25 Aprile 2025
Pietro Parolin, fonte: imagoeconomica
Dietro i sorrisi istituzionali e le visite di cortesia, si nasconde un interesse tutto politico per le future dinamiche del Conclave. A Palazzo Chigi, il tema non è ,ovviamente, all’ordine del giorno, ma circola sottotraccia: chi sarà il prossimo Papa? E, soprattutto, quale visione del mondo e dell’Europa porterà con sé?
Giorgia Meloni, raccontano fonti riservate, avrebbe già una preferenza chiara: Pietro Parolin. Il Segretario di Stato vaticano, uomo di diplomazia e di equilibrio, viene visto con favore dalla premier. “È un profilo pragmatico, conosce le regole del potere, parla poco e lavora molto. E soprattutto non è Zuppi”, confida un esponente della maggioranza, sintetizzando un sentimento diffuso nei corridoi del potere romano.
Matteo Zuppi, cardinale di Bologna e presidente della CEI, è considerato invece troppo sbilanciato a sinistra. I suoi rapporti storici con il mondo progressista, il legame con la Comunità di Sant’Egidio, la postura aperta sui migranti e sulla povertà non entusiasmano il governo. “Rispettiamo la sua missione – dicono – ma non è un pontefice che rappresenterebbe le nostre sensibilità”. Il governo teme un Papa troppo sbilanciato a sinistra che si metta a fare da contraltare alle politiche del governo.
Parolin, invece, incarna una Chiesa più attenta ai dossier geopolitici che ai titoli dei giornali. Il suo lavoro su Ucraina e Medio Oriente, la cautela nelle aperture su temi etici e la sua rete nei Sacri Palazzi ne fanno un candidato ideale, almeno agli occhi di chi governa l’Italia.
Naturalmente, nessun governo “sceglie” il Papa. Ma la politica osserva, si muove, tifa. E in questo Conclave ormai imminente anche Meloni guarda Oltretevere. Con l’occhio attento di chi sa che, in certi momenti, la spiritualità è anche potere.
Di Ghost Dog
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