09 Aprile 2025
Re Carlo d'Inghilterra
Dietro i toni cerimoniali, gli applausi bipartisan e la sobrietà istituzionale, si muove una regia più sottile, fatta di segnali, sponde internazionali e messaggi destinati a restare impressi nei palazzi della politica italiana. A Marsiglia prima e a Montecitorio poi, Sergio Mattarella e Re Carlo III hanno pronunciato due discorsi che, pur distanti per tono e contesto, convergono in un messaggio inequivocabile: la democrazia è sotto pressione e non va data per scontata. Né in Europa, né tantomeno in Italia.
A Palazzo Chigi il sottotesto non è sfuggito. Il presidente della Repubblica, da Marsiglia, aveva scelto parole che non appartengono all’ordinaria amministrazione diplomatica. «L’ordine internazionale non è statico. È dinamico, ma non può prescindere dai diritti conquistati dai popoli». Un’affermazione che sembra una nota a piè di pagina della Costituzione, ma in realtà è un richiamo preciso, in un momento in cui i segnali di regressione democratica – da est a ovest – si fanno sempre più visibili. Marsiglia, città-simbolo delle rotte mediterranee, è sembrata la cornice ideale per invocare un’Europa dei diritti e della memoria, che non piega la testa alle mode sovraniste né agli algoritmi dei social.
Chi conosce il Quirinale racconta di un Mattarella preoccupato ma vigile. Che osserva con attenzione il linguaggio che cambia, le parole che scompaiono (antifascismo, accoglienza, pluralismo) e le altre che riemergono con forza (identità, nazione, ordine). E in quella preoccupazione istituzionale, il presidente ha trovato nella Francia un interlocutore di peso: non solo Emmanuel Macron, ma un’idea di Europa che sappia reggere l’urto delle semplificazioni populiste.
Ora, a poche settimane di distanza da Marsiglia, Montecitorio. L’ovazione a Re Carlo è stata bipartisan, ma nel suo discorso c’era qualcosa di più di una celebrazione dell’amicizia anglo-italiana. Parlando in un italiano curato, Carlo ha evocato pace, giovani, ambiente, ma soprattutto democrazia. E lo ha fatto in un passaggio cruciale: “La pace non può mai essere data per scontata”, ha detto. Poi ha aggiunto che “l’Italia e il Regno Unito oggi sono unite nella difesa dei valori democratici”.
Parole che suonano come una sponda. O, per alcuni, come una garanzia. In un momento in cui l’Italia – secondo diversi osservatori internazionali – sta vivendo una stagione politica segnata da un crescente accentramento del potere esecutivo, i due interventi, Marsiglia e Roma, sembrano comporre un messaggio unico, da città diverse, ma con un obiettivo comune: ricordare che la democrazia è una costruzione fragile, e che non basta invocarla, bisogna praticarla ogni giorno.
A Palazzo Madama qualcuno ha letto i due interventi come un “cordone sanitario soft”, un messaggio rivolto tanto alla maggioranza quanto all’opposizione: l’Italia non è sola, ma è anche osservata. E l’Europa – quella dei trattati e quella dei simboli – è pronta a ricordare i suoi fondamenti, se necessario anche con la voce regale di Londra e quella severa del Quirinale.
Il sottotesto resta discreto, ma chiaro. Il vento del trumpismo soffia forte anche in Italia, e i richiami istituzionali alla memoria, al pluralismo e alla tenuta dell’ordine democratico non sono mai neutri. Sono scelte. E forse anche segnali.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia