22 Dicembre 2025
Gianni Franco Papa, sx, AD Bper; Carlo Messina, centro, AD Intesa Sanpaolo; Luigi Lovaglio, sx, AD Montepaschi
Le banche italiane hanno definito i piani industriali per il 2026-2027, si punta a digitalizzazione, ricavi commissionali e gestione dei costi. Il ciclo di fusioni e acquisizioni potrebbe non essere concluso, prioritari saranno i piani industriali che quasi tutte le società dovranno presentare.
La società americana di ricerca e analisi finanziaria Morningstar prevede un aumento degli interessi netti grazie alla fine dei tagli e alla crescita dei prestiti. Rimane incertezza sulla componente commissionale, che negli ultimi trimestri ha sostenuto i ricavi. Le oscillazioni dei mercati, che hanno alimentato i guadagni da trading e capital markets nel 2025, dovrebbe ridursi, così come le quotazioni, attualmente molto elevate. La redditività sarà sostenuta da politiche di contenimento dei costi; Scope Rating stima un rapporto costi/ricavi mediano sotto il 53% a livello europeo.
Montepaschi sarà la prima banca a presentare un piano industriale, dopo l’OPAS da 14 miliardi su Mediobanca. L’amministratore delegato Luigi Lovaglio sta definendo la strategia insieme a McKinsey, con il team guidato dal senior partner Maurizio Donato.
Il cambiamento previsto nel business mix sarà profondo: nel vecchio Monte, quasi tutti i profitti operativi provenivano dal retail (49%) e dal corporate (48%), mentre la componente di CIB era marginale (3%). Nella nuova entità combinata MPS-Mediobanca, invece, la maggior parte dei profitti operativi (73%) dovrebbe derivare dalle commissioni, distribuite tra corporate (27%), credito al consumo (18%), assicurazioni (11%), private banking/wealth management (8%) e investment banking (11%).
Il rispetto degli impegni presi con il mercato dipenderà in gran parte dalla capacità dei due istituti di collaborare in modo efficace e sinergico.
Lovaglio intende integrare i business di Widiba e Mediobanca Premier seguendo il modello di Fineco e sfruttare l’investment banking di Mediobanca non solo per le grandi imprese, ma anche per le mid cap attualmente servite dalla rete MPS.
Per realizzare pienamente queste strategie sarebbe necessario completare la fusione tra MPS e Mediobanca e procedere poi allo scorporo delle attività che rimarrebbero sotto il marchio merchant. Questo passaggio è previsto nei documenti dell’offerta, ma resta ancora oggetto di confronto tra il top management e i principali soci.
La banca di Modena, nata come istituto regionale focalizzato sul retail, si è sviluppata attraverso acquisizioni graduali guidate dal primo azionista Unipol, ampliando progressivamente rete di sportelli e clientela.
Nell’ottobre 2024 il gruppo ha presentato il piano industriale 2024‑2027, con l’obiettivo di rafforzare la componente commissionale, aumentando la raccolta gestita e le attività di wealth management tramite le fabbriche Banca Cesare Ponti e Arca SGR, integrate con le attività corporate.
La strategia punta a compensare la riduzione del margine di interesse con maggiori commissioni da servizi di investimento, bancassurance e prodotti personalizzati, prevedendo al contempo una crescita prudente dei crediti alla clientela. Il piano precedente includeva anche investimenti rilevanti in tecnologia e sicurezza dei sistemi, a supporto delle fabbriche prodotto e dei canali di distribuzione.
Se confermate, le promesse del nuovo piano, atteso entro giugno, prevedono che l’acquisizione della Popolare di Sondrio rafforzerà la strategia, ampliando la base clienti, i volumi di prestiti e l’integrazione delle attività di wealth management con le fabbriche esistenti.
Intesa Sanpaolo, presenterà il nuovo piano industriale nei primi mesi del prossimo anno, basandosi esclusivamente su leve interne e in continuità con gli ultimi esercizi.
La banca prevede di completare la transizione verso un’infrastruttura IT cloud, riducendo progressivamente l’uso dei sistemi tradizionali. La piattaforma Isytech costituirà il cuore della strategia tecnologica, centralizzando le operazioni, semplificando i sistemi e contenendo i costi operativi. Il CEO Carlo Messina ha sottolineato come i massicci investimenti tecnologici saranno una componente chiave del prossimo piano.
La digitalizzazione non è nuova per Intesa: nella strategia 2022‑2025 il gruppo aveva già sviluppato Isybank, una banca digitale autonoma con architettura nativa cloud e processi completamente digitali. Oltre alla tecnologia, il nuovo piano consoliderà la strategia dei ricavi, con focus sui proventi commissionali. Consulenza, wealth management e assicurazioni forniranno ricavi stabili e bilanceranno la volatilità del margine di interesse. Le fabbriche prodotto, come Eurizon e Fideuram, restano integrate con la rete commerciale per sviluppare linee di business coordinate e servizi personalizzati.
Messina ha escluso grandi acquisizioni, sebbene il mercato non escluda possibili alleanze strategiche, ad esempio con Generali nell’asset management, per creare un polo italiano in grado di competere con grandi player internazionali come BlackRock e JP Morgan. Per ora, però, il piano sarà elaborato su base stand alone.
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