06 Aprile 2024
John Elkann, fonte: imagoeconomica
Prosegue il piano di razionalizzazione delle testate da parte del Gruppo GEDI. John Elkann è riuscito in poco meno di 5 anni a ridimensionare il gruppo editoriale che il principe Carlo Caracciolo, suo prozio aveva creato in 15 anni. Del resto, i dati di vendita parlano chiaro. La carta stampata tira sempre di meno e soprattutto a livello locale non è strategica per gli interessi del gruppo EXOR. Per questo il recente accordo per la cessione del Secolo XIX al gruppo MSC dell’armatore Aponte si inquadra in questa direzione.
Soddisfatto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti che ha salutato l’arrivo di MSC come “una delle società più importanti e solide del mondo finanziariamente non solida ma addirittura florida. È un gruppo imprenditoriale che con la Liguria ha una serie di importanti collaborazioni sulla logistica, sulle crociere e credo che possa essere un'ottima opportunità per un giornale che evidentemente l'editore attuale ha deciso non essere più strategico, ma che trova evidentemente un nuovo editore solido, sano, serio, internazionale che non può far altro che rilanciare e puntare sulla testata”.
Meno contenti i giornalisti del Secolo XIX, che tramite il Comitato di redazione sono attivi “per mettere in campo tutte le azioni necessarie per la salvaguardia dei posti di lavoro e delle attuali condizioni contrattuali a tutela dell'autonomia della testata e della qualità dell'informazione”. In prima linea anche la FNSI, visto che la segretaria Alessandra Costante proviene proprio dal Secolo XIX. Sul piede di guerra anche le rappresentanze sindacali dei giornalisti delle testate rimaste nel gruppo GEDI, che “non ripongono più alcuna fiducia nelle parole dell'attuale management”, e che in un lungo comunicato spiegano che “nessuno di noi ha mai compreso il senso imprenditoriale dell'acquisto di GEDI, gruppo editoriale che ha avuto un ruolo nella storia di questo Paese, fatto a pezzi uno ad uno, smantellato senza alcuna strategia, con testate con anche oltre 100 anni di storia rimpiazzate da siti tutti centrati sul marketing e sulla vendita di prodotti. In passato abbiamo posto questa domanda, in maniera diretta, all'amministratore delegato Maurizio Scanavino («perché comprare GEDI per poi smantellarla?»), senza ricevere una risposta. Riteniamo questa una storia triste per il valore che ha, in una democrazia, il giornalismo.
Sia quello locale che quello nazionale, senza distinzione”. In tanti ora si chiedono quali saranno le prossime mosse di John Elkann nell’editoria. Bisogna ricordare che quando nel 2020 fu acquistato dalla famiglia Agnelli-Elkann, il gruppo editoriale GEDI possedeva oltre alle testate nazionali ben 14 giornali locali, che sono stati via via ceduti. Nell’ambiente si mormora da tempo che il gruppo EXOR, che controlla GEDI, intende mantenere un piede nella carta stampata solo attraverso La Stampa, storico quotidiano di famiglia. Per questo non ci sono perplessità a cedere la Repubblica al miglior offerente. Uno scenario che, come avevamo anticipato, spaventa non poco l’area politica del centrosinistra, e in particolare del Partito Democratico, tanto che sono in corso ragionamenti su come organizzare una cordata per rilevare la testata ed evitare che finisca in mani ritenute sbagliate, ovvero che si ripeta quanto sta accadendo per l'Agi.
Al Gruppo GEDI restano ancora due testate locali, La Sentinella Canavese e La Provincia Pavese. La Sentinella, quotidiano molto piccolo anche dal punto di vista del personale, dovrebbe restare in famiglia, visto che copre l’area ad est di Torino per arrivare fino alla Valle d’Aosta. Diverso invece il futuro per la Provincia Pavese, visto che da tempo si parla di una cessione.
Nelle scorse settimane si era parlato di un interesse anche da parte della Confagricoltura locale. Per questo i giornalisti sono da tempo in stato di agitazione e nelle scorse settimane il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha incontrato anche il Comitato di redazione. Attualmente sono 22 i giornalisti che lavorano nel quotidiano. Infine, oltre a testate web e magazine (come Limes), ci sono le radio. Queste godono di ottima salute e al momento non si parla di alcuna cessione. Del resto, le tre emittenti del Gruppo GEDI sono in crescita, come attestano i recenti dati pubblicati da RadioTER, relativi agli ascolti del mezzo Radio che nell'Anno 2023 registra ben 36,3 milioni di ascoltatori medi giornalieri (+7,5% rispetto al 2022) e 7,2 milioni nel quarto d'ora medio (+14,1%). Radio Deejay ottiene il primo posto nella graduatoria del quarto d'ora medio (AQH) con 675 mila ascoltatori (+48,0% rispetto all'anno precedente) e supera i 5,5 milioni (5.509 mila, +17,8%) di ascoltatori nel Giorno Medio dove conquista la seconda posizione nel II Semestre 2023 con 5.624 mila ascoltatori. Bene Radio Capital con 140 mila ascoltatori nell'AQH (+17,6%) e 1.338 mila ascoltatori nel Giorno Medio (+2,9%), valore che raggiunge i 1.405 mila nel II Semestre 2023. In ulteriore crescita Radio m2o che ottiene il suo massimo storico sia nell'AQH con 176 mila ascoltatori (+34,4%) sia nel Giorno Medio con 1.766 ascoltatori (+11,0%, con il valore del II Semestre 2023 che sale a 1.848 mila). Risultati confermati dalla raccolta pubblicitaria (con trend nel periodo gennaio-novembre 2023 superiore al +7,0% registrato dal mercato), dall'adesione del pubblico ai vari eventi sul territorio ai primati social, digital e di OnePodcast, progetto leader in Italia con oltre 17 milioni di streaming/mese e con la serie Elisa True Crime che ha raggiunto la vetta nella classifica di Spotify dei podcast più ascoltati del 2023.
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