18 Aprile 2025
Fonte: Twitter
È costituzionalmente illegittimo il divieto di concedere al padre condannato la detenzione domiciliare quando la madre sia deceduta o impossibilitata a occuparsi dei figli, anche se questi possono essere affidati a terze persone. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con una sentenza depositata oggi, intervenendo su una questione delicata che riguarda il diritto dei figli a mantenere un rapporto continuativo con i genitori, anche in situazioni di restrizione della libertà.
La Consulta ha chiarito che “è costituzionalmente illegittimo il divieto di concedere al padre la detenzione domiciliare quando la madre sia deceduta o impossibilitata a occuparsi dei figli, ma questi possano essere affidati a terze persone.” In altre parole, non può essere esclusa la possibilità per un padre condannato di scontare la pena presso il proprio domicilio se ciò è necessario per tutelare l'interesse dei figli, soprattutto in assenza della madre.
La decisione prende le mosse da due casi distinti, sollevati dai Tribunali di sorveglianza di Bologna e Venezia. “La questione – spiega la Consulta – era stata sollevata dai Tribunali di sorveglianza di Bologna e di Venezia. Il primo caso riguarda un detenuto che aveva chiesto di essere ammesso alla detenzione domiciliare per occuparsi dei suoi due bambini, che erano allo stato accuditi dalla loro sorella maggiore. Il secondo caso concerne invece l’analoga richiesta di un detenuto padre di un figlio gravemente disabile, che necessitava di continua assistenza da parte della madre.”
La Corte ha però ritenuto non in contrasto con la Costituzione il diverso trattamento previsto per uomini e donne condannati con figli piccoli o disabili, come stabilito attualmente dall'ordinamento penitenziario. In altre parole, resta valido il regime più favorevole per le madri detenute con figli minori di dieci anni o con disabilità gravi.
Questa sentenza rappresenta un importante passo avanti nel riconoscimento della centralità della responsabilità genitoriale, anche per il padre condannato, sottolineando come l’interesse dei minori debba rimanere al centro delle valutazioni giuridiche.
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