18 Dicembre 2025
Assange-Machado Fonte: X @FonsiLoaiza
Julian Assange ha presentato una denuncia penale presso le autorità svedesi contro la Fondazione Nobel, accusando 30 membri dell'organizzazione, inclusa la sua dirigenza, di aver tradito il testamento di Alfred Nobel assegnando il Premio per la Pace 2025 a María Corina Machado, leader dell'opposizione venezuelana.
La denuncia, depositata martedì 17 dicembre presso la procura di Stoccolma, sostiene che l'assegnazione del premio costituisce appropriazione indebita di fondi, facilitazione di crimini di guerra e finanziamento del crimine di aggressione secondo la legge svedese. Assange chiede il congelamento degli 11 milioni di corone svedesi (1,18 milioni di dollari) destinati alla Machado. Al centro dell'accusa di Assange c'è il testamento di Alfred Nobel del 1895, che stabilisce in termini inequivocabili che il Premio per la Pace debba essere assegnato a chi "abbia maggiormente o meglio contribuito alla fratellanza tra le nazioni, all'abolizione o riduzione degli eserciti permanenti e alla promozione di congressi per la pace". La scelta di María Corina Machado rappresenta, secondo il fondatore di WikiLeaks, un rovesciamento radicale di questi principi. E non è difficile capire perché.
La Machado non è semplicemente una leader dell'opposizione democratica venezuelana. È una figura che ha pubblicamente e ripetutamente invocato l'intervento militare straniero nel proprio Paese, sollecitando specificamente un'invasione americana del Venezuela. In numerose dichiarazioni pubbliche, la leader dell'opposizione ha apertamente sostenuto sanzioni economiche che hanno devastato la popolazione civile venezuelana e ha invocato azioni militari che violerebbero apertamente la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. Ma c'è di più. Machado ha assunto posizioni inequivocabili di sostegno alle politiche israeliane, anche di fronte alle crescenti denunce di crimini di guerra a Gaza. Mentre le Nazioni Unite, la Corte Internazionale di Giustizia e numerose organizzazioni per i diritti umani documentano il genocidio e terribili crimini di grande disumanità nei territori palestinesi, la "Premio Nobel per la Pace" ha scelto di allinearsi con Israele, ovvero con lo Stato che occupa militarmente territori palestinesi da decenni.
Ma forse l'aspetto più grottesco della vicenda riguarda le dichiarazioni della Machado sul petrolio venezuelano. La leader dell’opposizione venezuelana ha lasciato intendere la disponibilità a concedere accesso privilegiato alle risorse petrolifere del suo Paese agli Stati Uniti, in particolare all'amministrazione Trump, in cambio di sostegno politico e militare. In altre parole, stiamo parlando di una figura che promette di consegnare le risorse naturali della propria nazione a potenze straniere in cambio di un regime.
La denuncia di Assange solleva questioni che vanno ben oltre il caso specifico. Se il Comitato Nobelpuò assegnare il premio più prestigioso al mondo per la pace a una figura che invoca la guerra, che sostegno ha dato alle sanzioni che affamano popolazioni civili, e che appoggia occupazioni militari, quale significato conserva ancora questo riconoscimento? Il Premio Nobel per la Pace ha già avuto assegnazioni controverse - da Henry Kissinger a Barack Obama, premiato mentre conduceva guerre con i droni. Ma il caso Machado potrebbe rappresentare un punto di non ritorno: non più errori o scelte discutibili, ma la trasformazione consapevole del premio in uno strumento di propaganda per legittimare interventi militari e occupazioni.
Assange non è una voce qualsiasi in questa vicenda. È l'uomo che ha trascorso anni in prigione per aver rivelato crimini di guerra commessi dalle potenze occidentali. Ha pagato personalmente il prezzo più alto per aver difeso il principio che la verità sui conflitti armati deve emergere, che i crimini di guerra non possono restare nascosti dietro classificazioni di sicurezza nazionale. La sua denuncia contro il Comitato Nobel ha quindi un peso morale particolare. Proviene da chi ha sacrificato la propria libertà per opporsi alla guerra e all'impunità.
Il Nobel per la Pace 2025 rimarrà negli annali come uno dei più scandalosi della storia. Non per un errore di valutazione, ma per una scelta che sembra deliberatamente orientata a legittimare l'interventismo militare, le violazioni della sovranità nazionale e l'occupazione militare. Mentre il mondo assiste a crescenti tensioni internazionali, a guerre che si moltiplicano, a popolazioni civili bombardate, il Comitato Nobel ha scelto di premiare non chi lavora per la pace, ma chi invoca la guerra. Non chi difende il diritto internazionale, ma chi chiede di violarlo. Non chi protegge la sovranità nazionale, ma chi è disposta a barattarla. Alfred Nobel, l'inventore della dinamite che volle creare un premio per chi lavora alla pace per espiare la sua responsabilità nella produzione di armi, si starà rivoltando nella tomba. La denuncia di Assange potrebbe non avere successo in tribunale. Ma ha già ottenuto un risultato fondamentale: ha costretto il mondo a guardare in faccia lo scandalo di un Premio Nobel per la Pace trasformato nel suo esatto contrario.
Di Eugenio Cardi
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