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Caso Almasri, chiesta autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovani, da relatore Giunta Federico Gianassi (Pd), voto il 30 settembre

Secondo Gianassi, infatti, i 3 esponenti dell’esecutivo non avrebbero agito per tutelare un “interesse costituzionalmente rilevante” né un “preminente interesse pubblico”, ma avrebbero fatto prevalere “una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la debolezza del Governo italiano dinanzi a bande armate che operano all’estero e che violano i diritti umani commettendo crimini internazionali”

24 Settembre 2025

Caso Almasri, chiesta autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovani, da relatore Giunta Federico Gianassi (Pd), voto il 30 settembre

Almasri, fonte: imagoeconomica

Il relatore in Giunta per le Autorizzazioni della Camera, Federico Gianassi (Pd), ha chiuso la sua relazione chiedendo che l’organo si esprima a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro della Giustizia Carlo Nordio, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano sul caso Almasri. La decisione della Giunta è attesa per il 30 settembre.

Caso Almasri, chiesta autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovani, da relatore Giunta Federico Gianassi (Pd), voto il 30 settembre

Secondo Gianassi, infatti, i 3 esponenti dell’esecutivo non avrebbero agito per tutelare un “interesse costituzionalmente rilevante” né un “preminente interesse pubblico”, ma avrebbero fatto prevalere “una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la debolezza del Governo italiano dinanzi a bande armate che operano all’estero e che violano i diritti umani commettendo crimini internazionali”.

Il relatore respinge l’ipotesi che la decisione di rimpatriare Almasri in Libia potesse rientrare tra le scriminanti previste dall’articolo 9 della legge costituzionale n. 1 del 1989. “La debolezza del Governo rispetto a potenziali ricatti di milizie armate e a ritorsioni – prosegue Gianassi – generiche non sono sufficienti per consentire alla Giunta di concedere ai Ministri accusati di avere violato la legge l’immunità dal processo penale. La loro condotta ha determinato una grave violazione degli obblighi internazionali dell’Italia e ha compromesso l’interesse superiore della comunità internazionale a vedere perseguiti i responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità”.

Parole dure che si chiudono con un richiamo politico: “Resta, infine, la responsabilità politica di avere occultato la natura reale delle decisioni assunte, presentandole al Parlamento come inevitabili conseguenze giuridiche, quando in realtà sono state il frutto di un calcolo politico censurabile e di un cedimento a pressioni esterne. Una condotta che ha minato la credibilità internazionale dell’Italia e la trasparenza interna del rapporto fiduciario tra Governo e Parlamento”.

La vicenda si era aperta il 19 gennaio 2025, quando Almasri venne arrestato in Italia su mandato della Corte Penale Internazionale, emesso appena un giorno prima. Due giorni dopo, il 21 gennaio, il generale libico fu però liberato e rimpatriato su un volo di Stato, in esecuzione di un’ordinanza della Corte d’Appello di Roma.

Il Tribunale dei ministri ha contestato reati gravi: omissione di atti d’ufficio per Nordio, concorso in favoreggiamento per Nordio, Piantedosi e Mantovano, e concorso in peculato per Piantedosi e Mantovano. Secondo le 90 pagine dell’inchiesta, firmata dalle giudici Maria Teresa Cialoni, Donatella Casari e Valeria Cerulli, le scelte dei rappresentanti del Governo avrebbero di fatto vanificato l’arresto del libico, ricercato dalla Corte Penale Internazionale.

Le carte ripercorrono nel dettaglio le comunicazioni tra vertici di governo e istituzioni, i passaggi parlamentari e gli atti amministrativi che hanno portato alla liberazione e al rimpatrio. È su questa base che il Tribunale chiede oggi al Parlamento l’autorizzazione a procedere.

Il 30 settembre sarà dunque la Giunta per le Autorizzazioni a decidere se lasciare spazio al processo penale o se garantire ai tre esponenti del Governo la copertura dell’immunità parlamentare.

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