18 Maggio 2022
Ai microfoni de Il Giornale d'Italia, il direttore del reparto di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ha parlato dell'approvazione negli Usa della dose booster di vaccino contro il Covid ai bambini dai 5 agli 11 anni. "Non ci vedo nulla di strano", ha principiato Bassetti. "Era una decisione attesa e in linea con quanto avvenuto per i bambini sopra gli 11 anni e per quanto riguarda gli adulti". Si è trattato, continua, di "un modo per avere il booster anche per questa fascia di età, che ha già ricevuto due dosi, e completare il ciclo vaccinale".
"Mi pare evidente che questo vaccino diventerà in qualche modo desueto in autunno", va avanti l'infettivologo. "In quanto sicuramente si tratta di un vaccino che avrà bisogno di un ammodernamento" per affrontare le varianti. "Tuttavia, con la decisione di approvare la dose booster ai bambini negli Usa", specifica, "stiamo parlando di un'altra cosa. Stiamo parlando del primo ciclo vaccinale per il Covid, che la popolazione dagli 11 anni in poi ha completato con il booster. Chi si è vaccinato, nella fascia tra i 5 anni e gli 11 con due dosi, adesso potrà completare il ciclo vaccinale".
"Non bisogna confondere", continua Bassetti, "quello che è la fascia 5-11 - che attendeva l'approvazione del booster - con quello che sarà il vaccino che faremo in autunno. Questa sarà un vaccino di richiamo che, ci auguriamo tutti, sarà modificato e studiato per far fronte alle varianti". Quello in autunno sarà dunque un vaccino definitivo? "Io me lo auguro", risponde Bassetti. "Mi auguro che, nel prossimo inverno, per la popolazione fragile e per gli anziani arrivi un vaccino modificato. Anzi, non è che me lo auguro, lo pretendo". "Ma - insiste - stiamo parlando di due cose diverse. Con il booster approvato negli Usa, si è completato con la terza dose il ciclo vaccinale per i bambini che fino a questo momento avevano potuto fare solo due dosi. Non approvare la dose booster voleva dire non poter fare il richiamo ai bambini".
"Non abbiamo mai parlato di obbligo vaccinale per i bambini dai 5 agli 11", specifica poi Matteo Bassetti. "Si tratta assolutamente di una vaccinazione facoltativa. Personalmente la raccomanderei, come ho raccomandato sempre le vaccinazioni alle altre malattie infettive. Chi non lo vuole fare perché ritiene che non sia utile farlo, pazienza. Ognuno è libero di fare quello che vuole, ma se io avessi un figlio di 7 anni correrei a vaccinarlo, come non ho avuto alcun dubbio a vaccinare con tre dosi mio figlio che di anni ne ha 12". E ancora: "Se uno non vuole credere che i vaccini funzionino è libero di andare in Ucraina e morire di poliomielite o di morbillo. In ogni caso, se si ammala, noi lo cureremo lo stesso e al meglio possibile".
"Siamo in una fase diversa rispetto a quella in cui eravamo un anno fa. Prima dovevamo correre a vaccinare la popolazione il più possibile e siamo arrivati ad alcuni obblighi. Oggi la situazione è diversa", dice Bassetti. "Purtroppo, c'è una parte di popolazione che è apaticamente contro il principio del vaccino e che non si può convincere. Possiamo permetterci di avere il 2-4% dell'opinione pubblica contraria al vaccino? Sì, non c'è problema. Possiamo permetterci di avere il 20% di contrari? No. Gli scettici e gli esitanti sono coloro con cui dobbiamo parlare. E sta alla bravura di ognuno di noi di riuscire a parlare con queste persone, con dati e senza nascondere nulla. Se parlassero un po' meno i politici e se i medici si assumessero di più le loro responsabilità saremmo sulla buona strada". Quindi la stoccata: "Ci vuole un richiamo alle competenze e ai ruoli, i politici dovrebbero parlare meno di cose di cui non sono competenti".
Capitolo mascherine al chiuso. "Io trovo la questione mascherine italiane un'inutile telenovela, e una telenovela anche molto triste", dice Bassetti. "Credo che si contrapponga l'interesse di chi prova a difendere strenuamente le decisioni prese nel passato con quello che è l'interesse della collettività. Oggi, mantenere le mascherine a scuola ha l'unico scopo di non voler ammettere che si può anche fare un passo indietro".
"Fare un passo indietro", specifica Bassetti, "non significa dire che le mascherine non sono servite. Sono servite. Adesso però bisogna andare avanti. Mantenere le mascherine è un atteggiamento veramente ipocrita. È arrivato il momento di una chiamata al buon senso, soprattutto da parte dei politici". "Tenere attivo l'obbligo della mascherine dimostra la pochezza di chi in Italia è chiamato a prendere queste decisioni", ha concluso senza tanti giri di parole Matteo Bassetti.
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