29 Dicembre 2022
Ci stanno riprovando. Come c'era da aspettarsi, da temere, e come abbiamo scritto ieri, sono già all'opera. Già la premier Meloni mette le mani avanti: “Ci siamo mossi subito”. Su cosa? Sulla nuova apocalisse in Cina. Così, senza sapere, senza capire quanto ci sia di reale e quanto di costruito nello schema tracciato dalla baronessa Ursula, “la permacrisi” per dire uno stato di emergenza permanente, a prescindere, che giustifica se stesso con perennità circolare. E il ministro Schillaci, degno continuatore del predecessore Speranza: "Il governo italiano vorrebbe la quarantena per tutti (coloro che risultano positivi), lo stiamo chiedendo ai nostri partner europei e vedremo se è possibile, perché ci sono diverse sensibilità". Si comincia così e, velocemente, si torna alle chiusure totali, allo stato concentrazionario. “Ah, parli bene tu ma che dovrebbe fare un governante? Lasciare che la gente muoia?”. In questa obiezione, provocatoria ma di nessuna sostanza, si nasconde il nostro dramma collettivo: il Covid è stato colto come una sorta di lezione divina, di peste esoterica, lo si è affrontato a senso unico, seguendo le direttive cinesi, imitandone, per diretta ammissione, le strategie ed erano strategie perdenti, catastrofiche, come oggi il mondo constata. Ma resta la paura irrazionale, sì che nessun uomo, o donna, di potere, si sente di osare la logica e preferisce continuare nel segno della scaramanzia. “Non servirà a niente, però intanto...”.
L'irrazionale, non la fantasia, al potere: il vecchio sogno comunista si è avverato e lo porta a compimento una destra definita “fascista” mentre è solo la parte conservatrice della sinistra. Ci vuole il coraggio malato di Speranza nel dire “La strategia di Meloni ha fallito”: qui di fallito c'è anzitutto lui, ci sono i maneggi per imboscare i report dell'OMS che criticavano il governo italiano, ci sono i traffici sanitari con la Cina, la gestione di Arcuri, gli hub primulosi e petalosi, c'è la strategia identica, e ugualmente demenziale, del Covid-zero, ci sono le vaccinazioni ossessive, senza spazio per alcuna alternativa curativa, ci sono i lockdown assassini e i greenpass eversivi. Quanto a Giorgia Meloni, in carica da meno di due mesi, la sua strategia non esiste, si è limitata a traccheggiare, mantenendo una situazione già stabilizzatasi al tempo di Draghi. Quel galleggiare, congelando, ma non abolendo, le misure più inique e più controproducenti. In Italia la curva dei pazienti in gravi condizioni per Covid è – contrariamente ai vaticinii di qualche “virologo” da marciapiede - in continua flessione, se mai preoccupa l'influenza: di quale strategia perdente parla il fallimentare, ma moralmente disonesto, Speranza? Quanto al successore, Schillaci, ha subito chiesto la mano dura della matrigna UE, senza prima avere certezze quanto a situazione cinese, effettiva gravità di chissà quale variante, morbilità reale. La sua reazione, per forza di cose avallata dal primo ministro, è sull'isterico scaramantico: non sappiamo niente, intanto tamponi e quarantene, l'intendenza seguirà. Ma se la tanto osannata scienza dice che l'attuale versione del Covid è meno violenta e pericolosa dell'influenza di quest'anno, allora perché non rinchiudere subito tutti sulla base dei contagi influenzali? Se la logica è questa, diremmo che la scelta si impone.
L'attuale ministro della Salute risfodera i tamponi, a caro prezzo, perché male non fanno ovvero per mostrare di star facendo qualcosa, sia pure di facciata; riesuma le mascherine, in realtà mai tramontante, che sono il simbolo della degradazione dell'uomo libero a mentecatto; vuole la quarantena automatica, ma da che mondo e mondo la quarantena dopo un contagio si è sempre osservata naturalmente, chi era ammalato era consigliato, non obbligato ma fortemente spinto dal medico di famiglia a starsene a casa, al caldo, fino a guarigione completa e non si sognava di trasgredire anche perché non aveva ragione di farlo. Da cui la contraddizione: o il Covid è talmente poco percepito da chi lo passa, da rendere obbligatoria una misura “precauzionale” che altrimenti il contagiato non sentirebbe alcuna necessità di adottare; oppure è micidiale come vogliono farci credere, nel qual caso l'infetto si guarda bene dall'azzardare uscite spericolate.
