17 Aprile 2023
Incredibile, sorprendente la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra che a domanda risponde: abbiamo fatto come voleva il governo, e di seguito, ci siamo fidati di OMS Aifa, delle istituzioni corrotte che sapevamo essere corrotte e va già bene non ci abbia messo ad estro, l'Aida o ATM l'azienda dei trasporti milanesi? Ma no, credibilissimo, normalissimo, la magistratura italiana resta bizantina, curiale, abbonda in litote, “non irragionevole”, “non potendo escludere” e non si schioda da una tradizione pasticciona, approssima, faziosa. Potere nel potere, casta autoregolamentante, il che vuol dire usa a farla franca, non sente il dovere di aggiornarsi alle conoscenze, alle esigenze della società che cambia; ai tempi sì, intesi come vento che cambia, come potere mutevole, ma sempre a modo suo che è modo autoritario e spregiudicato: con le inchieste chirurgiche, con gli avvertimenti, con i pizzini, usando l'informazione che la teme e la cerca. Cosa sta dicendo la presidente Silvana Sciarra che i maligni chiamano Tito alludendo al Tito Leduc delle Sorelle Bandiera di arboriana memoria? Sta dicendo che essendo quello che era il potere attuale, andandole bene, la magistratura lo puntellava per conto del presidente della Repubblica che presiede la magistratura e ne nomina i vertici. E siccome tutti fanno parte della stessa parrocchia non c'era bisogno di chissà quali capriole.
Aggiunge, nel non detto, un corollario: se il nuovo potere, transeunte potere, vuol durare farà bene a misurarsi con noi, a maturare le leggi ideologiche che stanno bene a noi che siamo potere non transeunte ma perenne e storicamente i governi, i regimi li teniamo o li abbattiamo. La magistratura italiana si trascina, come le catene di Jackob Marley, alcune tare non emendabili: è curiale, è mediamente incompetente, è politica. Nella transizione dal fascismo alla repubblica "democratica fondata sul lavoro" i suoi esponenti furono traghettati quasi al completo dalla dittatura alla democrazia anche per volere di Togliatti, che conosceva i suoi polli; esaurita quella generazione di dinosauri, si fecero avanti i giovani turchi promossi dal centrosinistra e via via sempre più a sinistra: la magistratura come sempre fiuta il vento che cambia e i suoi giudici, i suoi pretori d'assalto teorizzano la sovversione virtuosa, il codice vivo, la legge creativa e levatrice di istanze sociali. Arrivano pronunce fortemente ideologizzate, di un marxismo onirico e forsennato, contro il sistema industriale, contro la fabbrica e la proprietà, sentenze fuori dalla legge e dal senso, ma ci sono e creano le loro conseguenze, dannose o devastanti anche perché semina di un raccolto ciclicamente perverso: ancora oggi i giudici si schierano con gli occupatori, i ladri di case, di proprietà altrui e i legittimi proprietari li rimandano delusi e se possibile mazziati, condannati a pagare le spese e il mantenimento di chi li espropria. Nel ventre infetto della cosca giudiziaria le correnti si schierano come famiglie mafiose, come metastasi ma le egemoni stanno a sinistra e ci vorrà, mezzo secolo dopo, il coming out tardivo di un mammasantissima caduto in disgrazia, l'ex capo di ANM Palamara, a confermarlo. In mezzo c'è stata Mani Pulite che era, col senno di poi, mani chirurgiche. E quindi la faida infinita con Berlusconi, verso il quale la magistratura di sinistra ne fa non un fatto tecnico, legalistico ma più personale che moralistico.
Inaffidabili e pasticcioni ma sempre autoreferenziali, tronfi, di arroganza spagnolesca. Anche all'appuntamento con il web, con internet, con le nuove tecnologie la magistratura arriva tardi, non le capisce, le sottovaluta e sì che sono tecnologie che invadono, che cambiano e magari distruggono la vita dei cittadini. Ma i giudici oscillano tra indifferenza e disprezzo divertito, vanno a tentoni, dovrebbero umilmente cercare di capire, di calare le leggi che ci sono, e che spesso sono superate, alla realtà dei nuovi crimini ma se la cavano con l'aneddotica, con certi commenti questi sì incredibili, "ah, sapeste quante me ne dicono a me" finché non tocca a loro o a qualche potente di riferimento: allora si muovono, allora mandano i periti, istruiscono i processi. Ma mai nessun potente, di alcuna risma, di qualsiasi settore, a prescindere dai crimini, è stato punito da questa magistratura penosamente machiavellica che fa fuori o cospira a bruciare chi non si adegua.
È ridicolo e patetico il grido ricorrente di quanti raggiunti dall'attenzione giudiziaria: ho piena fiducia nella magistratura. Patetico nell'uomo da niente, che non si salverà e lo sa, ridicolo nei potenti di qualsiasi risma che non debbono temere niente a parte qualche transitorio fastidio mediatico, e lo sanno. Il vizio cardine di questa nostra setta magistrale somiglia a una maledizione: dover giostrare sempre tra il bizantinismo romano delle formule, le massime, l'ipertrofia legislativa e il common sense di stampo anglosassone che serve ad orientarsi, a disboscare la foresta normativa per trovare il sole. Ma un common sense schierato, opportunistico fino all'assurdo, che di sensato ha poco e niente. Noi ci siamo fidati, dice la presidente della Consulta, parendoci "non irragionevole" l'operato del potere e nel senso di "un bilanciamento dei diritti": già esprimersi così è segno sicuro di disagio o scollamento sociale, ma il fatto è che le formule curiali nascondono il vizio di forma e di sostanza, servono a non dire che la Corte è entrata nel merito, ha fatto politica, ha puntellato il regime; e non le spettava. E, per colmo di insipienza, insiste nel rifarsi ad enti un po' a casaccio ma comunque dalle convinzioni ampiamente sbugiardate. Oggi che greenpass, QR, coprifuochi, divieti assurdi, obblighi psicotici, ricatti tutti politici servissero ad arginare un contagio pandemico non lo sostiene, al mondo, più nessuno, salvo la presidente della Corte Costituzionale italiana, Silvana Sciarra che a novembre andrà in pensione. Ma invece di fare mea culpa lo rivendica e farfuglia di bilanciamento dei diritti mentre la corte suprema ha avallato proprio l'annientamento dei diritti fondamentali, compresi nella Costituzione democratica, operato dal governo; e lo ha fatto per squisite ragioni di opportunismo, sapendo che il regime non tutelava altro che se stesso. Ce ne sarebbe abbastanza per procedere di conseguenza, ma quelli del realismo parassitario spiegano: è la prassi, si è sempre fatto così. Hanno ragione, la magistratura per tradizione non risponde a nessuno, nemmeno a se stessa e il suo garante e capo supremo approva con uno dei suoi sorrisi mandarini, siciliani. E allora avanti così, senza stupore e senza sconcerto.
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