27 Febbraio 2023
Elly Schlein, fonte: LaPresse
Alla fine ha vinto Elly Schlein. Ella è la nuova segretaria del PD, uno dei bastioni politici dell'ordine neoliberale nella sua variante left-oriented. Ha trionfato su Bonaccini. E non era poi difficile da prevedere. Noi lo dicevamo da tempo. Bonaccini è un uomo del Novecento, ancora troppo legato alla sinistra classica e ai modi borghesi e proletari. A tratti quasi un populista, quando pubblica le foto del parmigiano reggiano. Non poteva vincere lui, non era su di lui che puntava l'ordine neoliberale. Era su Elly Schlein, vestale del nuovo spirito postmoderno di una sinistra che nemmeno sa più cos'è il comunismo - "sono nata nel 1985", ha candidamente detto in tv a chi le domandava della sua posizione sul comunismo - e che pensa che la giustizia coincida con l'arcobaleno, cioè con i capricci individuali di consumo per ceti abbienti. Insomma, Elly Schlein rappresenta l'apice della metamorfosi della new left come ala sinistra del capitale, come sinistra business class per lettori di "Repubblica", cioè per semicolti subalterni. Non poteva essere altrimenti, dacché Elly Schlein rappresenta al meglio la globalizzazione neoliberale fluida e droit-de-l'hommiste, green e senza confini, sideralmente distante dagli interessi delle classi nazionali popolari e dei lavoratori. La sinistra senza popolo e senza classe. Di più, la sinistra demofobica e dalla parte della classe dominante. Con una sinistra così, davvero, la destra stessa diventa superflua.
di Diego Fusaro
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