09 Agosto 2024
Fonte: LaPresse
Le associazioni di categoria dei balneari Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti, deluse dal Governo Meloni per non aver rispettato gli impegni presi in campagna elettorale in merito alla proroga automatica delle concessioni marittime che va avanti ormai da 15 anni, hanno indetto una settimana fa uno "sciopero dell’ombrellone" per oggi venerdì 9 agosto: un’iniziativa simbolica per manifestare contro l’inevitabile messa a gara delle concessioni, imposta dal regolamento Ue noto come direttiva Bolkestein e contro la mancata regolamentazione del settore. Fonti dell’esecutivo hanno annunciato che un provvedimento di riordino della materia sarà discusso in una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri, ma la pazienza della categoria è ormai esaurita, tanto che lo sciopero ha preso il via. Eppure, l’adesione a questa protesta non appare massiccia, poiché mentre i due sindacati aderenti Sib e Fiba chiedono un diritto di prelazione per i concessionari uscenti e/o indennizzi, alcune delle principali associazioni, tra cui Assobalneari-Confindustria e Base Balneare, si oppongono in toto alla messa a gara delle concessioni e ritengono che uno sciopero penalizzerebbe solo i consumatori. "Non vi è ancora alcun provvedimento legislativo che dia certezza gli operatori pubblici e privati sulla questione balneare", avevano affermato in una nota congiunta dello scorso 7 agosto, Antonio Capacchione, Presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe-Confcommercio e Maurizio Rustignoli, Presidente di Fiba-Confesercenti.Per le principali forze politiche di destra, che avevano promesso di proteggere la categoria, la questione appare ora come un problema molto complesso.
Nel corso della campagna elettorale del 2022, infatti, i maggiori esponenti della maggioranza di destra al Governo in Italia avevano promesso di difendere gli interessi dei concessionari balneari, opponendosi con forza all’applicazione della direttiva Ue Bolkestein, la quale imponeva la messa a gara delle concessioni demaniali marittime. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (Fdi), si era espressa così: "Fratelli d’Italia continuerà a dare battaglia in Parlamento e in ogni sede per difendere il futuro di migliaia di imprese e lavoratori" (19 maggio 2022); il forzista Maurizio Gasparri aveva dichiarato: "Al futuro del settore penserà il prossimo governo di centrodestra con Forza Italia come sempre dalla parte delle aziende e dei lavoratori italiani" (2 settembre 2022) e il leader del Carroccio Matteo Salvini: "Scorretto che a 20 giorni dalle elezioni qualcuno voglia correre coi decreti attuativi della Bolkestein, siano il nuovo Parlamento e il nuovo governo a occuparsene" (3 settembre 2022). I tre si erano impegnati pubblicamente a sostenere la causa dei balneari contro una normativa europea che, secondo loro, avrebbe favorito le multinazionali straniere a scapito delle piccole imprese locali. Due anni dopo, tuttavia, queste promesse si sono rivelate difficili da mantenere e il malcontento tra le associazioni di categoria è cresciuto dopo che il tentativo del governo di contrastare l’attuazione della direttiva Bolkestein a livello europeo è fallito, lasciando i balneari, un tempo privilegiati e sostenuti dal centrodestra, in una situazione di incertezza e rabbia.
Ad ogni modo, nel 2022 Fratelli d’Italia era stato l’unico partito a votare contro il disegno di legge sulla concorrenza, il quale fissava la scadenza delle concessioni demaniali marittime al 31 dicembre 2023 e che obbligava alla riassegnazione tramite gare entro la fine dell’anno successivo, il 2024, come previsto dalla Bolkestein. Quando la Meloni è diventata Presidente del Consiglio, i concessionari hanno sperato che avrebbe trovato un modo per evitare i bandi di gara, temendo che questi avrebbero portato all’ingresso di grandi multinazionali nel settore e a un conseguente aumento dei prezzi per i consumatori. Tuttavia, nonostante un primo rinvio inserito nel decreto Milleproroghe, la normativa europea e la sentenza del Consiglio di Stato del 2021 ne hanno reso impossibili di ulteriori. il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva richiamato l’esecutivo a garantire il rispetto delle regole della concorrenza e a tutelare i diritti di tutti gli imprenditori coinvolti. Di fronte a questa pressione, il governo aveva cercato di prendere tempo, istituendo un tavolo interministeriale per la rilevazione delle concessioni di beni pubblici per dimostrare che queste coprono solo una piccola quota delle coste italiane e che le spiagge non sono una risorsa scarsa nel nostro paese, dunque non necessiterebbero di essere soggette alla direttiva Bolkestein. Nel dettaglio, secondo la mappatura realizzata l’Italia sarebbe dotata di 426mila metri quadri di demanio marittimo di cui solo 77.100 occupati: il 18%. Numeri a cui si arriva includendo nel conteggio dei litorali anche aree industriali, militari e portuali nonché zone rocciose e montuose su cui è impensabile aprire stabilimenti. Ricevuto il rapporto, Bruxelles non aveva apprezzato: a novembre 2023 la Commissione Ue aveva fatto sapere che la procedura di infrazione avviata nei confronti l’Italia nel 2020 per mancata applicazione della direttiva in materia sarebbe andata avanti, procedendo all’invio di un "parere motivato" a Roma e al quale il Governo italiano avrebbe dovuto rispondere entro due mesi. In quel parere, si bocciava la mappatura definendo i dati "non idonei a dimostrare che su tutto il territorio italiano non vi è scarsità di risorse naturali oggetto di concessioni balneari".
Nonostante la Commissione Europea abbia proseguito con la procedura di infrazione, l’esecutivo italiano a gennaio aveva continuato a rinviare, con il Consiglio dei Ministri (Cdm) intento ad ufficializzare la necessità di stabilire nuovi "criteri tecnici" per determinare la scarsità della risorsa naturale e nel frattempo chiedendo agli enti locali di non intraprendere iniziative che possano avere ripercussioni negative sul sistema economico e sociale legato alle concessioni balneari. Tuttavia, molti Comuni (inclusi quelli governati dalla destra), hanno iniziato a mettere all’asta le stesse concessioni, provocando la furia delle associazioni di categoria. Mercoledì scorso, durante una conferenza stampa, il ministro per gli Affari europei e per il Pnrr, Raffaele Fitto, ha dichiarato che non è stata adottata alcuna misura in materia a causa della complessità del confronto con la Commissione Europea. Anche Matteo Salvini, intervenendo al Versiliana Festival, ha ammesso che per ottenere la prelazione e gli indennizzi per i balneari sarà necessario l’ok dell’Europa, confermando che imporsi alla Unione Europea non è così semplice come si credeva.
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