06 Settembre 2025
Vaccino Covid (fonte foto Lapresse)
Con l'arrivo di settembre, molti giornali e virologi star tornano all'assalto con l'allarmismo per il Covid. Il Messaggero, sabato 6 settembre, ha titolato: "Covid, la variante Stratus avanza in Italia: ecco il (nuovo) sintomo chiave che anticipa l'arrivo del virus e l'allarme per l'autunno". Pubblicato anche sui social, il post ha riscosso circa 3000 commenti, per la maggior parte di cittadini stanchi della narrativa allarmista dei media: "Basta, vi sono avanzate scatole di vaccino Covid? Un'altra stratusferica cazza*a".
Il Messaggero ha rilanciato con toni preoccupati e allarmanti la notizia della variante “Stratus” del Covid, sottolineando l’aumento dei contagi in Italia e in Europa, con casi di voce rauca come sintomo distintivo e inviti alla “doppia vaccinazione” per l’autunno. Una narrazione che richiama i primi anni della pandemia, tra bollettini e raccomandazioni, ma che oggi incontra una risposta molto diversa da parte dei cittadini.
Sui social, infatti, prevalgono sarcasmo, ironia e rifiuto dell’ennesimo allarme sanitario. I commenti raccolti sotto l’articolo parlano chiaro: "Dopo 5 anni e mezzo ancora ci raccontate la favoletta?", scrive un utente, mentre un altro sintetizza: "La variante è vaffacu*o a go go". C’è chi ride ("Stratusferica cazzata", "Covid 2 la vendetta") e chi sbotta: "La doppia vaccinazione ve la dovete ficcare lì, proprio lì".
La sensazione diffusa è che i cittadini non siano più disposti a subire il bombardamento mediatico che ha accompagnato le ondate passate. Alcuni evidenziano lo sfinimento: "Ma basta!", "Infami", "Pagliacci". Non manca chi riporta la propria esperienza: "Io non ho fatto neanche una dose e sto benissimo", mentre altri ricordano con amarezza i sacrifici e le ingiustizie subiti: "Me stavo ad annoià… quando si ricomincia la tarantella? Serve pure il green caxx?».
Dietro la leggerezza delle battute si percepisce una sfiducia crescente verso istituzioni sanitarie e media. L’idea che si insista su nuove campagne vaccinali alimenta il sospetto che, più che tutelare la salute, si debbano “smaltire le scorte”.
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