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Covid, sospesa dall'Aifa la pillola Molnupiravir acclamata da Fauci e Bassetti: "Nessun beneficio". Spesi 6 miliardi in Europa

Stop di Ema e Aifa alla pillola anti-Covid Molnupiravir dopo poco più di un anno dal lancio: "No benefici per mortalità e ricoveri". Bassetti e Fauci parlavano di "risultati impressionanti"

15 Marzo 2023

Covid, sospesa dall'Aifa la pillola Molnupiravir acclamata da Fauci e Bassetti: "Nessun beneficio". Spesi 6 miliardi in Europa

Fonte: Gettyimages

L'Aifa ha sospeso la pillola anti-Covid Molnupiravir per "la mancata dimostrazione di un beneficio clinico in termini di riduzione della mortalità e dei ricoveri ospedalieri". È durata poco più di un anno la fortuna del farmaco acclamato da molte "virostar" italiane e internazionali, tra cui Matteo Bassetti e Anthony Fauci.

Covid, sospesa dall'Aifa la pillola Molnupiravir: Bassetti e Fauci tra i primi ad acclamarla

Il 24 febbraio scorso era arrivata la bocciatura da parte del Comitato per i medicinali a uso umano dell’Agenzia europea del farmaco (EMA), seguita a ruota, a distanza di sole due settimane, dalla Commissione tecnico-scientifica dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Il lancio della pillola, salutato da molti come la scoperta di una cura rivoluzionaria contro il Covid, non ha però lasciato scontenti i dirigenti della società farmaceutica Merck, che in un solo anno e mezzo hanno intascato ben 6 miliardi di euro dalla vendita di un farmaco poi rivelatosi inutile.

Nell'ottobre del 2021 Merck aveva infatti anticipato il rilascio sul mercato della pillola con la pubblicazione di un comunicato recante risultati strabilianti: dimezzamento dei ricoveri e dei decessi grazie all'assunzione di 4 dosi al giorno nei primi 5 giorni dal contagio. Bassetti e Fauci, tra gli altri virologi, avevano subito gridato ai "dati impressionanti" e al "risultato straordinario", senza tener conto dei limiti degli studi preliminari effettuati dall'azienda produttrice.

Covid, sospesa la pillola Molnupiravir: studi preliminari interrotti prima del tempo

Merck, infatti, aveva interrotto anticipatamente le sperimentazioni sull'efficacia della pillola, arenandosi alla fase 3: dopo aver suddiviso i pazienti-campione in due gruppi, aveva infatti proceduto somministrando al primo il Molnupiravir, mentre il secondo era stato trattato con un semplice placebo, quando invece si aveva la possibilità di un confronto con altri farmaci già in commercio, come gli antinfiammatori non steroidei (FANS). I dati, com'è ovvio presumere, erano stati più che incoraggianti: rispetto al placebo, la nuova pillola risultava più efficace del 50%, come del resto molti altri tipi di cure.

Oltre a questa prima incongruenza, poi, la platea di pazienti coinvolti nelle sperimentazioni era molto ridotta: appena 775 casi sui 1500 inizialmente ipotizzati. "Il risultato positivo ha indotto i ricercatori a interrompere il test" era stata la spiegazione fornita dai vertici di Merck all'indomani dello stop anticipato agli studi preliminari.

Nonostante l'enormità delle spese sostenute dai Paesi europei per accaparrarsi un farmaco inutile, tuttavia, una buona notizia almeno c'è. L'Aifa ha infatti precisato, nel suo comunicato relativo all'interruzione della vendita della pillola, che "non sono stati rilevati particolari problemi di sicurezza collegati al trattamento". Insomma, al danno sembra non si sia aggiunta, per ora, alcuna beffa.

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