04 Dicembre 2025
I temi della genetica preimpianto e delle nuove tecnologie di selezione embrionaria, centrali per la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), sono stati al centro del Congresso Nazionale della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.), organizzato a Roma, presso la sede dell’Università Medica Internazionale UniCamillus, insieme alla Società Italiana Policistosi Ovarica (SIPO).
“La genetica preimpianto – ha osservato il Professor Ermanno Greco, Presidente della S.I.d.R. – è capace di incidere in modo significativo sui tassi di gravidanza, sulla personalizzazione deitrattamenti e sulla sicurezza riproduttiva, mentre con i moderni strumenti di selezione embrionaria, da trasferire nell’utero materno, è possibile migliorare in maniera significativa il successo delle tecniche di fecondazione in vitro, soprattutto quando la donna ha più di 35 anni. Una condizione, questa, sempre più comune nei centri di PMA, dove l’età media femminile è di 38 anni, un’età in cui le anomalie cromosomiche ovocitarie sono fisiologicamente più presenti”.
“Negli ultimi anni – ha spiegato Greco – il ruolo della Diagnosi genetica preimpianto per anomalie cromosomiche (PGT-A) e delle tecniche genomiche ad alta risoluzione ha trasformato il modo in cui i centri di PMA identificano gli embrioni con più elevato potenziale riproduttivo. Ciò consente, oggi, una valutazione più precisa delle anomalie cromosomiche e del mosaicismoembrionale, ovvero la contemporanea presenza in un embrione di cellule sane e malate. Si tratta diun’area d’intervento su cui la comunità scientifica sta concentrando grande attenzione, consideratele implicazioni nella scelta degli embrioni trasferibili, a dieci anni dalla scoperta che anche gli embrioni a mosaico possono dare origine alla nascita di bambini sani. Si è avuto conseguentemente il passaggio dalla tradizionale selezione, basata sulla sola morfologia,all’integrazione di parametri genetici, morfocinetici e bioinformatici. L’analisi cromosomica embrionale, combinata con sistemi di intelligenza artificiale applicati al time-lapse, sta infatti migliorando l’accuratezza predittiva, riducendo il numero dei transfer necessari e contribuendo a diminuire il rischio di aborto. Tutto questo a completo vantaggio della salute fisica e psicologica della donna”.
Questo approccio, come rilevano molti specialisti, integra non solo le scelte cliniche, ma anche la comunicazione con le coppie, offrendo loro una maggiore consapevolezza delle probabilità reali di successo. In particolare, il tema del mosaicismo è stato indicato come una delle aree più delicate e innovative, con linee guida in continua evoluzione. Pur riconoscendo il potenziale delle nuove tecnologie, nel corso del Congresso i relatori hanno sottolineato la necessità di un uso appropriato, trasparente e basato sulle evidenze, per evitare aspettative irrealistiche e garantire equità di accesso. È stata messa in luce la convergenza di tre linee di innovazione: la diagnostica genetica ad alta risoluzione; la selezione embrionaria potenziata da IA e time-lapse; la biostimolazione ovarica sperimentale con PRP (sangue arricchito di piastrine).
“L’approccio integrato tra queste aree – ha precisato Greco – potrà contribuire, nel prossimo futuro, a migliorare la personalizzazione dei percorsi terapeutici nella PMA. Le meta-analisi e le revisioni recenti riportano una pregnancy rate complessiva intorno al 20–25% e una live-birth rate intorno al 10–18% nelle popolazioni con poor ovarian response (POR) o ridotta riserva ovarica dopo PRP. I singoli studi osservazionali più estesi mostrano percentuali variabili, da valori molto bassi a singoli studi con pregnancy rate fino al 29–43% in campioni piccoli e non randomizzati. Questo amplifica l’eterogeneità e l’incertezza. Miglioramenti di parametri biologici, come AMH, AFC, FSH, sono spesso riportati, ma non sempre si traducono in un aumento robusto e significativo”.
Il Congresso ha confermato il crescente interesse scientifico e clinico su queste tematiche, offrendo inoltre una panoramica ampia con gli interventi di numerosi specialisti del settore, che hanno approfondito anche altri aspetti come la fecondazione eterologa, la stimolazione ovarica, la contraccezione, l’obesità, il diabete, gli antiandrogeni, ma anche patologie come l’endometriosi.
L’On. Maria Elena Boschi ha dichiarato: “Queste due giornate sono un appuntamento di grande valore, con un confronto scientifico di alto livello su un tema centrale per il nostro Paese. L’Italia vive una profonda crisi della natalità: si fanno figli sempre più tardi e spesso si arriva troppo tardi ad affrontare l’infertilità, che colpisce un numero crescente di coppie. Serve maggiore consapevolezza dei fattori di rischio, dagli stili di vita alle patologie che incidono sulla fertilità. Abbiamo ascoltato interventi importanti su come le istituzioni possano promuovere un’informazione più ampia, sia per gli uomini che per le donne, non solo sull’infertilità ma anche sulle tecniche oggi disponibili per superarla. È essenziale inoltre accompagnare le coppie con attenzione psicologica e umana. Dal punto di vista legislativo, dobbiamo garantire risposte concrete, come sostenere le donne che scelgono il congelamento degli ovociti anche quando non hanno risorse economiche. Dobbiamo anche investire in campagne informative e in un’educazione sessuale mirata nelle scuole, per costruire una vera consapevolezza fin dalla giovane età”.
Il Prof. Gianni Profita, Rettore UniCamillus, ha affermato: “Accogliere il Congresso S.I.d.R.-SIPO a UniCamillus, sapientemente promosso dal nostro Prof. Ermanno Greco, significa accendere i riflettori su temi che toccano profondamente la vita di tante coppie: la fertilità, l’attesa, la paura di non farcela, il desiderio di diventare genitori. Sono dimensioni umane che meritano ascolto, rispetto e competenza. Per questo sono orgoglioso che la nostra Università diventi, per due giorni, il luogo in cui la scienza si mette al servizio della speranza, dove professionisti di altissimo livello condividono conoscenze e si uniscono per trovare risposte a problemi che non sono solo clinici, ma emotivi e sociali. È nella capacità di comprendere e accompagnare la fragilità che la medicina esprime il suo valore più autentico”.
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