31 Ottobre 2024
Marco Gattuso, fonte: Facebook, @Maria Pasqualetti
Marco Gattuso è il giudice di Bologna che ha detto "no" al decreto sui Paesi sicuri del governo, rinviandolo alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Una decisione che viene addirittura definita "moderata", dai suoi colleghi, in quanto il suo collegio avrebbe anche potuto disapplicare la norma e negare il rimpatrio del richiedente asilo. Scopriamo meglio chi è.
Marco Gattuso, 60 anni, è il giudice di Bologna che ha rinviato alla Cgue il decreto sui paesi sicuri. Fa parte di Magistratura Democratica, è gay, ha avuto un figlio con la gestazione per altri con il suo compagno, è pro Lgbt e relatore per eventi del Pd, uno in particolare del 17 settembre 2011 dal titolo "Gay e lesbiche, giudici e legislatori". Nel 2018 ha partecipato alla festa Nazionale di Dems nel dibattito "l'Europa dei diritti per un partito rinnovato".
Lo scorso 22 settembre ha pubblicato un documento dal titolo "Tre domande sui Paesi sicuri". "Tre problemi che si pongono avanti alla commissione territoriale e al giudice in ipotesi di manifesta infondatezza per chi viene da un Paese di origine sicuro. In particolare, ci si interroga se sia necessaria una procedura accelerata ai fini della dichiarazione di manifesta infondatezza; che valutazione debba farsi delle allegazioni del richiedente asilo ai fini della manifesta infondatezza; che valutazioni siano possibili quando oggetto del giudizio non sia il ribaltamento della presunzione, ma la sua contestazione".
Lo scorso aprile ha partecipato all’Università Roma Tre, al convegno sul tema "Immigrazione in Europa e diritti fondamentali. Quale progetto per la prossima legislatura europea?", al quale era presente anche Silvia Albano.
Nel 2019 scrisse una lettera aperta al presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. All’epoca in Regione si discuteva una legge contro l’omofobia e i cattolici del Partito Democratico cercarono di far passare un emendamento che equiparava la Gpa alla violenza di genere: "Sono un giudice del Tribunale di Bologna e insieme al mio compagno, con cui sono unito civilmente, sono papà di un bambino di quasi cinque anni, nato in California grazie a una gestazione per altre o altri. La scelta di vietarla in Italia può essere condivisa o può essere discussa, ma l’assimilazione a violenza assume un’inaccettabile connotazione ideologica, da Stato etico, che offende innanzitutto la dignità dei bambini". Un anno fa invece ha firmato un documento che si intitolava "Il diritto stia dalla parte di bambini e bambine".
"Abbiamo fatto nascere nostro figlio nel pieno rispetto delle leggi italiane, che impediscono la gpa in Italia ma certo non all’estero, e delle leggi americane, dove la gpa è ritenuta, sin dal 1993, un esercizio della autodeterminazione della donna", scriveva ancora. "La nostra gestante non è né ha mai voluto essere “madre” di nostro figlio (con cui non ha alcun legame genetico) e anche quando lo aveva in grembo lo indicava ai suoi figli non come un loro fratello, ma come nostro figlio".
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