01 Aprile 2025
Un film da vedere per la sua perfezione stilistica, la tensione sottile e continua e l'immaginario esoterico ed esterizzante ricco, elegante e variegato. Ritorna un John Malkovich che ricorda per perfidia ed efficacia tagliente e manipolatoria il suo personaggio attoriale in: "Ritratto di Signora" (1996). Il modello strutturale del film non è nuovo ed è ormai un classico che troviamo in molti altri film esoterizzanti ed estetizzanti come: Midsommar, Blink Twice, The Menu. Il nucleo essenziale è sempre dato dalla dialettica noi/loro: da una parte i profani si rivelano avvicinandosi a "loro", gli adepti, e dall'altro gli iniziati si rivelano avvicinandosi ai profani. Questa doppia processualità rivelativa e tensiva genera l'intreccio narrativo. Ma il nucleo ancora più profondo di tali narrazioni stilose è dato dal nichilismo gnostico dentro l'Arte come Mito che storicamente riceve una grande carica dall'opera di Wagner e dal Nietzsche di "Zarathustra" e della "Nascita della tragedia". In quest'ultima opera Sileno rivela l'essenza tragica della vita a re Mida: meglio non essere nati e, se nati, morire presto. Detto questo (e tramite questo) l'Arte resta/diviene, come per Ludwig di Baviera, il folle (e così per Carmelo Bene) l'unica via di ascesi e di trasfigurazione che appare possibile proprio dentro questo nichilismo cosmico con venature dandy, elitarie, snob. L'eroe folle di questo film è un nuovo Nerone disposto a tutto pur di creare e captare bellezza, usando gli esseri umani quale materiale compositivo. Non faceva lo stesso "Hannibal the cannibal" e anche il serial killer di Red Dragon? Non cercavano la "grande bellezza" tramite il sacrificio degli altri? La Gnosi nichilista non cambia. Tediosamente uguale...Bella comunque la musica, il ritmo tiene e la protagonista femminile è brava anche se ha un ruolo prevedibile, simile a quello del protagonista di "Scappa. Get Out" (altro ottimo film a suo modo esoterista). Per quanto riguarda la filosofia esoterica della setta protagonista del film i suoi schemi ricordano le varie piramidi di divulgazione come la piramide dei livelli logici di Dilts nella PNL o la piramide delle esigenze di Maslow. Certo: l'utopia trasformativa propugnata dalla setta protagonista di questo film non sembra nichilista e non parla di essenze tragiche ma poi le crea. L'ideale che ciascuno può divenire Dio non sembra così folle: non è scritto anche nei Vangeli: "Voi siete dei"? Non lo dice Isaia e non lo riprende il Cristo? Ma il "dio settario" degli artisti-iniziati è un dio mondano, temporaneo, fluido ed egemonista, che chiede sangue come ogni idolo. Non è un vero Dio, trascendente. Assomiglia più al Nulla e alla sua voragine. E i "livelli" non finiscono mai...
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