12 Marzo 2021
Un anno difficile quello del covid, non solo per la salute ma, anche, per l’economia. La pandemia ha, infatti, messo in difficoltà diversi settori, compreso quello agricolo, del quale la Lombardia detiene il primato della produzione nazionale. Come sta, quindi, il settore agricolo lombardo, dopo più di un anno di Covid 19? Abbiamo fatto il punto con l’assessore regionale alla Caccia ed all’Agricoltura Fabio Rolfi per capire quanto il settore in questione abbia sofferto.
Superato, purtroppo, un anno dall’inizio della pandemia come quali sono le condizioni dell’agricoltura lombarda? Quali i danni e come è possibile intervenire per limitarli?
Rispetto al 2019, l’agricoltura lombarda nel 2020 ha fatto registrare un -3% soprattutto per la riduzione dei prezzi. Alcuni settori sono cresciuti molto e altri hanno avuto maggiori difficoltà. Per le produzioni zootecniche per esempio i prezzi sono calati del 7%. Le difficoltà sono legate alle limitazioni agli scambi internazionali, alla chiusura prolungata di bar e ristoranti, alle limitazioni alle cerimonie, alla contrazione dei flussi turistici: fattori che hanno colpito soprattutto i comparti florovivaistico, orticolo, vinicolo, lattiero. La maggior parte degli imprenditori agricoli si è comunque dichiarata ottimista sul futuri post Covid e sulla capacità di recuperare le perdite subite: la pandemia ha evidenziato la centralità e le caratteristiche di eccellenza del comparto agricolo lombardo. La Regione è intervenuta con ristori per 20 milioni di euro, ma è chiaro che sul lungo termine bisogna rilanciare i nostri prodotti puntando sulla comunicazione della qualità, della territorialità e della sicurezza alimentare.
Problema importante del territorio lombardo, in particolare di alcune aree, quella della proliferazione di cinghiali, con tutte le problematiche connesse. Con il covid e le la limitazione dell’attività venatoria il lavoro di contenimento è divenuto più difficile. A che punto siamo?
Nella stagione venatoria 20/21 gli abbattimenti di cinghiali in Lombardia sono diminuiti a causa del lockdown e della sospensione delle attività di caccia. La Regione Lombardia ha già sfruttato tutte le possibilità concesse dalla normativa nazionale. Con la nuova legge regionale abbiamo introdotto la possibilità di effettuare la caccia di selezione al cinghiale durante tutto l'anno anche nelle ore serali con visore notturno. Dallo scorso anno è praticabile in Lombardia anche la tecnica del foraggiamento, ossia il posizionamento di piccole quantità di cibo per attirare il cinghiale. Ora però serve un intervento nazionale, anche di carattere normativo per facilitare i piani di contenimento e le attività di controllo.
Covid Regione Lombardia: tante critiche e qualche errore? Si poteva fare meglio? Non pensa che anche la Giunta uscirà indebolita politicamente causa i riflessi della pandemia e della sua gestione?
Tante critiche mosse contro la Regione Lombardia si sono alla lunga rivelate infondate: penso alla mascherina di Fontana o all’ospedale in Fiera a Milano. Tutte iniziative che sono state oggetto di una campagna mediatica negativa e che alla lunga si sono invece rivelate lungimiranti. Amministrare una Regione da 10 milioni di persone non è come farlo in un territorio da 100 mila abitanti. Quindi sicuramente si poteva fare meglio, ma i lombardi sanno benissimo che la sanità lombarda rimane la migliore d’Europa. A livello politico tutti subiranno riflessi nella fase post pandemica ma abbiamo anche tanti sassolini nella scarpa da toglierci. Ricordiamoci che noi invitavamo a indossare la mascherina e a controllare i voli dalla Cina mente qualcun altro reclamizzava musei gratuiti aperti al pubblico, feste di piazza e #Brescianonsiferma e invitava ad andare al ristorante cinese.
Da bresciano è una casualità che Brescia sia tra le prime entrate in lockdown, tra le città che hanno subito più lutti e contagi nella prima ondata ed, ora, nella terza sia addirittura un caso nazionale? Ci sono nessi ambientali o sociali?
Brescia è una delle province più produttive d’Europa, ci sono tanti scambi con l’estero e tanti movimenti ogni giorno. Questo sicuramente ha contribuito a una maggiore diffusione del virus. Purtroppo il Covid è esploso qui quando nessuno se lo sarebbe immaginato e i primi positivi sono stati riscontrati quando probabilmente circolava da mesi. Credo che la prima causa di diffusione a Brescia sia stata dettata proprio dall’alta mobilità delle persone.
Primi passi del Governo Draghi: vede un’inversione di tendenza soprattutto nei rapporti con le Regioni sicuramente tesi con l’esecutivo precedente?
Sì, il Governo Draghi ha dato subito dei segnali forti di cui avevamo bisogno. Personalmente ho instaurato un ottimo rapporto con il ministro Patuanelli che, seppure di parte politica diversa dalla mia, si è dimostrato attento alle esigenze dell’agricoltura nei diversi territori. Sono poi felice di vedere gli amici Garavaglia e Giorgetti a guidare due ministeri strategici come Turismo e Sviluppo economico. Il livello del governo è alto e sono sicuro che sia quello giusto per guidare l’Italia nella fase di costruzione del Recovery e durante la campagna vaccinale massiva.
I suoi progetti politici futuri?
Mi piace occuparmi del settore agricolo e del territorio bresciano. Spero di avere l’opportunità di continuare a farlo. Fare politica negli enti locali è quanto di più bello si possa chiedere perché si hanno riscontri immediati e concreti del proprio lavoro. Le persone mi chiedono conto quotidianamente di ciò che faccio e intendo continuare ad avere un rapporto diretto col territorio.
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