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Armi italiane ad Israele, governo in cortocircuito: "Le nostre munizioni non colpiscono civili"; dal 7 ottobre 2023 esportazioni per 4,3 mln€

È stato l'esecutivo per bocca del sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli ad ammetterlo, andando però in cortocircuito, in quanto ha sostenuto come si sia fatta una presunta valutazione affinché gli armamenti non potessero "essere utilizzati contro la popolazione civile"

14 Maggio 2025

Armi italiane ad Israele, governo in cortocircuito: "Le nostre munizioni non colpiscono civili"; dal 7 ottobre 2023 esportazioni per 4,3 mln€

Giorgio Silli, fonte: imagoeconomica

Il governo italiano ha continuato a mandare armi ad Israele anche dopo il 7 ottobre 2023. È stato l'esecutivo per bocca del sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli ad ammetterlo, andando però in cortocircuito, in quanto ha sostenuto come si sia fatta una presunta valutazione affinché gli armamenti non potessero "essere utilizzati contro la popolazione civile". Una giustificazione che, però, secondo gli esperti del settore, non trova riscontri. La Farnesina ha spiegato che il governo ha bloccato le nuove licenze dopo il 7 ottobre, tuttavia gli interscambi militari con Tel Aviv sono continuati anche dopo, con ben 212 operazioni di esportazioni per un valore di 4,3 milioni che riguardano licenze rilasciate in precedenza. Vecchie licenze mai bloccate, e verso cui è stata fatta una "valutazione caso per caso".

Armi italiane ad Israele, governo in cortocircuito: "Le nostre munizioni non colpiscono civili"; dal 7 ottobre 2023 esportazioni per 4,3 mln€

In merito alle armi italiane inviate a Israele, Silli ha aggiunto: "Sono stati esaminati caso per caso gli impegni precedenti e, in base alle caratteristiche del materiale, sono stati inviati in Israele solo materiali che non potessero essere utilizzati contro la popolazione civile. Quello adottato dal governo è un approccio particolarmente restrittivo". Silli ha fatto queste affermazioni durante un’interrogazione in commissione Esteri della Camera.

Il deputato M5S Francesco Silvestri ha chiesto se il governo avesse intenzione di modificare "il proprio approccio nel commercio di armi con Israele, alla luce dei nuovi obiettivi fissati dal Governo Netanyahu" che ha annunciato di voler occupare la Striscia di Gaza dopo la visita del presidente americano Donald Trump in Medio-Oriente. Tuttavia, la risposta non è stata convincente: "La mia interrogazione – spiega Silvestri – è servita a far emergere che attualmente le tasse degli italiani vengono usate per finanziare, con l’acquisto di armi, un governo che sta sterminando civili Palestinesi con l’intento di invasione totale. Nelle loro parole non esisteva vergogna ma solo la freddezza tipica dei 'complici'"

Il governo esporterebbe pezzi di ricambio per gli elicotteri M-346 ma anche armi leggere e munizioni. Francesco Vignarca, coordinatore della campagna Rete Pace e Disarmo: "Fornire manutenzione e pezzi di ricambio a sistemi d’arma o pure munizioni a sostegno di un esercito come quello di Israele che poi effettua un continuo e massiccio attacco sulla popolazione non solo di Gaza significa sicuramente avere un impatto sui civili, anche se le nostre armi sono coinvolte solo indirettamente". 

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