14 Marzo 2025
Elly Schlein. Fonte: Imagoeconomica
Le ultime mosse della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, stanno alimentando dubbi e tensioni non solo all'interno del suo stesso partito, ma anche nelle istituzioni. Il Colle, pur mantenendo il consueto riserbo, osserva con perplessità la gestione della leader dem, il cui rapporto con il presidente Sergio Mattarella non è mai stato particolarmente stretto, a differenza di quanto accaduto con i suoi predecessori.
Uno degli effetti più significativi della recente astensione di 11 europarlamentari dem sulla proposta della Commissione Europea per il riarmo è la distanza sempre più evidente tra il Partito Democratico e il Quirinale. Sergio Mattarella, proveniente proprio dall’area politica del PD, ha sempre sostenuto con fermezza la linea atlantista, il pieno appoggio all’Ucraina e il sostegno alle decisioni della NATO e dell’Unione Europea in materia di difesa.
Finora, il presidente della Repubblica aveva contato su un PD compatto nel condividere questa visione, ma la linea ambigua adottata da Schlein e l’incapacità di mantenere una posizione unitaria su questi temi lo pongono in una situazione di maggiore isolamento. Il Capo dello Stato si ritrova ora senza un riferimento politico chiaro a sinistra, mentre il centrodestra, tranne la Lega di Salvini, è fortemente schierato sulla sua agenda internazionale, ma con una visione politica generale spesso divergente dalla sua.
Questa situazione potrebbe indebolire il ruolo di Mattarella nel garantire la continuità delle scelte strategiche dell’Italia in politica estera, rendendo più difficile per il Quirinale trovare un interlocutore saldo e affidabile all’interno del panorama politico progressista.
La questione del riarmo non è solo una scelta di politica estera, ma anche un segnale sulla credibilità del PD nei contesti internazionali. Se il partito ambisce a essere una forza di governo stabile e autorevole, deve dimostrare coerenza nelle scelte strategiche. In questo caso, la divergenza con il resto del socialismo europeo evidenzia un isolamento che potrebbe pesare nei futuri equilibri politici.
Schlein, sin dal suo insediamento, ha cercato di spostare l’asse del PD su posizioni più progressiste e meno legate alle tradizionali alleanze atlantiche. Tuttavia, questa strategia rischia di disorientare l’elettorato moderato e riformista, che da sempre rappresenta una fetta consistente del la base dem.
A complicare il quadro c’è la presenza di Giuseppe Conte, che continua a rafforzare la sua leadership nel Movimento 5 Stelle per puntare, come da noi anticipato nei giorni scorsi, a riprendersi Palazzo Chigi grazie ad un centro sinistra tutto spostato a sinistra. Il M5S ha assunto una posizione netta contro il riarmo, ma con una coerenza comunicativa che sembra mancare al PD. Questo permette a Conte di rivolgersi all’elettorato progressista con maggiore autorevolezza, trattando il PD non tanto come un alleato strategico, ma come un avversario in difficoltà.
L’incertezza del PD si traduce così in un vantaggio per il M5S, che potrebbe erodere ulteriormente il consenso democratico, soprattutto tra i giovani e l’elettorato di sinistra più critico nei confronti della NATO e delle politiche europee di difesa.
Il Partito Democratico si trova davanti a un bivio. Da un lato, c’è la necessità di ricompattarsi su una linea chiara e riconoscibile, per evitare di essere percepito come un partito senza identità. Dall’altro, Schlein deve dimostrare di poter essere una leader autorevole e non solo espressione di una corrente interna.
Il tempo per aggiustare la rotta c’è, ma il rischio di perdere ulteriormente terreno nei confronti di Conte e delle altre forze politiche è concreto. La segretaria dem dovrà decidere presto se vuole essere la guida di un partito di governo solido e credibile o se, al contrario, preferirà inseguire un equilibrio precario tra le diverse anime della sua base elettorale.
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