04 Dicembre 2025
Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti e David Granieri, Presidente di Unaprol
Nel 2025 il mercato dell’olio extravergine italiano sta attraversando una fase di forte criticità, aggravata dall’arrivo massiccio di prodotto estero a prezzi estremamente bassi. In particolare, l’afflusso di olio proveniente dalla Grecia, venduto intorno ai 4 euro al chilo, sta determinando un drastico calo delle quotazioni dell’extravergine nazionale, che nella settimana in corso hanno toccato il livello più basso degli ultimi tre anni. Coldiretti e Unaprol denunciano una situazione di vero e proprio dumping a danno delle imprese italiane, resa ancor più evidente dal recente sequestro in Puglia di 14.000 litri di olio extravergine d’oliva privi dell’indicazione obbligatoria dell’origine, presumibilmente di provenienza greca. L’operazione è stata condotta dall’Icqrf Puglia e Basilicata, in collaborazione con Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Secondo l’analisi Coldiretti sui dati Ismea, nei primi otto mesi del 2025 gli arrivi di olio vergine ed extravergine dall’estero sono aumentati del 78%, con una crescita impressionante del 139% per quanto riguarda le importazioni dalla Grecia. Tale “invasione” sta mettendo in seria difficoltà i produttori italiani: il prezzo dell’extravergine nazionale ha infatti perso quasi tre euro al chilo nel giro di poche settimane, scendendo sotto la soglia dei 7 euro e collocandosi in molti casi al di sotto dei costi di produzione.
Una situazione, sottolineano le organizzazioni agricole, che richiede interventi immediati. “Non possiamo più accettare che il lavoro delle nostre imprese venga vanificato dall’azione di veri e propri trafficanti di olio e da speculazioni che portano il prezzo dell’extravergine italiano sotto i costi di produzione – accusa il Presidente di Unaprol e vicepresidente nazionale di Coldiretti, David Granieri –. È urgente dotare il comparto di strumenti più efficaci per combattere questi fenomeni”.
In quest’ottica, Coldiretti e Unaprol propongono un rafforzamento del Portale Sian, introducendo l’obbligo di registrazione non solo delle contrattazioni dell’olio sfuso, ma anche delle olive da olio. Una maggiore trasparenza lungo tutte le fasi di scambio permetterebbe infatti di ottenere dati aggregati e territorialmente definiti, garantendo riferimenti oggettivi e non manipolabili per la definizione dei prezzi e assicurando così il giusto valore al Made in Italy olivicolo.
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