10 Aprile 2025
Produzione Pinsa nello stabilimento Savini
Savini ingrandisce il proprio stabilimento di Figline e Incisa Valdarno di 2500 metri quadri per la produzione della Pinsa
Sarà il sindaco di Figline e Incisa Valdarno Valerio Pianigiani a inaugurare domani il nuovo stabilimento di 2.500 metri quadri di Savini totalmente e unicamente dedicato alla produzione della Pinsa. I lavori di costruzione sono iniziati nel 2023 e hanno richiesto un investimento di oltre 7 milioni di euro. Ci lavoreranno 50 persone di cui 20 nuovi assunti. Da notare che dal 2019, nonostante il difficile periodo del Covid, in 5 anni il fatturato aziendale di Savini S.r.l. è raddoppiato. E per la Pinsa le previsioni sono molto incoraggianti: con questo nuovo stabilimento l’Azienda punta a raddoppiare l’attuale fatturato del prodotto Pinsa da 12 a 24 milioni di euro. Attualmente Savini, realtà nella zona industriale del Porcellino – siamo alla periferia di San Giovanni Valdarno ma il Comune è quello di Figline e Incisa - conta una produzione totale annua di 11 milioni di chilogrammi di pane e Pinsa. Dal 2016 inoltre, è entrato a far parte della famiglia Savini anche il marchio Fiore 1827, Brand di Siena specializzato in dolci tipici della tradizione senese, che fra poco compirà 200 anni e che comprende nella sua preziosa gamma ben 4 prodotti IGP: i Cantuccini, i Ricciarelli, il Panforte Classico e il Panforte Nero. Oggi l’Azienda è una realtà di 11.500 mq coperti a Figline e Incisa Valdarno e 3.000 mq a Siena per la produzione. Nel 2024 il fatturato aziendale è stato di 38 milioni di euro con una crescita rispetto al 2023 dell’8%. Questo è soltanto un capitolo di una lunga storia d’amore che Gabriele Filippini ha per il proprio lavoro. Nel febbraio 2020, Savini aveva appena inaugurato il nuovo stabilimento per produrre baguette destinate alla grande distribuzione, ma esplode la pandemia e il mondo si ferma. La carica di Gabriele Filippini, al timone dell’azienda dal 1992, invece no: nella sua mente prende forma la Pinsa, un prodotto che in quell’anno si iniziava a vedere in alcune regioni di Italia in un suo nuovo formato, che oggi è diventato quello standard di prodotto conosciuto da tutti: per fare questo serviva un investimento importante che il CdA dell’Azienda faticava ad approvare, dato il momento storico, ma luidecide di andare avanti. Il mercato, nei mesi e anni a seguire, gli ha dato ragione: oggi per la sua lungimiranza e tenacia, la Pinsa è il primo prodotto aziendale per fatturato.Vale 12 milioni di euro l’anno ed è distribuita in tutta Italia, ma anche in Europa, specialmente in Svizzera e in Germania. Da questo importante traguardo è emersa la necessità di realizzare ad hoc un nuovo investimento, entrato in piena produzione all’inizio di questo mese di aprile, con una proiezione di fatturato di oltre 24 milioni di euro.
La Pinsa Savini è un prodotto di grande gusto e di alta digeribilità, che gli deriva dalle materie prime e dal particolare tipo di lavorazione a cui è sottoposta, ad opera degli esperti maestri pinsaioli. In primis, gli ingredienti. Tre farine: quella di grano tenero di tipo “0”, la farina di riso e la farina di soia. Ma un ruolo fondamentale lo gioca anche il processo di preparazione. L’impasto lievita in maniera naturale per oltre 48 ore per poi essere spezzato e lavorato a mano: dopo questa accurata serie di processi, tra cui una ulteriore lievitazione di almeno 3 ore nelle cassette, le pinse stese manualmente vengono poi precotte: ne esce una deliziosa base bianca. Savini è un marchio che ha da poco compiuto 65 anni: tutto nasce con Giovanni Savini e i suoi tre fratelli che lasciano la campagna e nel 1959 aprono il primo forno a San Giovanni Valdarno. Acquistano poi nel centro della cittadina di Masaccio anche un locale assai frequentato, il bar Papi, che trasformano in pasticceria. Nei primi anni ’70 decidono di ingrandire la produzione e trasferire quindi tutto nel nuovo stabilimento nella zona industriale del Porcellino. Nel 1992 entra in Azienda un venticinquenne Gabriele Filippini. Dopo pochissimo tempo, la famiglia Savini gli chiede di entrare nell’attività, così Filippini acquisisce la maggioranza dell’Azienda e con lui a capo, il nuovo board è formato da tutti i membri giovani della famiglia: questa generazione darà inizio al nuovo percorso con la riscoperta del pane cotto a legna, grazie al riutilizzo di un vecchio forno allora in disuso.Nell’arco di cinque anni i forni a legna diventano 7, e l’Azienda inizia a lavorare conil mondo della grande distribuzione.“Io – ricorda Filippini – credevo e credo fermamente nel prodotto locale di qualità, che vince e vincerà sempre. La formula? Fare l’industriale con un prodotto e un metodo artigianale”.
Dal consumo pro-capite di pane attestato ad 1kg al giorno nel dopoguerra, a metà degli anni ’90 in Italia il consumo era diminuito intorno ai 400 gr in media al giorno. Ma la cifra si riduce sempre di più con il tempo, fino ad arrivare ad oggi a 80 grammi, che tendono a calare ancora verso i 60 grammi. In virtù dei cambiamenti del mercato sopra descritti, Filippini decide di puntare nel prodotto Baguette, che oggi possiamo affermare abbia pienamente sostituito quello che nel corso degli anni è stata la perdita del fatturato pane fresco per la riduzione dei consumi medi. Nel 2019 infatti Filippini crea uno stabilimento per il pane precotto e il fatturato aziendale è ampiamente riposizionato grazie al nuovo impianto dedicato alle baguette. Sempre negli anni ’90, Filippini allarga allora la produzione alla pasticceria per la GDO e nel 2016 segna un altro importante momento di crescita aziendale con l’acquisizione di Fiore 1827 l’Azienda di Siena che produce Panforte, Ricciarelli, Cantuccini, Colomba e Panettone. Con questo “colpo”, Gabriele Filippini realizza il completamento di un affresco: “Savini – dice oggi – resta il marchio dell’identità locale per pane e pinsa, mentre Fiore 1827 mantiene intatta la storia di due secoli di prodotti dolciari e si dedica al mondo della pasticceria”. E nel portafoglio aziendale arriva anche la Cassata Fiorenza, dolce tipico fiorentino nato nel 1936 e ancora oggi prodotto con la stessa ricetta storica: un sottile strato di nocciola farcisce la cialda che viene poi ricoperta di cioccolato fondente. Ci vogliono tuttavia cinque lunghi anni – tra inghippi burocratici, il caos in città dovuto all’affaire Mps, e infine il Covid – per poter realizzare il nuovo tecnologico stabilimento nell’area dei Vecchi Macelli di Siena, che parte nel luglio 2021. E siamo alla storia recente.
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