27 Settembre 2022
1 e 180mila nuclei familiari per ben 2,49 milioni di persone: questi gli impressionanti dati sul Reddito di Cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle nonché tra le misure che maggiormente hanno attirato polemiche. Un giro di soldi dal volume di quasi dieci miliardi ogni anno. E, incrociando i dati dell'INPS con quelli delle elezioni, scopriamo che proprio il reddito potrebbe avere contribuito in modo significativo all'inaspettato 15% raggiunto da Conte e i suoi alle elezioni.
Basta incrociare la mappa che mostra la diffusione del Reddito di Cittadinanza con quella del risultato delle elezioni politiche per osservare come tutte le regioni in cui l'M5S è arrivato primo (nella maggioranza dei casi, perdendo comunque contro la coalizione del centrodestra, ma battendo i singoli partiti) sono quelle in cui ci sono più beneficiari dell'RdC.
Il 64,5% dei beneficiari del Reddito sono infatti provenienti dal sud e dalle isole: regioni storicamente afflitte da una cronica mancanza di lavoro e da grosse mancanze nelle infrastrutture e negli investimenti. Si potrebbe dire che il Movimento ha avuto il merito di "parlare" con questa fetta di popolazione del Meridione afflitta da problemi economici, ma la stessa osservazione, volendo essere più maligni, può essere ribaltata sostenendo che il M5S ha "comprato" i voti del sud con il Reddito di Cittadinanza, meccanismo che ricorda molto quello delle pensioni per vari governi della storia repubblicana, usate come mezzo per mantenere il consenso.
L'RdC, ricordiamolo, è una misura volta ad eliminarsi da sé: nelle origini, era inteso come un "sollievo temporaneo" per chi è in attesa di trovare lavoro, attraverso i fantomatici "navigator". Tuttavia, meno di un decimo dei beneficiari è riuscito a trovare lavoro grazie all'operato dei navigator: per contro, il numero di beneficiari è aumentato da giugno ad oggi, imponendo ulteriori spese all'erario pubblico. Il tutto per una misura che non fa altro che aumentare il lavoro in nero
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