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Sarkozy: "Merkel e io consigliammo a Berlusconi le dimissioni nel 2011", un vergognoso golpe europeo contro l'Italia

’amarezza che rimane da questa vergognosa vicenda, ufficializzata dagli scritti di Sarkozy, è che a questa mattanza, abbiano partecipato attivamente alcuni uomini al vertice delle nostre istituzioni, che nessun tribunale mai giudicherà, ma che la storia bollerà certamente di connivenza, con interessi contrari a quelli del proprio paese

25 Agosto 2023

Sarkozy: "Merkel e io consigliammo a Berlusconi le dimissioni", un vergognoso golpe europeo contro l'Italia

Fonte: imagoeconomica

Le rivelazioni di Nicolas Sarkozy, contenute nel libro di memorie appena pubblicato, hanno ufficializzato notizie già conosciute, ma mai raccontate finora dai protagonisti.
Nel 2011, lo Stato Italiano presentava un debito pubblico di 1.897 miliardi di euro, pari al 119,70% del PIL, mentre nel 2O22, tale debito è cresciuto fino a 2.757 miliardi di euro, pari al 144,40% del PIL, con un incremento cioè di oltre il 50%.
Nel mese di giugno del 2011, lo spread BTP/BUND, veleggiava inoltre intorno agli accettabili 120 punti base, la nostra economia era in ripresa ed i nostri conti pubblici erano considerati mediamente in ordine. Una situazione sotto controllo quindi, anche perché l’Italia, per merito del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, era fra i paesi europei che avevano assorbito bene l’impatto devastante del crollo di Lehman Brothers, insieme alla crisi finanziaria mondiale. Apprendiamo oggi, dalle memorie, che l’opinione del Presidente Francese e della Cancelliera Tedesca era invece radicalmente diversa. Per loro l’Italia era sull’orlo del baratro, come già la Grecia, che la Commissione Europea aveva appena messo al tappeto, per salvare le banche francesi e tedesche. Alla fine dell’estate del 2011, la Deutsche Bank pertanto, senza motivi plausibili di ordine finanziario, vendeva all’improvviso l’enorme cifra di nove miliardi di titoli di Stato Italiani, creando il panico sui mercati internazionali verso il nostro paese, con la conseguente salita dello spread, arrivato in poco tempo, a 500 punti base. Contemporaneamente si era scatenata una feroce campagna mediatica, scatenata dai giornali cosiddetti progressisti, dentro e fuori dal nostro paese. Nella primavera di quello stesso anno però, erano già successi alcuni fatti eclatanti. Colpiti dallo tsunami delle cosiddette primavere arabe, reclamizzate ed organizzate, si dice, dai servizi segreti occidentali, alcuni storici leaders del Medio Oriente, quali Hosni Mubarak in Egitto, e Ben Ali’ in Tunisia erano stati violentemente estromessi dal potere. A Muammar Gheddafi, era stata riservata invece una sorte ancora peggiore. Attraverso un’azione militare coordinata tra i governi Francese, Tedesco, Inglese e degli Stati Uniti, il potente Leader Libico, era stato barbaramente ucciso, dopo la proditoria invasione del suo paese. Oggi veniamo infine a sapere che Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, in quell’oscuro periodo, con la copertura del Presidente della Repubblica Italiana, che aveva già organizzato la successione, intimavano a Silvio Berlusconi le dimissioni da Presidente del Consiglio.
Perché tutto questo? Vilfredo Pareto, uno dei maggiori economisti e pensatori italiani tra il XIX e XX Secolo, sostiene che la bussola che orienta la politica sono sempre gli interessi economici. Che cosa successe dunque nell’autunno del 2011? Successe che il Governo Berlusconi, in quasi 10 anni di attività, aveva stretto legami politici ed economici fortissimi, con i principali paesi produttori di materie prime energetiche, già collegati conl’Italia attraverso importanti gasdotti ed oleodotti, quali Russia, Libia, Egitto, Tunisia ed Algeria. In più, per creare un collegamento diretto dalla Russia all’Europa, attraverso il Mar Nero, l’Italia aveva promosso la costruzione del gasdotto South Stream, integrativo all’esistente gasdotto NorthStream, che collega la Siberia al sud Europa, attraverso la Germania. Tale seconda infrastruttura avrebbe raggiunto la Grecia, per approdare poi nella nostra Puglia. Una strategia di politica estera certamente a largo raggio, che aveva posizionato il Gruppo Eni, al centro del sistema energetico europeo e mondiale. Una strategia forse troppo planetaria, per un paese ritenuto di secondo livello dai padroni del pianeta, che volevano evitare a tutti i costi, che venissero intaccati i loro consolidati interessi internazionali. Si stava consumando pertanto un caso Mattei bis, con la differenza che, in questa circostanza, a Berlusconi non si chiedeva il sacrificio della vita, ma soltanto la rinuncia al potere, con magari l’aggiunta di qualche mese di galera.
L’amarezza che rimane da questa vergognosa vicenda, ufficializzata dagli scritti di Sarkozy, è che a questa mattanza, abbiano partecipato attivamente alcuni uomini al vertice delle nostre istituzioni, che nessun tribunale mai giudicherà, ma che la storia bollerà certamente di connivenza, con interessi contrari a quelli del proprio paese.

Di Pierfranco Faletti.

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