29 Novembre 2023
Giovanni Busi ph Alessandro Fibbi
Non bastava il cambiamento climatico, le improvvise gelate o le piogge sempre meno frequenti. Adesso a minare l’importante comparto del vino italiano, che dà lavoro a decine di migliaia di persone e tiene alta l’asta del made in Italy all’estero, ci mancavano certe direttive europee. “Per le giravolte dei tecno-burocrati europei sono da buttare centinaia di milioni di etichette già stampate”. A sostenerlo è il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, prendendosela con la burocrazia europea che, ad una settimana dall’8 dicembre e dall’entrata in vigore dei nuovi obblighi di etichettatura dei vini, ha nuovamente cambiato le informazioni che devono essere contenute sulle etichette. Questo perché sui vini manca la scritta “ingredienti” sotto il codice QR, che rimanda all’etichetta elettronica contenente la lista degli ingredienti utilizzati nella produzione del vino e i suoi valori nutrizionali. "Cambiate nuovamente le regole all’insaputa di tutti”. “A seguito delle disposizioni previste dal regolamento Ue 2021/2117, le imprese vitivinicole europee hanno dovuto aggiornare le etichette per rispondere ai nuovi dettami obbligatori sull’elenco degli ingredienti e sulla dichiarazione nutrizionale dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati - spiega Busi -. Queste informazioni, in base alle norme Ue, possono essere rese disponibili al consumatore anche on line, tramite un codice QR adesivo sulle etichette delle bottiglie. Bene, a pochi giorni dall’entrata in vigore di questi obblighi, a partire dall’8 dicembre prossimo, la commissione europea ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue le linee guida relative all’attuazione delle disposizioni sull’etichettatura dei vini, cambiando nuovamente le carte in tavola. Per il codice QR, secondo Bruxelles, è necessario utilizzare un’intestazione come quella già usata per le etichette cartacee di altri alimenti, contenente la parola “ingredienti”. Annullando così quanto precedentemente disposto e imposto. Hanno fatto saltare gli accordi presi dopo lunghe trattative con le organizzazioni professionali”.
“Siamo alla beffa, sono venuti a comunicarci le nuove disposizioni dopo che già avevamo stampato e confezionato milioni di etichette – dichiara Busi - Noi non improvvisiamo, rispettiamo le regole ma pretendiamo rispetto per il nostro lavoro. Le tipografie non stampano le etichette oggi per domani, ci vogliono almeno 15-20 giorni, e non potevamo certo aspettare l’8 dicembre prima di stampare le etichette. La merce la spedivamo dopo Natale? Questa burocrazia genera soltanto danni all’economia reale. Ci sforziamo di soddisfare le regole dei burocrati europei, ma tutto ha un limite”.
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