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Put your soul on your hand and walk, un diario di guerra che diventa un rifugio di speranza, due donne si connettono e si raccontano

La voce di Fatma è una voce pacifista ma lo stesso hanno voluto silenziare. Sperava nella pace, aspettava la pace. Quello che chiamiamo pace o cessate il fuoco non bastava. E' solo propaganda istraeliana/trumpiana

25 Novembre 2025

Put your soul on your hand and walk, un diario di guerra che diventa un rifugio di speranza, due donne si connettono e si raccontano

26 anni sono troppo pochi per morire. Un sorriso solare che ci ha accompagnato durante tutte le conversazioni on line. Interrotte da bombardamenti, dalle fughe nei bunker. Lei, Fatma, che non riesce ad alzarsi dal letto, è troppo debole, non mangia da giorni. Sogna un pezzo di pollo e una tavoletta di cioccolato. Perché gli aiuti umanitari sono bloccati, dei seicento camion che dovrebbero entrare ogni giorno ne entrano al massimo centocinquanta e questo non bastano a sfamare un’intera popolazione. Un sorriso che ti conquista subito. Sappiamo fin dall’inizio come va a finire. Ma speriamo fino all’ultimo che non sia così. Due donne, Fatma Hasson e Sepideh Fars, la regista iraniana in esilio a Parigi che ha conosciuto le terribile prigioni del regime e se ritorna nel suo paese la risbattono in carcere. Due sofferenze, la stessa matrice ma in contesti diversi. Come davanti uno specchio che riflette i loro tormenti, la loro impotenza davanti alla guerra. Si subisce e basta. E mi viene in mente il grido di dolore di Ungaretti da interventista durante la Prima Guerra mondiale passo a una definitiva condanna  del conflitto.
Cessate di uccidere i morti». Continuare a combattere è come continuare a uccidere chi ha già perso la vita. Per i vivi l'unica possibilità di salvezza è cessare la violenza e ascoltare la dolorosa lezione dei morti. Fatma  Hasson, videomaker palestinese, sognava di fare la fotoreporter e di vedere Roman, di girare il mondo. Lei che non era mai uscita da Gaza  era stata invitata a Cannes a presentare il docu/film in Put your soul on your hand and walk, metti la tua anima in mano e cammina che la vede protagonista. Fatma che cammina fra le macerie della sua terra, tra le rovine di interi palazzi rasi al suolo. Vite umane ridotte a briciole. E’ stata bombardata una scuola tra i detriti mani di bambini colti nell’ultimo disperato tentativo di salvarsi.  
La voce di Fatma è una voce pacifista ma lo stesso hanno voluto silenziare. Sperava nella pace, aspettava la pace. Quello che chiamiamo pace o cessate il fuoco non bastava. E' solo propaganda istraeliana/trumpiana. Il 15 aprile 2025 la regista iraniana Sepideh Farsi chiamava Fatma per l’ultima volta,  con lei per un anno aveva costruito un progetto speciale e le annunciava che il “loro” film era stato selezionato al festival di Cannes. Il 16 aprile all’una del mattino Fatma e altri sei membri della sua famiglia sono stati uccisi nel sonno da un bombardamento dell’esercito israeliano, c’era anche la sorellina di 4 anni che in una video telefonata mandava cuoricini. Quella è stata la loro ultima conversazione. Dal 27 novembre Put your soul on your hand and walk  é al cinema. Non vederlo è come essere complici di Netanyahu.
Di Januaria Piromallo e Tiare von Meister

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