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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Ha ragione Silvana de Mari: dopo le ammissioni di Aifa, qualcuno molto in alto dovrebbe dimettersi

E non sono gli zelanti carnefici di Draghi, Conte e Speranza: quelli erano solo manovalanza per un regime finito abbondantemente fuori dalla Costituzione. Ma chi la Costituzione doveva proteggere, a tutela di tutti? Troppo comodo adesso far finta di niente...

17 Agosto 2024

Ti vaccini cover

Niente aveva senso, tutto era pretesto: le schedature di massa, le reclusioni, le punizioni, le vaccinazioni costrittive, queste ultime non proprio inutili, casomai letali, a doppio senso: molti come me si sono ammalati, non pochi sono morti, per averle assunte, altri per averle rifiutate guadagnandosi un inferno di persecuzioni, sospensioni, radiazioni, tutta roba che cova, avvelena il fisico quanto una tripla dose e infine esplode. Ma ecco come si esprimevano i volonterosi carnefici di Conte prima, di Draghi poi, di Speranza sempre (tratto dal mio libro “Non ti vaccini, ti ammali muori”, autoprodotto e disponibile su Amazon): “Oggi la parola d'ordine è: dimenticare, superare, “perdonare”, tutto passi in cavalleria: ma proprio no, nessun oblio, nessun perdono, nessuna pietà. Per nessuno, da una parte e dall’altra, e meno di tutti per le Myrta Merlino, nominata cavaliere dal Mattarella garante del regime sanitario, una passata dal trangugiare involtini cinesi alle mille trasmissioni fobiche contro i novax; per le Lucarelli, stessa parabola alimentare e ideologica, la ricordate, prima si strafocava perché “non c'era pericolo, chi teme il Covid è uno squilibrato”, poi, nell'arco di una luna, “Madonna come vorrei vedere i novax ridotti a poltiglia verde”; per l'ex moroso Scanzi, l'influencer “Puttana di una troia impestata, è solo un raffreddore, io devo fare teatro”, presto riconvertito al terrore, la sedicente “rockstar del giornalismo” che si cagava in mano tanto dal saltare la fila, in modo inverecondo, per spuntare un vaccino anzitempo e sperava di divertirsi “a vederli cascare morti come mosche”; nessun oblio per Paolo Guzzanti, “Minacciano le persone, creano terrorismo, vanno arrestati”; per il vironarciso Burioni, “Vanno messi agli arresti domiciliari, chiusi in casa come dei sorci”; per la viropiddina Morani, “Sono pericolosi, non voglio essere infettata da loro”; per il provocatore piddino Parenzo, “I rider devono sputargli nel cibo”; per l'infermiere Cesare Manzini, “Sarò felice di mettergli le sonde nei posti giusti, lo farò con un pizzico di piacere in più”; per la collega Carlotta Saporetti, “Mi impegnerò per staccargli la spina”; per l'altra collega Francesca Bertellotti, “Gli bucherò la vena dieci volte fingendo di sbagliarmi, poi altro mi verrà in mente”; per la collega Sara Della Torre, “Li intubo senza anestesia poi gli chiedo come stanno”; per la collega Vania Zavater, “Il Covid gli sembrerà una gita rispetto a quello che gli faremo”; per la collega influencer Marty Benedetti, “Irresponsabili, pericolosi, io mi consumo per loro” (con i segni della mascherina in faccia: seguono foto di vacanze a Dubai); per il gastroenterologo Nino Cartabellotta padrone della fondazione Gimbe nonché autore di originalissime filastrocche alla Gianni Rodari supervax: “A Natale una grande tavolata solo se parentela tutta vaccinata, per il cugino che non ha fatto il vaccino solo un tramezzino nello stanzino” (farsi curare da uno così?); per la dottoressa Marianna Rubino, “Fosse per me farei le camere a gas”; per il collega Giuseppe Gigantino, “campi di sterminio per chi non si vaccina”, per il collega Mirco Doc Ribul, “Ricoverare amici non vaccinati lo trovo uno dei momenti più straordinari dell'umanità”; per il collega Filippo Maiolini, “Più duri, discriminare ovunque chi non si vaccina”; per il primario pesarese Umberto Gnudi, “Vi curo ma mi fate schifo”; per il virologo da passerella Bassetti, “Criminali, vanno perseguiti come i mafiosi”; per il giornalista Sebastiano Messina, “I cani possono sempre entrare, voi, come è giusto, restate fuori”; per la collega Laura Cesaretti, “Non sarà bello augurare la morte, ma chi sentirebbe la mancanza dei novax?”; per il collega Stefano Feltri, “Vanno esclusi dalla vita civile”; per il collega Luca Telese, “Teste di cazzo, mandategli i carabinieri a casa”; per la collega Lucia Annunziata, “Lo stato prenda per i collo i refrattari”; per il collega Alfredo Faieta, “Pulizia etnica come in Ruanda con lo sterminio dei Tutsi”; per l'ex sindacalista Giuliano Cazzola, “Serve Bava Beccaris che li sfami con le cannonate”; per l'assessore Mauro Felicori, “Vagoni separati per i non vaccinati”; per il vicesindaco Giovanni Spano, “Prego Dio che si infettino fra loro e muoiano velocemente”; per il viceministro Pierpaolo Sileri, “Vi renderemo la vita un inferno, vi faremo impazzire”; per il ministro Renato Brunetta, “Il greenpass serve a schiacciare gli opportunisti ai massimi livelli (cioè il suo?, ndA)”; per il governatore toscano Giani, “I novax fuori dai luoghi pubblici”; per il collega ligure Giovanni Toti, “I novax sono i nostri talebani” (si è visto poi che truccava i dati dei contagi “così ne vacciniamo di più”, in un mar di grasse risate); per l'assessore alla sanità del Lazio Alessio d'Amato, “I novax dovranno pagarsi i ricoveri”; per la senatrice Licia Ronzulli, “Irresponsabili, parassiti, opportunisti, fanno ammalare tutti”; per il viroassessore pugliese Lopalco, “A casa mia i non vaccinati non entrano”; per il collega Pregliasco, “Niente scuola ai bimbi non vaccinati; rapporti sessuali meglio da soli, con maschera e mai oltre i 15 minuti”; per il costituzionalista piddino Sabino Cassese, “Colpevoli di non essersi vaccinati, debbono pagare almeno una parte delle cure mediche”; per il cantante (?) J-Ax, “Provo odio verso i novax”; per l'astropiddina Samantha Cristoforetti con le sue fatwe spaziali, “no ai ciarlatani su facebook, io mi vaccino perché mi fido delle istituzioni” (specie se del suo stesso partito); come Alessandro Gassman, figlio d'arte senz'arte: “Niente vaccino? Allora non entrino nei ristoranti e nei negozi”; come Claudio Amendola, collega di Gassman: “Me so fatto er vaccino e ho detto aaah, se sta bbene, io so' n'Astrazecone, ma chi nun se 'o fa è solo 'n probblema de gnoranza, so' gnoranti”; come Claudio Bisio, cabarettista comunista: “Chi non vuole il greenpass (cioè non si vaccina) stia chiuso in casa, non c'è Salvini che tenga”; per i Maneskin, pompatissimo gruppo pop di bimbiminkia: “Ripijateve: voi novax siete come i terrapiattisti” (li ritroveremo presto a fare i testimonial della Baronessa Ursula von der Ladren)”.

