28 Febbraio 2022
Nonostante migliaia di giornalisti, la Rai buca il discorso del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden sulla crisi Ucraina, manda in onda finti filmati di guerra che in verità sono videogiochi, inneggia a copertine di giornali riprese da fotomontaggi web quindi mai esistiti, telegiornali che scambiano parate militari di anni fa per un attacco russo in pompa magna mentre giornalisti interni di punta (di sinistra), con microfono accesso durante un talk, appellano gli ucraini in maniera poco decorosa. Se fosse successo a giornalisti vicini al centrodestra, prime pagine di giornali, blog e licenziamenti in tronco sarebbero stati il minino. Il tutto, ha fatto incazzare i dirigenti dell’azienda, la politica e tanti telespettatori, che dal pagamento del canone pretendono precisione e qualità.
Maratone infinite sul nulla in altri canali, ribadendo gli stessi concetti per quattro-cinque ore, hanno ammorbato e non interessato il telespettatore che pare non aver premiato troppo in ascolti tali programmi; è andata meglio a Porta a Porta, per istituzionalità, e agli speciali del Tg2 poiché filo-russo da sempre. La stampa cartacea, pur di arrivare prima sulla notizia (molto difficile ai tempi del web), fa a gara a chi la spara più grossa e punta tutto su titoli sensazionalistici, che stupiscono ma il cui articolo è uno scritto trito e ritrito.
Non c’è nulla da fare: pur mettendoci tanto impegno, anche sotto il profilo dell’informazione siamo il paese dell’improvvisazione, di chi fa le cose (male) per arrivare primo e di chi punta spesso sull’apparire invece che sull’essere.
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