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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

L’ astensionismo ci dice una cosa vera: la democrazia è sotto ricatto della finanza, chi governa prende ordini dagli operatori della grande finanza

È doloroso a dirsi, ma la democrazia non conta nulla, è stata svuotata dalla grande corruzione che ha accolto. I processi democratici sono teleguidati dalle élite, cioé da chi governa i grandi interessi: quel 50% di astensionismo ci sta dicendo questo

30 Settembre 2025

Elezioni comunali 2023: orari e dove si vota. La preoccupazione per l'astensionismo e la tenuta delle alleanze

Il cinquanta per cento dei marchigiani è andato a votare. Oppure possiamo ugualmente dire che il cinquanta per cento dei marchigiani non è andato a votare. È la stessa medesima cosa perché la mela è perfettamente spaccata a metà. E se pensiamo che alle recenti elezioni Europee il 50 per cento si affluenza è stato solo sfiorato significa che la crisi è profonda. E manda dei messaggi così forti che fa paura raccoglierli. Noi li mettiamo sul tavolo a costo di apparire complottisti o amici… del giaguaro.

Fateci caso: l’astensionismo è gradualmente salito da quando siamo entrati nell’euro, da quando cioè, col passare degli anni, l’Europa è stata sempre più presente o ingombrante (dipende dai punti di vista) nel tessuto politico e sociale degli individui.
Col passare del tempo infatti “i parametri” sono diventati la ragione della pratica politica, la costellazione unica di riferimento. Così, a furia di tenere gli occhi puntati in alto verso il cielo, verso questa “nuova” costellazione, la gente che stava in basso cioé sulla terra è stata trascurata. Non lo ha capito immediatamente di essere prima penalizzata e poi esclusa, o almeno non lo ha capito fintanto che l’ipnosi reggeva. L’ipnosi per cui grazie all’Europa saremmo stati meglio, che l’Europa avrebbe fatto piazza pulita delle cattive abitudini dei politici italiani, sempre ladri, arruffoni, imbroglioni e corrotti.

Col passare del tempo però il paradigma si è rovesciato perché l’Europa stava tagliando tutti quei servizi per cui paghiamo profumate tasse, dalla sanità alla scuola dai trasporti ai servizi pubblici in generale, e la classe dirigente di questa Unione era tutt’altro che “sana” o “virtuosa”. L’ultima è questa Von Der Leyen, la quale è sotto inchiesta per mancata trasparenza nel cosiddetto Pfizergate (cosa non vuole farci sapere negando l’accesso agli atti?); prima di lei c’era un altro signore che si chiamava Juncker e che in patria, cioé nel Lussemburgo, aveva favorito multinazionali e finanza a botte di evasioni fiscali legalizzate.

Insomma, con l’avvento dell’euro gli italiani hanno cominciato a stare peggio e che il cambio era stato la più colossale fregatura. <Avete ragione, ma ormai non possiamo più tornare indietro>: con questa frase, divenuta una specie di mantra consolatorio, i colpevoli dell’inganno si sono via via giustificati. Quando la crisi diventava più acuta, ecco che le Istituzioni si affidavano agli uomini della Provvidenza: i Monti, i Draghi…

Risultato? La gente non poteva più lamentarsi perché c’erano una emergenza cui far fronte: l’emergenza finanziaria, l’emergenza sanitaria, l’emergenza energetica, la guerra…

Ma chi tirava sempre più la cinghia? I soliti: le famiglie, i piccoli e medi imprenditori, i lavoratori, col risultato che quella ricchezza cumulata in un tempo lungo si è alleggerita. E il divario sociale si è allargato. Nelle crisi infatti i ricchi diventavano più ricchi e il ceto medio si impoveriva. Con un danno per tutto il sistema Paese perché a soffrire era soprattutto la domanda interna.

Da qui, negli ultimi anni, la domanda si è gonfiata ed è divenuta il domandone: ma se cambiamo i governi, cambiamo le maggioranze e i leader (da Renzi ai Cinquestelle, da Salvini alla Meloni), perché nulla cambia? E allora perché dovrei andare a votare? Il Palazzo, o per dirla bene le Istituzioni (anche il Colle, sia chiaro) hanno sperato che il trend cambiasse, che fosse una disaffezione momentanea. Nel frattempo le nuove leggi elettorali complicavano la situazione restringendo gli spazi ai partiti del dissenso, a quelli piccoli, alzando le soglie di sbarramento e rendendo loro la vita impossibile. La riduzione del numero dei parlamentari fu poi il suicidio perfetto: nessuno poteva opporsi, la maggioranza degli italiani aveva uno scalpo (se io sto male, pure tu politico devi trovarti un lavoro) e le famose élite godono perchè la strada sulla erosione della democrazia partecipativa continua.

Per tirare le somme. L’astensionismo manda un messaggio autentico: cari politici noi non andiamo a votare perché voi non contate nulla rispetto ai grandi giochi che si svolgono sopra le vostre teste. Voi - continua il ragionamento - prendete ordini e governate per gli operatori della grande finanza, che coi suoi intrecci di business (l’ultimo è sulle armi) è l’unica globalizzazione intoccabile come di nostra il fatto che nelle crisi le élite accrescono guadagni e profitti.

È doloroso a dirsi, ma la democrazia non conta nulla, è stata svuotata dalla grande corruzione che ha accolto. I processi democratici sono teleguidati dalle élite, cioé da chi governa i grandi interessi: quel 50% di astensionismo ci sta dicendo questo. Ed è per questo che quel 50% sorride quando, in nome dei principi democratici, i Buoni fanno la morale ai Cattivi, che sarebbero gli autocrati: Xi Jinping, Putin, Erdogan… Allora mettiamola così: paradossalmente gli autocrati hanno deciso di giocarsela alla pari con le élite; tanto entrambe le squadre non hanno bisogno della legittimazione popolare.

Ps. Nemmeno l’Europa ha mai avuto una legittimazione democratica dal basso.

di Gianluigi Paragone

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