Ovviamente nessuno di questi oggi fa una piega a fronte delle definitive ammissioni da Aifa, che li sputtanano: roba da andarsi a nascondere per il resto della vita, come fra Cristoforo. Invece insistono, più tronfi che mai. Silvana de Mari pretende formali scuse da questo lugubre parterre di propagandisti e attivisti del male: io non le voglio, non le accoglierei se mai arrivassero (invece la ringalluzzita Ronzulli, grottescamente a capo della Commissione Covid, è già ripartita con le minacce), mentre su una cosa mi unisco a Silvana: abbiamo un Capo dello Stato che un simile scempio ha avallato col silenzio; e quello scempio conservava tutti i tratti di un furore criminale e comunque anticostituzionale. E che ci sta a fare un Presidente se rinuncia a far valere la Costituzione a tutela di tutti? Lo stesso silenzio Mattarella adopera oggi, mentre avrebbe il dovere istituzionale, politico ed etico di riconoscere che la situazione si era incanaglita, che lui stesso fu improvvido come uomo e come Capo di Stato, per esempio quando predicava “non si invochi la libertà per non vaccinarsi, non venga dato spazio ai novax”. Fare finta di niente non è consentito a un Presidente, per quanto all’italiana: mi unisco a Silvana non nel chiedere scuse che non mi servono a niente (le scuse valgono a misura della stima che nutro per chi me le pone), ma nel chiedere le dimissioni. Senza alcuna aspettativa, è chiaro, con intento puramente retorico, nessuno qui è nato ieri: ma già chiederle è significativo in quanto sacrosanto: dà la misura di quanto fosse finito oltre la legge, fuori dalla legge quel sistema, quel regime che il vertice dello Stato avrebbe dovuto correggere, perché si reggeva su bugie conclamate e sulla repressione violenta di chi osava contestarle.

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