20 Ottobre 2024
Silvia Albano, fonte Imagoeconomica
La 63enne Silvia Albano è la giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma che ha scritto la sentenza sui Cpr in Albania. Albano è presidente nazionale di Magistratura Democratica, la corrente delle cosiddette "toghe rosse". Nella sua attività la giudice si sarebbe sempre schierata con “l'ala più radicale”, tanto da fare parte del gruppo che ha guidato il distacco dalla corrente di Area Democratica per la Giustizia, accusata di non essere “sufficientemente di sinistra”.
La sentenza sui migranti in Albania è stata definita da molti una mossa “preannunciata”. Infatti, la giudice nelle settimane scorse avrebbe pubblicamente bollato il piano di Giorgia Meloni come “un accordo giuridicamente irrealizzabile” basato su “una forte limitazione del diritto di difesa”, messa in atto da un governo affetto da “schizofrenia” in materia di giustizia.
In veste di leader di Md che Silvia Albano avrebbe liquidato fin da subito il piano del governo come una “deportazione”, una violazione dei diritti umani e delle norme comunitarie, “un respingimento collettivo che è vietato dalle direttive europee”. Quando il Tribunale di Catania aveva liberato 3 migranti clandestini trattenuti in base alla nuova legge, la giudice aveva commentato: “Si tratta di principi elementari cui applicazione, soprattutto nella materia del diritto dell'immigrazione, dà luogo a reazioni scomposte”.
Secondo molti la Albano era pienamente consapevole di mettersi in “rotta di collisione” col governo quando ha firmato l'annullamento del trattenimento dei migranti in Albania. La giudice avrebbe anche “piena tutela” da parte della sua superiore e “stimata” diretta, il presidente della sezione immigrazione Luciana Sangiovanni, che infatti ieri ha emanato un comunicato stampa rivendicando la correttezza della decisione. Sangiovanni aveva spiegato che “i trattenimenti non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali”, sanciti dalla corte di giustizia europea.
“È impossibile riconoscere come Paesi sicuri gli Stati di provenienza delle persone trattenute”, hanno dichiarato i magistrati del tribunale per i migranti di Roma giustificando il diniego della convalida del trattenimento dei 12 migranti in Albania, obbligando il nostro Stato a riportarli su territorio italiano. Nei documenti ufficiali del provvedimento, è emerso che le cose sarebbero diverse da quelle dichiarate pubblicamente.
Al centro della discussione c'è la lista dei Paesi sicuri stilata dall'Italia con un provvedimento ministeriale, di cui fanno parte Bangladesh ed Egitto, che sono proprio i territori di provenienza dei migranti in questione. “Trattandosi di normativa secondaria il giudice ha sempre il dovere di verificare se il Paese inserito nell'elenco risponda ai criteri stabiliti dalle norme primarie”, aggiungono i magistrati tra parentesi. Secondo molti, questa sarebbe una precisazione che sembrerebbe calpestare le leggi italiane in nome di una “pura interpretazione”.
“Così com'è il protocollo firmato tra Italia e Albania mi pare difficile possa essere attuato. Occorre una legge di ratifica da parte del Parlamento”, aveva dichiarato la giudice Albano nel novembre 2023. La ratifica del Governo c'è stata poco dopo, per poi arrivare alla firma del decreto ministeriale con la lista dei Paesi sicuri il 7 maggio scorso. I "Paesi sicuri” sarebbero quelli per cui non è possibile richiedere in alcun modo protezione internazionale né in Italia, né in Albania.
L'8 maggio 2024 la giudice aveva scritto un vademecum, sul sito di Magistratura Democratica, con i punti fondamentali a cui fare riferimento per “annientare” il protocollo. “Le conseguenze per i richiedenti asilo provenienti da un Paese incluso nella lista dei Paesi di origine sicura sono molto rilevanti in relazione alla possibilità di effettivamente far valere il proprio diritto di asilo”, si legge. E ancora: “I giudici dovranno, quindi, verificare se il Paese designato come sicuro con decreto ministeriale, possa essere effettivamente considerato tale in base a quanto stabilito dalla legge”. Secondo tanti questa sarebbe una “premonizione” che, ad oggi, sembrerebbe una linea “ad hoc” preparata da tempo per “boicottare il governo”.
Il Tribunale di Roma avrebbe poi applicato i consigli dell'Albano leader di Magistratura Democratica con una sentenza della Corte Europea del 4 ottobre 2024 che trattava il caso di un migrante in Repubblica Ceca. In questa sentenza è sottolineato che i giudici in merito ai Paesi sicuri hanno “l'obbligo di effettuare una valutazione che tenga conto, eventualmente, di nuovi elementi emersi dopo l'adozione della decisione oggetto del ricorso”.
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