Ma subito la sinistra di regime, unita alla sedicente destra liberale dei Berlusconi, Tajani e Ronzulli, latra al controllo, alla reintroduzione di tutto l'armamentario più lugubre. Subito i telegiornali di regime prendono a rilanciare profezie, più che notizie. Subito l'isteria dilaga e il governo di destra non ha né forza né voglia di sottrarsi. Subito lo Speranza di turno pretende di contagiare ancora tutti col suo personale disagio. Subito i telegiornali tornano negli hub vaccinali dove trovano vecchi con lo sguardo vacuo di chi non ha mai ragionato molto: “Io per me mi faccio tre vaccini insieme: voglio stare tranquillo”. Finalmente la “permacrisi” ha trovato modo di smaltire quel che restava delle 4 miliardi di dosi negoziate, ma in segreto, dalla baronessa col boss di Pfizer.
Del governo si fatica a decodificare qualsiasi decisione – è molto ambiguo, molto sfuggente dietro la cortina dei proclami da balconcino. Ma lo si direbbe sordo ad una constatazione di elementare evidenza: abbiamo fallito in passato, sotto Conte e Draghi, e in particolare sotto Mattarella, proprio perché abbiamo seguito le direttive cinesi: rovinose, sciagurate. Anche prendendo per buono il terrorismo fatto rimbalzare dai media di potere, come non osservare che la nuova, presunta, ondata del subcontinente asiatico è quanto meno agevolata da tre anni di pressioni che hanno distrutto un miliardo e mezzo di sudditi, il cui sistema immunitario è prossimo allo zero? Non è il Gryphon, ma senti che nome da cartone animato distopico, ad essere micidiale, è che qualsiasi morbo in natura ormai penetra fra i cinesi passeggiando, è un coltello nel burro del loro organismo. Solo dei cinesi? No, anche dell'Italia che è il paese ad essersi maggiormente e più a lungo uniformato in Occidente. A pezzi sistema immunitario, organismo, psiche. E non c'è dubbio che anche la prossima, più che probabile ondata autoritaria non troverà più che sporadiche opposizioni: ormai siamo malati dentro, ci sono perfino novax incalliti che invocano, con argomenti strampalati, le chiusure. Stare controllati e schiacciati, hanno scoperto in tanti, non è poi così male; è rassicurante; è educato; fa sentire isolati, sì, chiusi, sì, ma insieme. Non emarginati. Non dalla parte del torto. Quanto al potere, non ha colore. Ha solo un obiettivo, condiviso in tutte le sue sfumature: durare. A qualunque costo, a qualsiasi prezzo e con qualsivoglia modo, meglio se illecito, quanto alla legalità la si può sempre aggiustare con qualche decreto ad hoc. Ci hanno o non ci hanno insegnato che la libertà era sopravvalutata? Che era un reato e un peccato?
E allora si continui nella scia degli errori madornali e dei disastri globali. Il mondo viaggia su coordinate mai così urgenti e complesse, a reticolo di emergenze intrecciate: energetiche dirette (gas, fonti fossili, fonti rinnovabili controllate dalla Cina), energetiche derivate (i semiconduttori che alimentano dispositivi sempre più pervasivi, anche quelli controllati dalla Cina), alimentari (non c'è un problema di produzione ma di allocazione), geostrategiche (con chi stai: con un invasore seriale o con un esibizionista che, potendo, sarebbe il suo contraltare?); gli stati sociali sono allo stremo, le democrazie degenerano in negative o formali, oltre la metà degli abitanti della terra sta sotto il tallone di regimi totalitari o fortemente autoritari o tribali, il conflitto ucraino rischia di scatenare conseguenze globali se la popolazione locale non tiene, se soccombe all'offensiva di un autocrate imbevuto di una miscela atroce di zarismo e kremlinismo, l'occidente si scorda tutti i suoi redditi di cittadinanza. Tutti. Ma la realtà può attendere, anzi più è incasinata e meglio conviene ignorarla; prima c'è da affrontare la nuova ondata, e poi la prossima e quella che succederà e un'altra e un'altra ancora, così fino alla fine del tempo. E l'unico modo per salvarci, è annullarci. Chiuderci. Rinunciare a esistere come individui. Ecco perché la prospettiva di un nuovo reclusorio di massa è esecrata da pochissimi, attesa da sempre più. Zombi, ecco cosa siamo diventati. E gli zombi non guariscono.
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