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L'Italia di Mattarella: un paese senza sovranità, senza identità, consegnato all'Unione

L'incauto Lollobrigida agita lo spettro della sostituzione etnica? Gli risponde il capo dello stato di fatto sancendola: l'Italia agli italici, con il che l'integrazione lascia il posto alla sostituzione. In nome della UE.

22 Aprile 2023

Mattarella a Parigi

Il capo dello stato italiano va in Francia a dire in sostanza che l'Italia non ha più senso, deve ridursi a un contenitore di istanze e di invasioni come vuole l'Europa cui va consegnata ulteriore sovranità nazionale. Lo fa nell'occasione culturale di una rassegna libraria e la sua intervista sul Corriere della Sera è imbarazzante per mediocrità di riferimenti culturali, pare un comizio europeista della Bonino col suo turbante. Sono i giorni in cui un incauto ministro della repubblica ha parlato di sostituzione etnica e Mattarella chiude la questione a modo suo: non più italiani ma italici, vale a dire aspiranti italiani. Con quali margini di trattativa, di adattamento, non lo specifica. Italici, osserva Capezzone, come il parmesan, un ibrido dove i tratti originari si disperdono in un miscuglio di esigenze esterne. Da trenta, quarant'anni l'integrazione degli ultimi e dei nuovi arrivati viene smentita, è più una integrazione degli indigeni alle loro pretese e tradizioni e a Mattarella sembra andare bene così, la sua intervista sul massimo quotidiano della borghesia opportunista segna un salto di qualità: il valore retorico della integrazione superato da quello, inedito, della sostituzione. Il presidente italiano non si preoccupa del poderoso attacco che la burocrazia mafiosa di Bruxelles scatena ogni giorno contro l'Italia e in particolare in questa primavera del 2023: una furia di nuovi adempimenti e di nuovi balzelli tale da allarmare perfino l'eurofilo Sole 24 Ore: “Costì fuori controllo”, alludendo a nuove bastonate quanto a carburanti, abitazioni, immobili commerciali, comparti industriali e agricoli e soprattutto energia di sopravvivenza: già la cosiddetta ecotassa fa impennare il prezzo del gas, della luce, insomma delle bollette da qui al 2027, con tutto che lo scorso inverno le abbiamo avute già triplicate se non peggio. È la tabella di marcia del WEF del burattinaio Schawb e degli altri apprenti sorcier, la Von Der Leyen, i Timmermans che dicono: le regole sono queste, il futuro che vi aspetta è questo, la sostenibilità è di chi può sostenerla, gli altri che si impicchino.

L'obiettivo del taglio del 55% dei gas serra è a dir poco demenziale, l'orizzonte zero CO2 addirittura suicida, ma non si discute, proprio Mattarella ha teorizzato per l'ennesima volta la censura che esce dalla dittatura più o meno morbida: “Contrastare la falsa informazione” sia in tema di ecologia vaneggiante o di Covid o di invasioni nell'Est europa. Falsa come intende lui e come intende l'Europa. Ma se solo nell'acciaio queste politiche da manicomio criminale provocano tagli produttivi nell'ordine dei 7 miliardi di euro! Ma se a giovarsene sono i paesi dell'Oriente estremo che non tagliano niente e prosperano sull'autolesionismo europeo!

Una cosca non nominata, autoimposta, cresciuta come per metastasi, decide che nel 2029 non potremo più avere caldaie da riscaldamento, solo “pompe di calore”, costosissime, zero condizionatori, come pretendeva Draghi per “vincere la guerra” contro la Russia, e altre diavolerie di dubbio effetto ma di sicuro dissesto: e Mattarella, per conto dell'Europa, dice che poi ci deve pensare la narrazione ufficiale e unica a convincere gli italiani che è la soluzione migliore e comunque per il loro bene. Davvero? Anche nella Milano dove non si può più circolare? Anche a Bologna dove per una grigliata il sindaco piddino ti manda i carabinieri? Costi, sembra dire il capo dello stato “italico”, da accettare nel nome di una modernità decisa a tavolino da pazzoidi votati ad avidità. Anche per ottenere un mutuo, un prestito in banca occorrerà, bisogna già adesso, dimostrare di essere “ecovirtuosi”, cosa cazzo significhi poi il disperato comune non lo può capire ma provvedono gli algoritmi e le tabelline resilienti dell'istituto di credito. Anche sulle nuove automobili compare un avviso, una vocina robotizzata che ti avvisa se stai guidando in modo virtuoso o sciagurato. C'è un impulso a irregimentare, a regolare, a mettere in fila i cittadini sempre meno cittadini, sempre più sudditi, gli italiani, per gli italici ci vuol pazienza, si debbono integrare, che non si ricordava dai grandi fascismi del secolo passato: vado in un centro commerciale, su 40 casse ne sono aperte tre e un semaforo mi blocca: quando scatta il verde posso inoltrarmi nell'area pagamenti. È una mancanza di garbo, di cortesia che ha dell'inquietante, ma la modernità è così: verde, resiliente, vagamente psichiatrica, ma non trattabile, non discutibile.

