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Il boom del CBD: Perché sta prendendo così tanto piede in Italia e nel mondo

08 Maggio 2025

Il boom del CBD: Perché sta prendendo così tanto piede in Italia e nel mondo

Negli ultimi anni, il cannabidiolo (CBD) ha acquisito un ruolo sempre più centrale all’interno del panorama del benessere naturale, attirando l’interesse di consumatori, aziende e ricercatori. Estratto dalla pianta di cannabis sativa, il CBD si distingue per l’assenza di effetti psicoattivi, a differenza del THC, la molecola responsabile delle proprietà stupefacenti della cannabis. È proprio questa differenza a permettere l’inserimento del CBD in una vasta gamma di prodotti destinati al mercato del benessere.

Oli, capsule, cosmetici e tisane a base di CBD sono oggi facilmente reperibili in molte nazioni europee e non solo. In questo contesto, si sono affermate numerose piattaforme online specializzate nella vendita, tra cui un sito affidabile per acquistare CBD come Mama Kana. La diffusione capillare di questi prodotti è favorita dalla crescente attenzione verso soluzioni naturali per la gestione dello stress, dei disturbi del sonno e di alcune forme di dolore cronico. Ma dietro la popolarità del CBD si nasconde una rete complessa di dinamiche economiche, scientifiche e normative che meritano un’analisi più approfondita.

I benefici percepiti del CBD

La reputazione positiva del CBD deriva in larga parte dalle proprietà che gli vengono attribuite. Numerosi studi scientifici preliminari, insieme alle testimonianze degli utenti, suggeriscono che il cannabidiolo possa contribuire al sollievo da ansia, stress, dolori articolari, infiammazioni e insonnia. Sebbene la letteratura scientifica sul tema sia in fase di consolidamento, gli effetti rilassanti e antinfiammatori del CBD vengono frequentemente menzionati nei contesti clinici e sportivi.

Nel mondo dello sport, ad esempio, alcuni atleti professionisti e amatoriali utilizzano il CBD come supporto nel recupero post-allenamento, in virtù della sua capacità di agire su dolori muscolari e micro-infiammazioni. Anche in ambito dermatologico, il cannabidiolo viene incluso in prodotti topici per il trattamento di condizioni come l’acne e la dermatite, grazie al suo potenziale effetto sebo-regolatore e lenitivo.

Questi benefici percepiti hanno contribuito alla rapida crescita della domanda, portando alla nascita di una gamma diversificata di prodotti. L’aspetto più rilevante è che questa crescita non è guidata da un effetto moda passeggero, ma si basa su una trasformazione culturale nel modo in cui si concepisce la salute e il benessere: più naturale, più preventiva, meno farmacologica.

Espansione del mercato globale

Il mercato globale del CBD ha conosciuto una vera e propria esplosione. Secondo le analisi di settore, il valore del comparto potrebbe superare i 30 miliardi di dollari entro il 2027, con una crescita annua media che si attesta oltre il 35%. Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Germania rappresentano i mercati più dinamici, ma anche paesi del Mediterraneo come Spagna e Francia stanno assistendo a un’espansione rapida.

La crescita è sostenuta da tre fattori principali: la maggiore apertura normativa in molte giurisdizioni, l’aumento degli studi scientifici che investigano le applicazioni terapeutiche del CBD e la trasformazione della percezione pubblica della cannabis non psicoattiva. I brand più strutturati stanno investendo in ricerca, packaging sostenibile, qualità certificata delle coltivazioni e tecnologie di estrazione innovative.

L'interesse degli investitori internazionali, il lancio di linee di prodotti da parte di grandi aziende del settore alimentare e cosmetico, e l'ingresso nei circuiti della grande distribuzione dimostrano che il CBD non è più un prodotto di nicchia, ma una categoria merceologica a sé stante, capace di attirare consumatori trasversali, dai giovani alle persone anziane.

La situazione normativa in Italia

In Italia, il quadro normativo è molto più sfumato. Dopo un periodo di apertura, culminato con la diffusione della cosiddetta “cannabis light”, negli ultimi anni si è assistito a un’inversione di tendenza. Nel 2024, un emendamento al decreto sicurezza ha proposto la classificazione della cannabis light come sostanza stupefacente, suscitando reazioni contrastanti tra operatori del settore e associazioni di categoria.

A complicare ulteriormente il quadro è arrivata la decisione del Ministero della Salute di inserire le preparazioni orali a base di CBD nella Tabella B dei medicinali. Questo significa che, in Italia, anche il semplice olio di CBD richiede una prescrizione medica, pur essendo acquistabile liberamente in gran parte dell’Europa.

Il risultato è un mercato incerto, in cui aziende, rivenditori e consumatori devono fare i conti con una normativa soggetta a continue modifiche. La mancanza di una disciplina univoca e coerente penalizza soprattutto i piccoli produttori, ma anche la capacità del paese di partecipare attivamente a un settore innovativo e ad alto potenziale.

Contrasto con l’approccio europeo

Il contesto italiano si scontra con la linea tracciata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che nel 2020 ha chiarito che il CBD legalmente prodotto in uno Stato membro non può essere vietato in un altro, poiché non costituisce una sostanza stupefacente. Paesi come la Germania, la Repubblica Ceca e il Lussemburgo hanno intrapreso percorsi legislativi più armonizzati con questa visione, incentivando anche la produzione nazionale.

L'Italia, invece, ha scelto un approccio più restrittivo, alimentando un vuoto normativo che non favorisce né i produttori né i consumatori. Questa distanza rispetto agli altri Stati membri dell’UE solleva interrogativi sull’efficacia del coordinamento europeo in materia di salute pubblica e mercato interno.

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