21 Dicembre 2024
Romano Prodi, fonte: imagoeconomica
Il “Professore”, formalmente senza più incarichi politici e istituzionali è sempre presente, dietro le quinte, come suggeritore ed influencer. Ogni tanto esterna, come ha fatto in questi giorni. Dicono che stia pensando alla creazione di un nuovo Ulivo, che lo ha visto protagonista e vincitore in due elezioni politiche, negli anni scorsi. Il personaggio ha collezionato cariche prestigiose a livello nazionale ed europeo, con una unica clamorosa sconfitta: la mancata elezione a Presidente della Repubblica. Dal mondo democristiano, da cui proviene, ha ereditato alcuni elementi salienti: la duttilità e l’ipocrisia, a cui i bene informati aggiungono anche un certo spirito vendicativo. Sono ben visibili davanti a noi, i cocci rimasti in giro per l’Italia, per l’affrettata ed ingiustificata smobilitazione del gruppo IRI, di cui era Presidente, avvenuta dopo la sciagurata riunione etero diretta, sul panfilo Britannia. Gli addetti ai lavori ricordano alcuni colossi imprenditoriali ridotti in cenere, quali il gruppo STET, che possedeva tra l’altro Telecom Italia ed Italtel, un gioiello che tutto il mondo ci invidiava, punta avanzata nel settore del software informatico, diretto dalla mitica Marisa Belisario. E che dire della straziante vicenda della vendita della Società Autostrade, ceduta e poi recentemente ricomprata dallo Stato, alla Famiglia Benetton, con una perdita di alcuni miliardi di euro e poi la SME, il maggiore gruppo alimentare del paese, proprietaria fra le tante di Motta, Alemagna, Cirio, Bertolli, Autogrill. Si aggiunga il settore bancario, il settore siderurgico, le imprese di costruzione e di engineering, quelle di impiantistica con in testa Ansaldo e varie altre attività, che avevano portato le partecipazioni statali a pareggiare, per fatturato, le aziende private. Tutti i cittadini italiani hanno poi sofferto, sulla propria pelle, il cambio penalizzante, accettato dal Governo Prodi, per l’ingresso della lira nell’euro, imposto da una Germania, in quel momento particolarmente debole, perché ancora alle prese con l’unificazione tra Est ed Ovest. I maligni sostengono che questo sia stato il prezzo pagato per ottenere subito dopo, dalla stessa Germania, la designazione alla Presidenza della UE, poco caldeggiata dal governo Berlusconi, subentrato a Palazzo Chigi. Sul suo tavolo, a Bruxelles, il Professore si era trovato due dossier scottanti: l’approvazione della Costituzione europea e l’ingresso di dodici nuovi partners, in aggiunta ai quindici già presenti. Nonostante la bocciatura della Costituzione, da parte di Francia ed Olanda, con le gravi conseguenze che soffriamo tuttora, il Professore ha tenacemente favorito l’ingresso dei dodici candidati, come se non sapesse che ciò avrebbe complicato enormemente le possibilità di gestione, di quella che è diventata una pletorica aggregazione di Stati. Per rendere infatti l’Europa un’entità statuale indipendente, una Costituzione rappresenta le fondamenta per stabilire obbiettivi e regole. Lo è stata per gli USA, con il trattato di Filadelfia, lo è stato per l’Italia, lo Statuto Albertino. E allora perché? I soliti maligni adombrano che il Presidente, in crollo di popolarità e abbandonato dai suoi sponsor di sinistra, ne fanno fede i giornali dell’epoca, pensava di aggrapparsi al voto di queste new entry, per ottenere l’agognata ricandidatura che poi sfumò ugualmente. Uno dei pochissimi casi di Presidente UE, non rieletto una seconda volta. Parafrasando Macchiavelli: “A tanto influencer, nessun paragone è adeguato.” e il Professore, che certamente lo ha letto, continua indisturbato le sue trame.
Di Pierfranco Faletti
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