di riforme moderne, ostili ai partiti come intermediatori pretestuosi della spesa pubblica, e all’opposto strenui difensori della libertà di impresa e dei cittadini contribuenti che sostengono con il loro lavoro lo stato.
Io penso che ci sarà una distruzione creativa anche nella politica e che le vittime siano i partiti cosi come li conosciamo. Non necessariamente questo è un bene perché la gestione della cosa pubblica è attività complessa e richiede competenze specifiche molto elevate. Ma se i partiti sono espressione di populismi vari e quindi incompetenti, o espressione di una ideologia assolutamente perdente e antistorica, inevitabilmente saranno spazzati via proprio perché incompatibili con il nuovo ordine post-Covid.
Già nel 2018 è successo un assaggio di questa tendenza e purtroppo la deriva non è stata positiva per i motivi noti. Nelle prossime elezioni inevitabilmente assisteremo a un nuovo ordine e alternativamente si scivolerà nel populismo più bieco e nella inevitabile crisi che ne conseguirà, oppure auspicabilmente in una struttura politica più moderna di movimenti e non di partito, di idee e non di ideologie, di convergenza e collaborazione tra persone e non all’opposto “partiti persona” (one man show), che potrebbe essere anche una stagione di incredibile riscossa del potenziale che l’Italia può esprimere.
I prossimi mesi saranno decisivi e dipende alla fine da tutti noi, dal nostro voto, dalla capacità di mobilitare ed educare coscienze e sfuggire dal populismo, dalla consapevolezza della sfida che abbiamo di fronte per i nostri figli. Loro, inostri figli, assistono in silenzio, e le nostre scelte ricadranno su di loro. Io credo che ogni volta che si sceglie per i nostri figli si sceglie bene, anche con sacrificio, ma bene. Questo è l’unico motivo di ottimismo perché la natura umana è più forte dell’ideologia come la storia ha sempre dimostrato in Europa nel 1945, in Cina nella rivoluzione culturale, a Berlino nel 1989, e spero anche in Italia nel 2020/21. Viviamo tempi straordinari e straordinario sarà l’esito. Nel bene o nel male.
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