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Legge Bavaglio, sanzioni più severe a giornalisti ed editori, divieto di pubblicazione per “tutti gli atti cautelari”

Nel parere presentato dal deputato Andrea Pellicini, approvato il 15 ottobre al Senato e il 16 ottobre alla Camera, si chiede al governo di “aumentare i documenti non pubblicabili” e “aumentare le sanzioni”

17 Ottobre 2024

Legge Bavaglio, sanzioni più severe a giornalisti ed editori, divieto di pubblicazione per “tutti gli atti cautelari”

Andrea Pellicini, fonte Imagoeconomica

La norma Costa, ribattezzata poi “legge bavaglio” continua ad inasprirsi con l’approvazione – il 15 e il 16 ottobre nelle commissioni Giustizia di Senato e Camera – di una proposta che prevede al governo non solo di aumentare le sanzioni ai giornalisti, ma anche di estendere gli atti non pubblicabili e di coinvolgere nelle sanzioni anche gli editori. A prevederlo è il parere presentato dal deputato FDI Andrea Pellicini allo schema di decreto legislativo per l'attuazione della norma.

A dicembre dello scorso anno la norma aveva già subito inasprimenti quando Enrico Costa, deputato eletto con Azione e spostato qualche settimana fa in Forza Italia, aveva presentato un emendamento che delegava il governo a vietare la “pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare fino al termine dell’udienza preliminare” o comunque fino alla fine delle indagini. Infatti, sarà possibile fare solo una vaga sintesi del provvedimento senza alcun riferimento preciso.

Legge Bavaglio, sanzioni più severe a giornalisti ed editori

La “legge bavaglio”, ha avuto un percorso travagliato di quasi un anno in cui erano state presentate diverse proposte (poi ritirate) che erano arrivate anche a ipotizzare il carcere per i giornalisti, piuttosto che l'emendamento al ddl cybersicurezza dello stesso Costa, che mirava a punire chi pubblicava atti ottenuti illecitamente, o di Calderone che voleva estendere le norme in tema di ricettazione e riciclaggio anche alla divulgazione di dati sottratti illecitamente. Queste erano state, secondo molti, “chiare reazioni” dopo il caso Striano e dei cosiddetti dossieraggi.

Il carcere per ora non è in programma ma la stretta sugli atti pubblicabili è passata ed entro poco potrà diventerà operativa. Lo scorso 4 settembre il governo ha infatti approvato lo schema di decreto legislativo che ogni anno adegua la normativa italiana a quella comunitaria e che, tra le altre cose, recepiva la norma Costa, in applicazione della direttiva 343 del 2016 sulla presunzione di innocenza.

Il testo che in questi giorni è passato alle commissioni Giustizia di Senato e Camera per un parere non vincolante, tornerà in Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva. In queste sedi, la maggioranza di governo, ha proposto di irrigidire ulteriormente il divieto che mette in “serio pericolo” la libertà d'informazione.

Il parere di Andrea Pellicini

Nel parere presentato dal deputato Pellicini, approvato il 15 ottobre al Senato e il 16 ottobre alla Camera, si chiede al governo di “aumentare i documenti non pubblicabili” e “aumentare le sanzioni”. Sul primo punto le due commissioni hanno invitato l’esecutivo a estendere il divieto di pubblicazione “a tutte le misure cautelari personali” o ad altri provvedimenti che “possono essere emessi nel procedimento cautelare”.

In sostanza, di tutti gli atti che intervengono nelle fasi che precedono un processo, come ad esempio, decreti di sequestro o perquisizione, le ordinanze del Riesame contro la custodia cautelare, provvedimenti come il divieto di espatrio o l’obbligo di dimora, la sospensione dall’esercizio di un ufficio pubblico, e tanto altro. Secondo il pareri questi provvedimenti appena citati, se pubblicati, possono produrre “analoghi effetti sovrapponibili a quelli della sola ordinanza di custodia cautelare”.

La vera novità è però che le commissioni di Camera e Senato hanno chiesto al governo di estendere l’elenco delle persone sanzionabili anche agli editori secondo un sistema di “quote” determinate in base al peso economico delle aziende. Multe che potrebbero arrivare fino a “mezzo milione di euro”. Inoltre, questo comporterebbe il rischio che gli editori possano fare pressioni sui giornalisti.

Le parole di Costante

La segretaria generale dell’Fnsi, Alessandra Costante ha denunciato l'inasprimento, definendolo una “manganellata”: “Dietro la presunzione di non colpevolezza il governo si appresta a peggiorare ulteriormente la norma Costa, estendendo il divieto a tutti gli atti cautelari, compresi i sequestri disposti dal Gip. Ai giornalisti, come ormai ci ha abituato il governo, la manganellata di sanzioni economiche. E questa volta il manganello sanzionatorio dovrebbe toccare anche gli editori perché per una certa politica le notizie non rientrano nel diritto all’informazione stabilito dall’articolo 21 della Costituzione, ma sono solo un modo per vendere i giornali”, ha dichiarato la segretaria.

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