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Virologi in "tv solo se autorizzati", e scoppia la rivolta: cosa c'è dietro

Nell'anno e mezzo di pandemia, molti hanno lamentato un'eccessiva partecipazione dei virologi in tv. Adesso i virologi andranno sui piccoli schermi solo se saranno autorizzati

23 Settembre 2021

Stretta sui virologi, Trizzino: "In tv solo se autorizzati"

Fabrizio Pregliasco (foto da Instagram preglias)

Arriva dal nulla una doccia fredda per i virologi, che, in base alle parole dell'onorevole Giorgio Trizzino, potranno andare "in tv solo se autorizzati". Durante questo anno e mezzo di pandemia, molti hanno evidenziato un'eccessiva partecipazione dei virologi sulla scena pubblica, creando non pochi dubbi, confusione e interrogativi. Dubbi creati principalmente dal fatto che i vari virologi presenti in tv spesso davano opinioni molto diverse l'uno dall'altro, si sono presi l'attenzione del paese ma hanno anche fatto troppo rumore e creato confusione tra i cittadini. Fattori tutt'altro che utili in un periodo storico così duro. 

Trizzino, virologi "in tv solo se autorizzati"

A causa delle ragioni sopracitate, è intervenuto l'onorevole Giorgio Trizzino, che ha deciso di proporre condizioni più rigide, legate alla partecipazione dei virologi in tv. L'ordine del giorno, presentato da Trizzino e approvato dalla Camera punta a far si che: tutti i dipendenti delle strutture sanitarie pubbliche o private (virologi, immunologi, infettivologi, igienisti ecc) e degli organismi ed enti di diretta collaborazione con il ministero della Salute potranno partecipare alle trasmissioni televisive o radiofoniche e rilasciare interviste "previa esplicita autorizzazione della propria struttura sanitaria di appartenenza". 

Quindi, i diretti interessati dovranno ricevere un lascia passare prima di fornire "tramite qualunque mezzo di comunicazione", informazioni relative alle disposizioni riguardo la gestione dell'emergenza sanitaria in corso. L'obbiettivo è quello di "evitare di diffondere notizie o informazioni lesive per il Sistema Sanitario Nazionale e di conseguenza per la salute dei cittadini". L'onorevole Trizzino prosegue, spiegando che "questo strombazzamento mediatico costruito spesso per la ricercadella ribalta e della notorietà", sarebbe responsabile "di un numero imprecisato di vittime. Adesso bisogna porre un freno a questa vergogna". Un freno che forse, anzi sicuramente, doveva essere messo mesi e mesi fa.

I diretti interessati, che ora non potranno essere più così facilmente delle "super star", non hanno fatto attendere le loro reazioni.  Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, si è espresso così: "Limitare la libertà di parlare sarebbe gravissimo, scandaloso, questo è fascismo. sarebbe una norma che rasenta la stupidità, il ridicolo". Parole scontatissime e quasi infantili quelle di Bassetti, che, chissà come mai, non ha digerito l'iniziativa di Trizzino. 

Diverso, ma anch'esso infantile, l'approccio di Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università statale di Milano, che chiede una Carta che contenga modalità e principi per la divulgazione di notizie scientifiche: "Una Carta che valga anche per politici, giornalisti, avvocati, esperti, insomma tutti coloro che intervengono sui media. Anche se poi non si sa chi è che dovrebbe controllare", una sorta di 'se lo fate con me dovete farlo anche con loro', quello di Pregliasco. 

Anche Massimo Galli, primario dell'ospedale Sacco di Milano, si oppone all'odg di Trizzino: "Siamo al grottesco. Impedire ai medici di esprimersi è come dire che un avvocato non può discutere di argomenti giuridici in tv e sui giornali o un ingegnere di argomenti tecnici". 

A quanto pare, qualcuno non riceverà più tutte le belle attenzioni ricevute nell'ultimo anno e mezzo di pandemia. 

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