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Gli italiani sono contro la guerra in Ucraina e difendono le ragioni di Gaza contro il genocidio di Netanyahu: è populismo anche questo?

Coloro che nei sondaggi chiedono la fine del conflitto e si esprimono a favore di Gaza stanno indicando una via politica precisa di mediazione: qualcuno è disposto ad accoglierla oppure pensate che sia populismo (e menefreghismo) anche questo?

06 Giugno 2025

Gli italiani sono contro la guerra in Ucraina e difendono le ragioni di Gaza contro il genocidio di Netanyahu: è populismo anche questo?

L’altro giorno Alessandra Ghisleri, sondaggista seria e affidabile che settimanalmente affida alla Stampa le voci degli italiani su temi specifici, ha fotografato la reazione dei nostri connazionali rispetto alla guerra portata a Gaza da Netanyahu.

Domanda secca: è genocidio? Per la maggioranza la risposta è sì. Una risposta che ricalca un mood mai sopito rispetto alla guerra in Ucraina: l’Europa deve adoperarsi per arrivare alla pace e non ad una pericolosa rincorsa all’armamento. Lo stesso vale per Israele: non può uccidere civili inermi per vendetta.

Queste impressioni sono assai percepibili nell’opinione pubblica ma il governo non ne vuole prendere coscienza o, quando lo fa, usa il bisturi delle parole per non irritare nessuno. Con la conseguenza che il conflitto in Ucraina si sta incrostando sempre di più occludendo ogni possibile spiraglio di uscita. Specie se, nel momento in cui si apre un tavolo di mediazione, l’Ucraina alza il livello della sua risposta scatenando così non solo il prevedibile rallentamento del tavolo turco ma anche la reazione della Russia. Il governo deve sapere che gli ITALIANI NON VOGLIONO GUERRE!

In più dovrebbe fare politica e pensare che la destabilizzazione dell’area mediorientale del Mediterraneo ci riguarda da vicino e noi abbiamo sempre giocato un ruolo da protagonisti. La politica estera dell’Italia coincide con il Mediterraneo, che invece è sempre stato fuori dai radar di Bruxelles.

A tal proposito. Dopo decenni di retorica sull’Europa come garante di pace e dopo decenni all’insegna del rigore assoluto sui conti, ora i cittadini dovrebbero assecondare un aumento a debito per le spese militari dei singoli Paesi, fatto di per sé incongruente con la predicazione dell’esercito comune europeo. Gli aiuti di Stato per favorire l’economia reale o gli investimenti a spesa pubblica per sostenere la domanda interna sono stati bloccati, e non si capisce quale sia la ratio visto che i grandi blocchi (Usa e Cina) sono mossi da ingenti investimenti pubblici finalizzati alla crescita del pil. In Europa la scossa al pil dovrebbe arrivare comprando missili, aerei da combattimento, carri armati e materiali tecnologici a scopi militari: Germania e Gran Bretagna da questo punto di vista hanno già calato le loro carte parlando di cifre miliardarie.

Ma torniamo agli italiani. I quali nonostante la retorica dominante sulle ragioni del governo israeliano considerano la risposta di Netanyahu decisamente sproporzionata rispetto al massacro del 7 ottobre, per il quale la maggioranza non ha mai fatto mancare vicinanza e solidarietà a Israele. Ma - è evidente - ora le parti si sono decisamente rovesciate e, sempre secondo le risposte raccolte dalla Ghisleri, a Gaza si sta consumando un genocidio. Questo giudizio arriva nonostante lo sbilanciamento dell’informazione che solo negli ultimi tempi non ha potuto più nascondere i massicci raid sulla popolazione. Insomma, oggi sono i palestinesi a essere le vittime.

In tutto questo l’Europa dei diritti che fa? Balbetta. Come balbettano i governi. Non bastano le parole nuove delle istituzioni contro il governo di Gerusalemme perché le parole “nuove” odorano già di vecchio, sono già scadute rispetto ai fatti. Le manifestazioni in piazza saranno sicuramente sporcate da chi ha interesse a far saltare le ragioni della piazza: basterà questo per non essere chiari contro il premier Netanyahu?

Gli italiani non vogliono conflitti, e soprattutto stanno chiedendo alla politica di dimostrarsi attiva e realista. In Ucraina dobbiamo uscire dalla spirale perché quella spirale mette a rischio ogni atterraggio pacifista: non aver informato la Casa Bianca non è stata una mossa saggia, e meno che meno lo è stato il doppio colpo messo a segno dai militari ucraini con l’appoggio evidente di altre nazioni (Gran Bretagna? Francia?). Zelensky è arrivato a sostenere che la fine di questa guerra non potrà che arrivare attraverso la forza; significa quindi portare l’attacco finale alla Russia? Eliminare Putin nella illusione che uscito di scena il presidente russo il dopo sarà più facile? A me pare una corbelleria e voglio sperare che non abbiano questa idea in testa.

Coloro che nei sondaggi chiedono la fine del conflitto e si esprimono a favore di Gaza stanno indicando una via politica precisa di mediazione: qualcuno è disposto ad accoglierla oppure pensate che sia populismo (e menefreghismo) anche questo?

di Gianluigi Paragone

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