02 Gennaio 2023
Fonte: Pixabay
I ricercatori di Cambridge (Regno Unito) potrebbero aver scoperto una particolarità dell'acido ursodeossicolico (Udca) che potrebbe essere d'aiuto contro il Covid. Il farmaco è già in commercio da tempo, ed è usato per trattare i calcoli della bile e la colangite biliare primitiva, una malattia rara epatica autoimmune. Ora, però, potrebbe - se gli studi dovessero venire confermati - un ruolo nella prevenzione del Covid 19. Lo studio è stato pubblicato su Nature a dicembre del 2022, e avrebbe avuto un eco mediatico molto importante, in particolare in Cina.
La scoperta, come ha riportato Il Corriere della Sera, è avvenuta in modo fortuito. Il gruppo guidato dal dottor Fotios Sampaziotis, ricercatore al Wellcome-MRC Cambridge Stem Cell Institute dell’Università di Cambridge (UK) e primario di epatologia all’Addenbrooke’s hospital (Cambridge, UK), infatti, stava studiando alcuni meccanismi cellulari del fegato. In pratica, come insegna Colombo, stava cercando l'India e ha trovato l'America.
"Si tratta di uno studio molto elegante e completo — ha fatto sapere Gianni Sava, professore ordinario all’Università di Trieste ed esponente della Società italiana di farmacologia (Sif) —, ma non c’è di fatto un test sull’uomo che possa dimostrarne la validità. Bisogna ancora capire bene. E non si pensi che un paziente malato possa guarire con questa sostanza, che certamente non può rimpiazzare un vaccino come arma di prevenzione".
Nel laboratorio inglese lavora anche una dottoranda italiana, Teresa Brevini. Studiando organoidi di fegato, piccole strutture 3D cresciute in laboratorio per mimare la vita dell’organo, mini-fegati, la dottoressa proveniente dalla nostra Penisola ha fatto una scoperta fortuita su ACE2 (enzima di conversione dell’angiotensina 2). Questa altri non è che la molecola che Sars-CoV-2 usa per entrare nelle nostre cellule.
Il team dunque ha capito che una molecola nota come FXR, presente in grandi quantità in questi organoidi, regola la "porta" virale ACE2, aprendola e chiudendola efficacemente. L’FXR è risultato estremamente sensibile all’acido ursodesossicolico, che sembra essere in grado di bloccarlo impedendo al coronavirus di entrare nelle cellule. "Quando abbiamo realizzato di aver trovato un meccanismo per modulare ACE2, abbiamo capito di aver trovato qualcosa di importante per la lotta contro il Covid-19", ha fatto sapere Brevini.
Il prossimo passo, racconta ancora il Corriere, è quello di dimostrare che il farmaco potrebbe prevenire l’infezione non solo nelle cellule cresciute in laboratorio, ma anche negli organismi viventi. Per questo, hanno collaborato con il professor Andrew Owen dell’Università di Liverpool per dimostrare che il farmaco ha prevenuto l’infezione nei criceti esposti al virus, che sono usati come modello "gold standard" per i test preclinici di farmaci contro Sars-CoV-2.
A quanto sembra, i criceti trattati con Udca sono risultati protetti dalla variante delta del virus. Il professor Owen ha dichiarato: "Sebbene avremo bisogno di studi randomizzati adeguatamente controllati per confermare questi risultati, i dati forniscono prove convincenti che l’Udca potrebbe funzionare come farmaco per proteggere da Covid-19 e integrare i programmi di vaccinazione, in particolare nei gruppi di popolazione vulnerabili. Poiché prende di mira direttamente il recettore ACE2, speriamo che possa essere più resistente ai cambiamenti derivanti dall’evoluzione del picco Sars-CoV-2, che si traduce nella rapida comparsa di nuove varianti".
Poi i ricercatori hanno lavorato con il professor Andrew Fisher dell’Università di Newcastle e il professor Chris Watson dell’ospedale di Addenbrooke. Il loro nuovo scopo era quello di verificare se le scoperte sui criceti fossero vere nei polmoni umani esposti al virus.
Il team ha utilizzato veri polmoni umani donati alla ricerca che sono stati mantenuti in vita fuori dal corpo. Il risultato è stato che il polmone trattato con il farmaco ha resistito all’infezione. Il professor Fisher ha detto: "Questo è uno dei primi studi per testare l’effetto di un farmaco in un intero organo umano mentre viene perfuso. Ciò potrebbe rivelarsi importante per il trapianto di organi: dati i rischi di trasmissione di Covid-19 attraverso organi trapiantati, potrebbe aprire la possibilità di trattare gli organi con farmaci per eliminare il virus prima del trapianto".
"Quando un organo non viene utilizzato per un trapianto, viene scartato e gettato via; se donato alla ricerca ha un valore inestimabile perché può permetterci di fare grandi passi avanti - ha aggiunto Teresa Brevini – la conferma che Udca protegge organi umani dall’infezione da Sars-CoV-2 ha accelerato il nostro studio e ci ha permesso di fare vera e propria ricerca traslazionale, utilizzando una scoperta fatta in laboratorio per soddisfare un’esigenza clinica".
Dato l’alto profilo di sicurezza di Udca, i ricercatori sono passati alla sperimentazione sull'uomo. Il team di Cambridge ha collaborato con il professor Ansgar Lohse del Centro medico universitario Hamburg-Eppendorf in Germania. «Abbiamo reclutato otto volontari sani per ricevere il farmaco — ha detto il professore — . Quando abbiamo tamponato il naso di questi volontari, abbiamo trovato livelli più bassi di ACE2, suggerendo che il virus avrebbe meno opportunità di penetrare e infettare le loro cellule nasali, la porta principale per il virus".
Per il momento lo studio suggerisce che Udca potrebbe essere un nuovo farmaco per la lotta contro il Covid-19. Tuttavia, non essendo un trial clinico, necessita di uno studio clinico randomizzato per essere confermato. Per questo motivo gli autori non raccomandano l’utilizzo di Udca come terapia alternativa o in sostituzione alla vaccinazione per il Covid-19. Udca, infatti, almeno per adesso, non rimpiazzerà le terapie per il Covid-19. Sempre però in grado di espandere l’arsenale di trattamenti contro il virus e offre un’alternativa terapeutica contro nuove varianti.
"Si tratta di una sostanza che costa poco o niente, è fuori brevetto e la può fare chiunque. Ha una lunga esperienza clinica e si sa tutto di lei. Bisogna però capire a quale dose può essere assunta, da quale tipo di pazienti (potrebbe essere un’iniziativa importante per quelli fragili che non possono vaccinarsi) e non sappiamo quanto durano gli effetti. Udca sarà pure un farmaco privo di effetti collaterali ma non si può escludere un’alterazione nell’assorbimento degli alimenti perché la sua azione ridurrebbe la presenza di Ace 2 e l’effetto che questo enzima ha sulla digestione delle sostanze che assumiamo", ha concluso Gianni Sava.
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