Tutto da termico a elettrico, ma fino a quando? Ieri ci bombardavano di spot, “il metano ti dà una mano”, oggi il metano è già considerato peggio della diossina e la mania elettrica non durerà molto di più, il mercato passato alle suggestioni, agli incantesimi sforna di continuo rivoluzioni punitive. È il paradosso di questo mercato non più capitalistico, un post mercato per il post liberismo che invece di escogitare nuovi desideri tira fuori nuove proibizioni, divieti sui quali cresce l'enorme affare dell'adeguamento, a costi proibitivi ma obbligatori. E non c'è tregua, anche perché non ti danno modo e tempi di capire, di orientarti: la UE sforna i suoi programmi Fit for 55, Ets, sigle da iniziati, esoteriche che nascondono le gabelle medievali, che tradiscono le solite tassazioni punitive per chi non si allinea, magari perché non può. Il clima! Il clima! Che giustifica tutto, che obbliga a tutto, come ieri la pandemia, e che tutto copre e distrugge, industria, turismo, agricoltura, allevamenti, commerci. L'Europa vara un fondo sociale da 66 miliardi per i poveri ma quanto i poveri sono costretti a versare per le follie europeiste è cento, mille volte più elevato. Cosa diavolo sarebbe questo Cbam di cui si vaneggia? Semplice, si fa per dire: è il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera. Il carbonio? Faccende da chimici assumono implicazioni, significati fiscali e morali, e l'effetto è il solito: obbligare gli importatori a procurarsi, a prezzo caro, i permessi di emissione per le merci estere di cui fornirsi. La somma falsità di questa falsissima lotta all'inquinamento sta precisamente in questo: che è fiscale, è punitiva, e dice: puoi anche inquinare basta che mi paghi, basta che rimpingui le casse europee. L'ETS è un altro: non una sigla per le auto elettriche, ma un meccanismo volto a scambiare i permessi di inquinare, che restano ma vengono scaricati sui proprietari delle case e sui loro inquilini. In soldoni, la solita tassa “verde” dall'impatto raddoppiato.

Con quali risultati? Il primo è la torsione degli stati considerati negativi a mezzo di BCE, la cui capa Lagarde annuncia uno scriteriato continuo rialzo dei tassi. La punizione dei paesi considerati a rischio è forsennata, assume metodi anche demenziali: nel censurare una legislazione discriminante di certi stati africani omofobi, l'Europa non si trattiene dall'assimilare Ungheria, Polonia e l'Italia dell'omosessualità ormai a regime, premiati in Rai, nei media in genere, nello spettacolo, quanti fanno professione di fluidità, il festival delle canzonette sanremesi è diventato una kermesse gender, non c'è serie televisiva dove le coppie omo non la facciano da padrone, è fiorito un luogocomunismo per il quale qualsiasi osservazione neutra genera escandescenze anche pretestuose nel mondo lgbt mentre tutto si può dire e fare ai puzzoni della famiglia tradizionale, della sessualità normale e desueta. Ma bisogna avvertire Giorgia Meloni che più si sfinisce a girare l'Europa, a fornire conferme di sudditanza a Bruxelles e più viene bastonata e ammonita. Il governo italiano, o italico, di destra, manda qualche segnale di contrasto dell'orgia tassatora col pretesto dell'ecologismo insano, ma sono più che altro specchietti per le allodole, tanto per dire: noi non ci arrendiamo, a parole, poi nei fatti vige la regola già ammessa dal ministro economico Giorgetti: “Quello che l'Europa vuole, noi lo facciamo”. O, per essere più precisi, come dice la segretaria piddina e sardina Elly Schlein: “In generale diciamo che ci piace portare diciamo insieme ai nostri amministratori del partito democratico verso un futuro che grazie alle nuove norme europee sempre più investe e costruisca dei cicli produttivi, diciamo della circolarità uscendo dal modello lineare e questo è il tema e in questa direzione devo dire puntano tutte le norme europee vanno sostenute”.

Siamo al vaneggiare degli ubriachi e dei mattoidi, ma forse è solo il nuovo slang italico che piace a Mattarella: parole senza senso per un futuro senza senso dove il paese che non c'è si consegna all'Europa che non c'è. Però resiliente. L'Europa ecologista è cialtrona quanto basta, i suoi falansteri consumano energia per niente, restano illuminati anche se chiusi, i camion che trasportano i bauli di plastica con gli effetti personali dei parlamentari e dei burocrati fanno la spola con Strasburgo; i migranti arrivano a frotte su carrette e ONG a nafta ma quelli non preoccupano nessuno come non destano allarme le condizioni, assai poco green nelle quali una volta sbarcati si dispongono a sopravvivere; l'Europa è per il ripopolamento delle specie animali, ma se in Friuli incautamente si riempiono di orsi dalla Croazia, orsi che poi fanno gli orsi, proliferano e all'occorrenza assaltano gli uomini, risolvono il problema sterminandone un centinaio in una volta sola e per l'Europa va bene. Del resto, il suo capo, la baronessa Ursula, non è quella che non ha avuto pace fino a che non hanno punito con la morte un lupo che aveva azzannato il suo amato cavallo da passeggio?

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